immagini, assenza, silenzio – di Antonio J. Mariani
Velocemente, distrattamente ed evasivamente consumiamo immagini in un flusso ininterrotto, ma quest’esposizione non corrisponde ad un’alzarsi dell’asticella della nostra capacità di lettura, anche perché sappiamo che il guardabile è, comunque, a portata di occhi, è reperibile, non fugge via (anzi, c’insegue).
Ben consci della sua presenza, siamo portati a non prenderne cura, ci limitiamo a guardare quel che appare; vedere, è un altro paio di maniche: consente di approssimarsi alla scoperta interpretativa e costituisce il tramite per varcare la soglia oltre la quale è possibile addentrarsi nella contemplazione.
I film di Sergio Leone, per esempio, rendono bene queste differenze: l’atteso duello tra i due contendenti è lì, in sospensione, cattura l’attenzione con una sfilza di dettagli, il tempo si dilata (l’attimo diventa interminabile; l’eternità deve riflettersi nell’attimo), ma ancora nessuno dei due estrae la pistola: …l’incombente spezzone musicale (di Morricone) deve ultimarsi. In quegli infiniti minuti vengono radunate le differenze che intercorrono tra guardare e vedere, ascoltare e sentire: per coglierle (e gustarsele) occorre la contemplazione.
Ma, se durante tutte le ore di veglia, diventiamo preda del disordine delle immagini, attraverso gli innumerevoli mezzi messi in circolo, e diventiamo pure preda del frastuono, noi, non siamo più fruitori: diventiamo, appunto, prede.
E se ci pensiamo bene, tutto questo avviene anche con le parole, che diciamo e che scriviamo. Essendo così facilmente disponibili nel self-service che ci portiamo appresso, può accadere che siano loro ad imporsi a noi. Per evitare tutto questo ambaradan, occorre allenarsi nel famoso centro benessere Assenza&Silenzio:
in questa spa che non costa niente ci vado prima dell’aurora, prima della colazione. E’ qui che, tra le altre cose, posso incontrare lo spunto per un post.