anche se non siamo sulla stessa barca dobbiamo accettare la gradualità
Stamattina, aprendo Facebook, ho trovato un post di mia figlia delle 4 del mattino (quello che riproduco in immagine). Come si dice le ore del mattino hanno l'oro in bocca.
Quando ero più giovane la risposta che davamo ai sostenitori del siamo tutti sulla stessa barca era la seguente siamo sulla stessa barca ma c'è chi rema e chi sta al timone, un altro modo per dire che non siamo sulla stessa barca.
In realtà stiamo tentando di galleggiare nello stesso mare e, sul piano esistenziale, abbiamo problemi diversi e dunque ciascuno fa la sua domanda: ma perché la messa ai funerali sì e quella normale no? la mia fidanzata è un congiunto? ma perché i vincoli di spostamento sono pensati a livello regionale e non in termini di distanza? Per la serie ridiamoci un po' su ci metto anche la mia: ma se a Monticiano non vendono il baccalà posso andare a comperarlo a Siena?
Da giorni vedo una esplosione di commenti e brevi post che non riesco bene a definire; fascio-leghista è un termine che non mi piace, fascista non lo spargo ai quattro venti, qualunquista non va bene perché al confronto le posizioni del fondatore era molto più articolato (sono andato a rleggermi il manifesto dell'Uomo Qualunque), forse va meglio sempliciotti, rabbiosi, un tempo si sarebbe detto uterini con riferimento alla isteria, ma dopo il femminismo uterno è entrato a far parte del politicamente non corretto.
Qui ci vogliono i colonnelli, ci vorrebbe Putin, mafiosi scarcerati a voi gli arresti domiciliari, stanno facendo posto nelle carceri per prepararsi a riempirle con gli oppositori, speriamo che in nottata ci invada qualcuno e ci liberi da questi cialtroni visto che da soli non siamo capaci, in Italia seppur abbondano da sempre grandi Eroi sono accompagnati in proporzione 1 a 10 da viscidi traditori ahimè che non valgono nemmeno i due metri di corda che meritano!! Se rendono obbligatoria la app Immuni io userò due smartphone, quello con la app, che starà a casa e quello vero che starà con me. Italiani Brava Gente …. sempre in prima linea.
Mi impressiona la proposta di andare per le spicce; l'essere umano ha paura del tempo. E' singolare che quando intorno all'8 marzo ci fu il boom di contagi e di morti ci fu anche un consenso plebiscitario alle misure legate al distanziamento sociale. Ora che siamo in fase calante, ma non abbiamo ancora raggiunto quel livello siamo per il liberi tutti. Liberi tutti perchè l'economia sta morendo, liberi tutti perché non se ne può più, liberi tutti perché tanto i bambini non lo prendono, liberi tutti perché se i genitori lavorano chi cura i bambini, liberi tutti per poter vedere i cuginetti, ….
Poi ci sono le proposte dei politici di professione; il mio preferito continua ad essere Renzi che, godendo di una rendita di posizione, continua a fare il doppio gioco, tira il sasso e guarda dove va. Se va bene aggiunge ve l'avevo detto; se va male lascia perdere e passa alla intervista successiva come ha fatto per l'apertura delle scuole il 4 maggio. Ma accanto a lui c'è tutto lo schieramento di opposizione e ci sono le dichiarazioni guidate dai sondaggi. La politica invece di guidare l'evoluzione sociale si fa guidare da l'aria che tira.
Faccio alcuni esempi:
- la querelle relativa a chi debba reggere il timone; la scienza o la politica. Se la guardiamo astrattamente la questione è semplice: le scelte politiche e di governo spettano alla politica che si avvale del punto di vista dei tecnici. A me sembra che stia andando così; ci sono dei tecnici che disegnano scenari diversi a seconda delle scelte che si fanno e c'è poi il governo (e il Presidente del Consiglio con funzione preminente come auspicava Renzi con la riforma costituzionale) che decide. Se avete la pazienza di arrivare alla fine delle 70 pagine del DPCM troverete gli schemi a blocchi che disegnano i diversi scenari possibili. If …. then … else….
- la questione dello strumento da utilizzare; si sta utilizzando il Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri uno strumento in passato poco utilizzato e che esalta il ruolo del potere esecutivo garantendo rapidità decisional e. Non sarà sempre così, ma per ora va bene così, lo scrivo da appassionato della politica, così appassionato da ascoltare molto di frequente le dirette dal Parlamento, le liturgie dei passaggi inutili in commissione, il ritorno in aula in cui si ricomincia sempre daccapo. Quelli che fino a ieri denuciavano l'eccessivo ricorso ai Decreti Legge, ora li auspicano perché comunque si dovrà discuterli in Parlamento (magra soddisfazione visto che le decisioni si prendono oggi per domani e non si possono ridiscutere entro 60 giorni).
- la discussione sul centralizzare o regionalizzare le scelte. Se ci mettiamo a ragionare come se vivessimo nel paese di UTOPIA ci troveremmo d'accordo con la esigenza di regionalizzare. Poi guardiamo come è andata e ci viene qualche dubbio: disaccordo sulle misure di contenimento, disaccordo sui test, disaccordo e disattenzione sulle RSA, gestione molto differenziata nella fornitura dei Dispositivi di Protezione Individuale… Tre regioni a guida leghista, il Veneto, la Lombardia e il Piemonte con scelte ed esiti completamente diversi.
Oggi ho postato su Facebook il punto di vista di Maurizio Bonifazi ripreso da Facebook: semplice e chiaro
Nonostante tutto..ancora la penso così!
Quando lo scorso 8 marzo in un solo giorno i contagiati furono 1.300 e i morti 130, tutti iniziammo a capire cosa stesse accadendo.
E davanti a quei numeri che ci sembravano (erano) un'enormità inaccettabile, iniziammo a chiedere, a volere, a pretendere zone rosse, chiusure, divieti e lockdown.
Ieri, domenica 26 aprile, che i contagiati sono stati il doppio rispetto all’8 marzo (2.300) e i morti anche il doppio (260), ci sembra intollerabile non poter tornare al bar, nei ristoranti, nei negozi, andare a tagliare i capelli e poter uscire a piacimento.
Ciò che ci è sembrato doveroso, e cioè chiudere tutto, quando i morti e i contagiati erano la metà, ci sembra invece una cattiveria gratuita di un politico brutto e cattivo ora che i contagiati e i morti sono il doppio.
E tanto dovrebbe bastare a capire quanto l'istinto, in questo momento, stia prendendo il sopravvento sulla logica.
Certo, qualcuno obietterà, allora quei numeri erano in aumento mentre ora sono in diminuzione. Ma sono in diminuzione proprio perché alle spalle abbiamo due mesi di lockdown.
E’ stata la chiusura, il sacrificio di milioni di italiani a casa, ad aver permesso la diminuzione di quei numeri. Ma il virus non si ferma mica con la diminuzione. Il contagio può tornare a risalire a ritmi drammatici.
Basta dargli ciò che vuole: contatti umani, incontri, affollamenti, una chiacchiera tra due amici che stanno benissimo, anche se uno dei due è contagioso e ancora non lo sa.
Ieri Conte, da politico, avrebbe potuto fare ciò che politicamente era meglio per lui: dare agli italiani ciò che gli italiani bramano, esausti. La libertà. O almeno più libertà. Il suo gradimento, oggi al 66%, sarebbe schizzato all’80%.
Ma ha preferito sacrificare la sua immagine. E nessuno che si chieda il perché.
In questi mesi abbiamo visto politici che a prescindere dai fatti dicevano “aprite tutto” perché gli elettori volevano aprire tutto. Poi hanno urlato “chiudete tutto” perché gli elettori chiedevano di chiudere tutto.
Ora riurlano “aprite tutto” perché gli elettori chiedono di aprire tutto. Ma Conte, evidentemente, negli italiani vede degli esseri umani da difendere, più che degli elettori da assecondare.
E la gradualità, per quanto dura, è l’unica strada che può proteggerci anche da noi stessi. Per quanto “elettoralmente” non appagante. Perché un’altra impennata significherebbe un altro lockdown (a meno che non si consideri accettabile la morte di altre decine di migliaia di esseri umani e il collasso degli ospedali). E l’Italia un altro lockdown prima dell’arrivo del vaccino non può proprio permetterselo.
Perché la crisi che stiamo affrontando ora sarà ricordata come un periodo d’oro rispetto a quella che potrebbe attenderci. E qualcuno non lo ha ancora capito.