HomeScuolail colpo di grazia dei “maturandi nella storia” – di Chiara Boriosi

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il colpo di grazia dei “maturandi nella storia” – di Chiara Boriosi — 5 commenti

  1. Le scuole superiori erano già diventate dei diplomifici da tempo.
    Il legittimo diritto allo studio si è trasformato in diritto al diploma che quindi è stato banalizzato e svuotato di ogni contenuto e valore.
    Ha ragione la Boriosi a dire che le superiori di oggi sono le medie di una volta. Salvo eccezioni sono fabbriche di ignoranti dove le eccellenze ed i talenti non vengono valorizzati in un percorso di studi virtuoso e quindi aiutati ad emergere negli studenti che risultano sempre più appiattiti su standard (già questa parola fa venire l’orticaria ad un liberale come me) culturalmente molto bassi.
    Il nostro corpo docente ha senz’altro le sue responsabilità in tutto questo, ma è a sua volta vittima di un sistema che appiattisce e non valorizza, che sottopaga e sottostima gli insegnanti che invece dovrebbero rappresentare l’eccellenza del Paese perché formando i giovani determinano il futuro del Paese.
    Il 68 ha avuto un significato storico importante e determinante con pro e contro che sono evidenti anche a chi lo ha vissuto e promosso. Senza polemica, penso che chi lo ha promosso fossero delle eccellenze con buone intenzioni che però per affermare in legittimo diritto allo studio ne hanno ottenuto uno svilimento del significato, sia nel sistema che nell’impegno richiesto agli studenti stessi.
    La scuola, pubblica o privata che sia si è ridotta ad un coacervo di docenti insoddisfatti della loro condizione dalle stesse e per le stesse condizioni in cui si trovano a dover lavorare e che quindi trasmettono questa loro insoddisfazione sugli studenti i cui valori sono già compromessi da un sistema che invece che renderli partecipi della vita sociale fa di tutto per creare degli alienati forse perché meglio manipolabili e comunque gestibili dal sistema stesso.
    Sarebbe bello aprire un dibattito più ampio su questi temi con un confronto tra esperienze di vita diversa e forme di pensiero libero

  2. Ma non è che è l'esame di maturità, in quanto tale, a risultare obsoleto?
    Nasce con Gentile per selezionare tra pochi liceali i pochissimi degni degli studi universitari e la risposta alla scuola di massa è stato, inevitabilmente, renderlo sempre più facile.
    Quanto al “valore legale”, per le superiori non è più così importante, mentre i test di ammissione universitari sono ormai gli arbitri della qualità degli studi successivi. Chiedo lumi, più che affermare, perché le mie esperienze dirette nella scuola finiscono 50 anni fa.

    • Lorenzo Baldi ero stato sul minimalista limitandomi ad esprimere il disgusto per i servizi radiotelevisivi, ma se devo prendere il toro per le corna si tratta di una cosa abbastanza complicata da mettere in poche righe e noin escludo a questo punto di tornarci sopra.
      Il problema detto in due parole è il seguente:
      a) gli accessi alle facoltà universitarie vanno decisamente canalizzati lasciando aperta la possibilità di accedere per chi non ha seguito il percorso previsto tramite un esame
      b) l'esame finale ha senso solo se viene sostenuto davanti a una commissione completamente esterna avendo il coraggio di ripristinare la mobilità dei commissari almeno in ambito regionale e se esistono degli standard nazionali di controllo sulla acquisizione delle competenze previste in quel titolo di studio.
      Almeno due prove scritte e una prova pratica, almeno un colloquio che abbia la dignità di essere tale.
      Leggendo l'ordinanza di quest'anno che prevede un colloquio distinto mi pare in 5 fasi di cui almeno due dovrebbero essere una cosa piuttosto seria mi chiedo come tutto ciò si concilii con le ripetute affermazioni sul fatto che il tutto deve durare al massimo un'ora

  3. Condivido in pieno il pensiero della prof.ssa Chiara Boriosi.
    Da tempo dico le stesse cose e per questo nell'ultimo collegio docenti della mia carriera sono stato salutato come un nostalgico rappresentante della old school che non ha compreso i cambiamenti.
    Sarebbe stato meglio dire che non ho accettato i cambiamenti perché per mia natura accetto solo i cambiamenti migliorativi; contro quelli peggiorativi mi sono sempre battuto.
    Non partecipavo alla riunione per cui ho potuto rispondere solo in privato. Resta comunque l'amarezza per una scuola che, come opportunamente scrive la prof.ssa Boriosi, ha prodotto una "banalizzazione del percorso di studi che sembra solo aver prolungato a tempo indeterminato la fase scuola materna e perciò priva di ogni urto del reale". Onorato ed orgoglioso che Claudio Cereda la pensa allo stesso modo.

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