lettera al ministro, anzi alla Ministra
Gentile Ministra Lucia Azzolina,
ho apprezzato il Suo sforzo per trovare “la soluzione” al problema della riapertura delle scuole a settembre, ma temo che Lei abbia sbagliato strada.
Non discuto la validità della Sua scelta di una didattica mista presenza-distanza. Non lo discuto perché le centinaia di critiche che in poche ore sono emerse da ogni parte sono più che sufficienti per capirne i limiti e l’impraticabilità. Non lo discuto perché so quanto sia facile criticare e so anche che in questa situazione di emergenza sanitaria, didattica, economica e sociale, le scelte politiche sono estremamente complesse e nessuno, tanto meno io, ha in tasca buone soluzioni.
Quello che invece ritengo discutibile, anzi condannabile, è la presunzione di immaginare che una soluzione, anche la migliore possibile, possa essere adatta a livello nazionale. Sarebbe stato più sensato se Lei avesse raccolto i numerosi suggerimenti delle varie task-force ministeriali e avesse redatto un documento (verba volant…) contenente una serie di indicazioni generali, utili alle varie scuole per elaborare autonomamente proposte coerenti con le esigenze specifiche dei territori.
Lei avrebbe potuto definire alcuni parametri di qualificazione dei territori, alcune norme di sicurezza, alcune condizioni di applicabilità delle proposte, alcuni limiti minimi di risultati attesi, ecc. Grazie a queste indicazioni generali, le singole scuole avrebbero potuto elaborare progetti locali, tenendo conto delle esigenze e delle risorse specifiche. Progetti magari molto diversi fra di loro, ma con l’obiettivo comune di uscire a testa alta da questa emergenza, con proposte efficaci e praticabili per garantire a tutti il diritto all’istruzione.
Sarebbe stato così possibile valorizzare l’intelligenza progettuale di 835.489 insegnanti che lavorano in 8.223 scuole, con 40.749 sedi, per insegnare a 7.599.259 studenti molto diversi fra di loro. Diversi? Certamente, diversi. Pensi solo alle diverse condizioni economiche, alle disabilità, agli immigrati…
Pensi poi alle enormi differenze fra le diverse età degli alunni e i diversi gradi di istruzione, alla differente distribuzione territoriale del tempo pieno, alle diversità fra tipologie prevalenti di famiglie nei diversi territori, alle diversità socio-economiche fra chi vive in campagna e chi nelle grandi città, ai diversi livelli di competenze informatiche, alla diversa distribuzione territoriale delle risorse tecnologiche…
In un Paese caratterizzato da queste e da mille altre forme di diversità, Lei presenta UNA soluzione all’enorme problema della riapertura delle scuole? Le farei i complimenti se questa sua unica soluzione fosse adatta a più dell’1% delle scuole, ma preferisco ribadire quanto detto sopra: non può esistere una soluzione a uno stesso problema che si presenta in situazioni così differenti.
Per questo Le suggerisco di raccogliere le 100 e più proposte che le arrivano da più parti, farne una sintesi ragionata, magari anche un banale elenco della spesa, e riproporre a tutte le scuole i suggerimenti emersi da questa sintesi.
Vedrà che le scuole sapranno valorizzare questo Suo lavoro e anche Lei capirà che questo deve essere il mestiere di Ministro e il ruolo del Suo Ministero; fornire alle scuole autonome un prezioso contributo di indicazioni generali, senza dare precisazioni operative.
Vedrà che così non solo riceverà meno critiche, ma quando al termine del Suo importante mandato tornerà a fare il Suo lavoro di insegnante, Lei troverà una scuola migliore di quella che ha recentemente lasciato. Buon lavoro.