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Giorgio è stata la prima persona che ho conosciuto a Milano, ad una lezione di geografia. Giorgio è stato il granello di polvere su cui si è aggregata la mia conversione, ormai matura al marxismo. Notti e notti passeggiando per Città Studi, discutendo di storia, di filosofia, di politica, di donne e …. di tutto.

Per me è stato come un amico d’infanzia. Per un periodo di quasi un anno abbiamo condiviso quasi tutto. Eravamo a cavalcioni tra il ’68 ed il ’69. Io giovane elengantino con dolce vita e giacca blu, lui molto più casual ma sempre attento alla sua estetica.

Non voglio finire nell’orribile errore di dipingerlo come uno che, essendo morto, deve essere per forza bravo, perfetto ecc. No. “Sono venuto a seppellire Cesare, non a tessere le sue lodi”. Abbiamo discusso molte volte arrivando vicino al litigio. Non so se lui mi avesse giudicato un traditore per le mie scelte politiche, ma in realtà forse io avevo giudicato lui un traditore quando durante il servizio militare decise di abbandonare l’organizzazione in cui militavamo.

Di lui non ho l’immagine di quello che mi giudica sulla base delle mie scelte politiche. Spostandomi io più a destra di lui ho sentito non una condanna, ma quasi sempre la curiosità di capire. Credo che se oggi fosse ancora vivo chiederebbe scusa a Pietro per alcune frasi offensive, dette più per la rabbia contro chi sembrava infangare un sogno che in quel momento, 15 novembre 2008, aveva ripreso a vivere per un lungo battito di ciglia, che per disistima.

In un paio di occasioni mi ha detto “sono stato troppo duro, mi sono lasciato portare dall’emotività”. Come se per un Sagittario come me o Pietro questa potesse essere una colpa!

Giorgio che mi porta a sinistra, Giorgio che mi insegna a sciare, Giorgio che canta e suona con la sua chitarra e la mia voce di basso che lo accompagna, Giorgio che mi porta in montagna, sulla sua tesi, a cercare minerali, baite, notti sul fieno, persi nella nebbia in Val Malenco. Poi Giorgio al mare: la Calabria, la Sardegna di fine anni ‘60. Io che cerco di passargli senza successo il mio amore per l’acqua. Giorgio che si lancia in mare per soccorrermi quando mi ferisco con il fucile da sub, che non fa in tempo a raggiungermi prima di altri, perché troppo lento pur con le pinne.

Giorgio con cui discutevamo ancora pochi mesi fa di tettonica a zolle e di espansione della crosta. Giorgio che cercava di aiutarmi a fare il mio sito internet, che voleva che raccontassi emozioni, non descrivessi lavori.
Così ho creato una pagina che si chiamava “Tesori Nascosti” …. i miei tesori, le mie falde d’acqua sotterranee scoperte in Somalia. La tristezza di sentirlo mollare, passare in pochi giorni dallo sprone a scrivere a “scusa, non ce la faccio a leggere”. Il mio sito non ha mai visto la luce.

Giorgio Capricorno, Bruno Sagittario, la razionalità contrapposta all’emotività. Bruno gira il mondo. Giorgio scava nella filosofia e nel contesto culturale che ha portato alle diverse visioni della geologia. Giorgio animato da mille passioni, la musica, la lettura, la fotografia, i cristalli, le piante, internet, alla fine il movie maker. Sempre con quella sua capacità di analizzare, applicarsi e trovare soluzioni. La sua razionalità usata come scudo per coprire un’emotività che non doveva trapelare, le sue difese appassionate, le sue arrampicate sugli specchi pur di trovare una giustificazione a scelte personali che a volte di razionale non avevano nulla se non il fatto che non ce la facesse a farne di diverse.

La sua discesa progressiva nel male, il mio sdrammatizzare “Cosa vuoi che ti succeda? Tutt’al più muori!” “ Ma che sei scemo? Se io mi dico così poi muoio per davvero.” “Tutti dobbiamo morire, Giorgio. Tu forse lo farai un po’ prima”. Sono riuscito a giocare con la sua morte fino all’ultimo ricovero, quando l’ironia non lo raggiungeva più. Allora ho smesso e mi sono limitato a stargli vicino, quando ero sicuro di non disturbarlo, a tenergli la mano.
Vai in pace amico mio, hai smesso di soffrire. Se soffrire ci desse dei punti per l’aldilà, in questi ultimi mesi tu ne avresti acquisiti un casino.

Purtroppo a noi poveri atei, che non abbiamo il conforto della fede, non sopravvengono visioni di te con la lira assiso in un circolo di beati che si saziano della contemplazione dell’infinito signore della vita e della morte. Che la tua polvere torni polvere, che i tuoi atomi ritornino alla madre terra e al padre universo e che formino nuove combinazioni originali da cui possa scaturire la stessa sete di conoscenza che ti animava.

In questa tua inestinguibile sete io, tutti noi, forse ti vediamo come prototipo della specie umana e conserveremo, finché vivremo, il tuo ricordo ben stretto dentro di noi, sperando che ci venga ancora a trovare in sogno e sperando, contro ogni convinzione della nostra ragione, di poterti ritrovare un giorno.
“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti …..” riposa in pace amico mio.

Bruno Petrucci



Nel gruppo di quelli della prima ora del Movimento di Scienze, Giorgio è stato il primo a lasciarci nel 2009. Lui così brillante e piacente è stato ucciso dal cancro degli uomini, quello alla prostata. Ho saputo di quel problema direttamente da lui e quasi per caso. Sarà stato il 2004 o il 2005, le mie frequentazioni della ValMalenco dove siamo andati per anni (estate e inverno) si erano diradate e con esse l’occasione di incontrarlo.

Eravamo al distributore del comune amico Giuseppe, il meccanico di Lanzada e Giuseppe, grande camminatore, vedendolo imbolsito, lui che presentava di solito un fisico perfetto, gli fece una battuta: Giorgio, ti vedo giù di allenamento e lui replicò in maniera impietosa: vorrei vedere, mi è saltato fuori un cancro alla prostata e sono imbottito di cortisone. Rimasi di stucco, anche perché c’era poco da commentare e quando ti imbottiscono di cortisone vuol dire che … In effetti la sua lotta era iniziata già da qualche anno.

Ha tenuto duro continuando di occuparsi di multimedialità (insegnava all’ITSOS di via Pace) e si è buttato anima e corpo nella preparazione dell’incontro che avremmo tenuto a fisica, nel novembre 2008, per ricordare i 40 anni del movimento. Ci presentò un video superprofessionale con filmati, foto, musica e dissolvenze. Una specie di addio alle armi.

Già in primavara quando ci siamo ritrovati per una uscita sul lago organizzata da Corrado Lamberti, ci mandò i suoi saluti ma non venne e se ne è andato a settembre del 2009 con intorno i compagni di Scienze di un tempoBruno, Lupo, Amerigo, Flavio.

Io e Giorgio ci siamo conosciuti (e un po’ frequentati) quando venni incaricato di strutturare la presenza di AO a Scienze e si mise in piedi la prima cellula. Aveva l’abitudine a spaccare il capello in quattro e per questa ragione ogni tanto passava per uno noioso. Così, un po’ perché nessuno di noi aveva le idee chiare, un po’ per questa sua caratteristica, il famoso documento sulla scienza che avrebbe dovuto fare un po’ da ossatura al nostro agire nelle facoltà scientifiche non è mai venuto fuori. C’era sempre qualcosa che andava precisato.

Mi sono lauretao nell’estate del 70 e quando sono tornato dal servizio militare a cavallo tra il 71 e il 72 ho ritrovato Giorgio a Monza. A quei tempi con la necessità di espandersi i quadri seguivano i bisogni dell’OCAO e i quadri venivano mandati dove serviva. Dopo qualche mese se ne tornò a Milano, ma devo a lui una lunga discussione sulla linea della scheda nulla per le elezioni politiche del 72. Riuscì a convincermi, anche se in tempi di governo Andreotti-Malagodi la cosa mi sembrava decisamente inopportuna (io venivo da 18 mesi di servizio militare e pensavo che per democratizzare l’Italia non si dovesse sprecare nulla). Me ne dolgo e non ne abbiamo più riparlato.

In AO non ci siamo rivisti più (facevamo cose diverse), ma in compenso, dopo AO ci siamo reincontrati in montagna e per anni, in ValMalenco, siamo andati in montagna insieme. L’avevo lasciato fidanzato con Marina e l’ho ritrovato praticamente sposato con Valeria. A Lanzada, nei primissimi anni 80 si era formata una specie di dependance dell’ex movimento e, in un paio di annate, vennero su anche Oskian e Cippone.

Aveva conosciuto la ValMalenco perché aveva fatto una tesi di laurea sulle montagne del gruppo del Berrnina. Lui, Valeria e Filiberto (di biologia) erano dei veri milanesi, sempre in ordine con l’abbigliamento tecnico adeguato ai tempi mentre io, di spirito brianzolo tendevo a riciclare, a rimettere sempre le stesse cose e per questo abbigliamento un po’ anni 50 si divertivano a chiamarmi Zeno Colò.

Una volta che eravamo andati in cima al Monte Palino (la montagna sopra Caspoggio) abbiamo avuto una disavventura divertente. Giunti in cima ci siamo seduti sui massi e abbiamo iniziato a sentire alcune strida. E’ l’aquila, ci siamo detti e, naso all’insù ci siamo messi a cercarla. Gli stridii continuavano e l’aquila non si vedeva. Ho abbassato lo sguardo e ci siamo trovati una bella vipera in posizione di attacco che ci voleva scacciare dalla zona del suo nido dove eravamo andati a sederci.

Alla fine degli anni 70 e primi anni 80 avevamo ripreso a vederci anche a MIlano perché, dopo essersi impegnato in una rivista di storia della Scienza (“Testi e Contesti”), per qualche anno, raccordandosi con un po’ dei nostri compagni divenuti professori universitari e con il gruppo di Geymonat (incluso lui medesimo, Giorello e Marco Mondadori), organizzò una serie di appuntamenti settimanali in aula A a Fisica. Ex esponenti del movimento, professori di scuola superiore e liceali svegli si ritrovavano a ragionare di scienza, di libertà, di ragione critica.

Nell’estate del 2002 ci giunse la notizia dell’incidente a Roberto Biorcio rimasto gravemente ustionato in Corsica per un incendio che ne aveva circondato l’auto costringendolo a buttarsi a mare dalla scogliera. Roberto era stato trasportato all’ospedale di Lione, sapevamo che era abbastanza grave, ma cosciente e solo. Giorgio si coordinò con qualche compagno di Milano e così, da Sondrio, partimmo in treno, destinazione Lione. La cosa gli fece piacere. Si usava così; erano i primi giorni di agosto.

Claudio Cereda


In questa pagina trovate il ricordo dei compagni che non ci sono più.


 


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