Tex, Ken Parker e Facebook – di Anto J. Mariani
Quando un secolo fa leggevo Tex …
mi attirava soprattutto il momento in cui le sparatorie e le scazzottate cedevano il passo al rifocillamento: la scena mostrava Aquila della Notte (il nome navajo di Tex) dentro un saloon, seduto con il muro di spalle (perché non si sa mai) a gustarsi con il fido Kit Carson una meritata bistecca, con contorno di patatine ben fritte.
E’ lì che meglio apprezzavo l’avventura perché l’immaginario si faceva più prossimo alla realtà quotidiana di noi tutti. Certo, non mi sfuggiva – e mi rammaricavo di questo – che la realtà fosse sempre parziale, anche perché di donne quasi niente.
Poi, per fortuna, arrivò nelle edicole Ken Parker e, lì, l’immaginario e la realtà vera si fondevano pagina dopo pagina, non solo perché il disegno era più accurato, ma anche perché gli argomenti trattati spesso esulavano dagli standard western; in più, meraviglia delle meraviglie, la componente femminile si faceva sentire (e, soprattutto, vedere).
E non finiva lì: il protagonista non era uno spaccamonti, aveva più di una debolezza e, inoltre (strano a dirsi in un fumetto) non era una copia perenne di sé stesso come fosse estratto dal congelatore, maturava e, man mano, gli anni sulle spalle si facevano sentire. Oh, finalmente, la vita pulsava!
Ecco, se c’è una cosa su Fb che mi disturba, è il passare in rassegna post che, non di rado, mettono in contatto non con il mondo, ma con la sua rappresentazione. Troppo di sovente la puntualità dell’avvenimento appena accaduto, con la sua interpretazione istantaneamente generica e vaga, prende il sopravvento su un modo d’intendere strutturato, documentato e sequenziale.
Se guardiamo bene, il fattore muscolare, del ben piazzato, del vincente ad ogni costo (alla Tex Willer), prende la scena e lascia nell’ombra quell’indefinito che può permettere la fuoriuscita di una benvenuta debolezza. Ne deriva che, anche qui su Fb, la componente femminile (parte fortunatamente integrante in entrambi i sessi, che ci permette di risultare un tantinello accettabili), stenta a manifestarsi, figuriamoci ad affermarsi.
Ciò che viene prevalentemente mostrato ci tiene enormemente all’impressione che si vuole dare ed è il frutto non tanto dell’esperienza vissuta o studiata, ma dell’idea approssimativa che ci si è fatti (attraverso puntate fugaci su Google o tramite improvvisati “motivatori” oppure mediante i talk show). Prescindere dall’utilizzare i social, equivarrebbe ad un’autoesclusione dal campo dove si gioca più di un campionato (ad esempio, quello dei simpatizzanti dell’Ercolino politico sempre malamente in piedi, ma anche quello dell’orientamento educativo delle persone in crescita).
Meglio esserci per tentare di sensibilizzare e portare quanto più possibile segmenti di realtà che possano incentivare lo scandagliare i fondali dell’esistenza. Ben sapendo che Tex frequenta assiduamente la palestra per ostentare virilità al massimo grado (nonostante i suoi 72 anni), mentre Ken Parker ci tiene di più a cederti il passo quando si aprono le porte dell’ascensore.