processo breve senza Ghedini
Riprendo integralmente questo pezzo di Gramellini dalla Stampa non a caso intitolato: la giustizia deficiente.
Nella primavera del 2007, a Palermo, un alunno di scuola media aveva canzonato un compagno, dandogli simpaticamente del finocchio e facendolo simpaticamente piangere davanti a tutta la classe.
La vecchia professoressa di lettere si era accanita contro il mattacchione e, anziché spedirlo ai provini di «Amici», lo aveva messo dietro il banco a scrivere cento volte sul quaderno «io sono un deficiente».
Lui aveva scritto cento volte «deficente» senza la i, dimostrando così di avere le carte in regola per sfondare non solo in tv ma anche in Parlamento. Poi era corso a lamentarsi da papà, che di fronte all’affronto intollerabile inferto al ramo intellettuale della famiglia aveva denunciato la prof ai carabinieri, non prima di averle urlato in faccia: «Mio figlio sarà un deficiente, ma lei è una gran c…».
C’è voluto del tempo per ottenere giustizia, però ieri alla fine l’aguzzina è stata condannata: un anno di carcere con la condizionale per abuso di mezzi di disciplina, nonostante l’accusa avesse chiesto solo 14 giorni. Che vi serva da lezione, cari insegnanti. La prossima volta che un alunno umilierà un compagno di fronte a tutti, aggiungete al coro il vostro sghignazzo e non avrete nulla da temere. A patto che l’umiliato non si impicchi in bagno, come altre volte è accaduto, perché allora vi accuseranno di non aver saputo prevenire la tragedia. E il simpatico umorista di Palermo finalmente vendicato? Lo immaginiamo ormai cresciuto, tutto suo padre, intento a scrivere cento volte sul quaderno «io sono intelligiente» e stavolta senza dimenticare la i.
Di cose di questo genere, a scuola ne capitano continuamente, compresa la variante finale a patto che non si impicchi in bagno.
La professoressa non sarà stata difesa bene; d'altra parte mica si può può permettere degli onorevoli pagati dallo stato che di mestiere fanno i suoi difensori di fiducia.
Guai dare un castigo, il piccolo potrebbe uscirne con un trauma psichico irreparabile. Nulla di strano se poi i consigli di classe, ogni tanto, si fanno prendere la mano e se ne escono con provvedimenti esemplari e tocca a noi DS intervenire esigendo il rispetto dei principi di gradualità e proporzionalità.
E' dura mantenere la barra diritta. E' scandaloso che si sia valutata un punizione esemplare e immediata come abuso di mezzi di correzione. Bisognava farglielo scrivere solo venti volte? Bisognava aprire un dibattito sulla omosessualità? Bisognava aprire il procedimento disciplinare (che pure va fatto, ma dopo) e lasciar perdere sul momento?
Gli studenti sono portatori di diritti, ma si muovono in un contesto educativo in cui esistono anche dei doveri. E adesso il presunto finocchio non è il caso che promuova una causa contro il padre del deficiente e anche contro la professoressa che non ha saputo difenderlo?
E i genitori dei compagni di classe non avranno diritto ad essere tutelati perché i loro pargoli hanno sentito parlare di finocchi a scuola?