alè-manno: parlare, parlare, parlare
«Chiamerò il governo e chiederò urlando poteri speciali per il prefetto, perchè si possa realizzare il nostro piano nomadi», ha detto il sindaco Gianni Alemanno. «Queste burocrazie maledette che hanno bloccato il nostro piano nomadi hanno prodotto queste morti. Noi avevamo individuato il campo della Barbuta, avremmo potuto ampliarlo. E invece siamo stati bloccati. Prima un ricorso al Tar del Comune di Ciampino, poi la sovrintendenza ci ha bloccati perchè ha trovato non so che tomba…».
Mi sono detto; ma visto che il territorio comunale di Roma sarà almeno 100 volte quello di Ciampino, qui gatta ci cova. Sono andato sul sito del comune di Ciampino e questa è la risposta:
Il Comune di Ciampino, a riguardo del rogo al campo Rom che sulla via Appia Nuova ha causato la morte di 4 bambini, risponde alle accuse rivolte dal Sindaco di Roma Alemanno.
E’ incredibile come, ad un anno e mezzo dall’annuncio dell’avvio del Piano Nomadi che avrebbe dovuto chiudere 100 campi abusivi e creare 13 villaggi di solidarietà entro pochi mesi, il Sindaco di Roma neghi il fallimento del piano stesso dando colpa di ciò alla burocrazia. Evidentemente Alemanno ha uno strano concetto delle istituzioni, visto che il Comune di Ciampino ha l’unica colpa di aver chiesto l’accesso agli atti amministrativi, sia del piano sia degli interventi annunciati per il raddoppio del più abusivo di tutti i campi rom, ovvero quello de La Barbuta posto all’ingresso della nostra città.
Non accettiamo che la morte di 4 bimbi possa essere strumentalizzata per giustificare i ritardi e gli errori del Piano Nomadi che, anziché cercare l’integrazione delle popolazioni rom, mette in piedi un’idea di sicurezza che si è dimostrata finora solo quella di chiuderli in dei lager ai margini della città.
Se finora il raddoppio del campo con la costruzione del nuovo maxi ghetto non è stata possibile è perchè evidentemente avevamo ed abbiamo ragione a sostenere che non ci può essere integrazione costringendo i rom ad abitare in un area abusiva appena fuori dal Raccordo Anulare, di fronte la pista di decollo e atterraggio dell’Aeroporto e sopra una falda acquifera.