Carlo Flamigni e la sua Romagna – recensione
Non avrei mai pensato di scoprire che uno dei grandi padri della bioetica laica, grande esperto di fecondazione e di problematiche della sterilità, fosse anche un simpatico scrittore di gialli. Ci è voluto il coronavirus per farmelo scoprire e, sino ad ora, ho letto i suoi primi cinque romanzi (ora pubblicati da Sellerio). Ce ne sono altri tre presso un editore universitario minore (Ananke) e, visto che il professor Flamigni è del 1933, chissa se ce ne saranno altri (tra età, impegno politico-culturale e bioetica).
I gialli si leggono bene ma, ce lo spiega lo stesso Flamigni nelle note e nelle postfazioni, i veri protagonisti sono la Romagna profonda e la lingua Romagnola, dura, sintetica e saggia.
Il protagonista della serie è Primo Casadei, suo malgrado, spesso detto Terzo perché Primo (?) neanche Secondo, uno che inizia la sua carriera lavoricchiando per la malavita napoletana trapiantata in Romagna, ma che ha ambizioni di scrittore nella divulgazione storica e ce la fa.
Paradossalmente, nel romanzo di esordio Giallo uovo, è proprio una storia di fecondazione assistita eterologa finita male a far entrare in scena Maria, una cinesina che parla un italiano appreso dalle trasmissioni radiofoniche locali religiose o dialettali. Maria doveva fare da ospitante per ovulo e seme di una coppia malavitosa e invece, per effetto di una serata di sbronza, alla fine dei nove mesi, partorirà due gemelline figlie di Primo: “Ebbene sì, niente da dire: l’altra metà del letto era occupata da un vortice di lenzuoli che sembravano fare da cornice a un grazioso culetto giallo. Maria aveva dormito lì e, inutile negarlo, non molto vestita”.
Gli altri protagonisti fissi sono Proverbio e Pavolone.
Proverbio parla attraverso metafore scegliendo con cura il proverbio romagnolo più adatto, utile a fustigare la bagatella del momento, sia che parli di donne, di malavita, di giustizia o di cultura contadina. Viaggia verso gli ottanta e ha costruito una famiglia allargata che si occupa di lui (Primo, Maria, le gemelline, Pavolone e più tardi arriverà anche Maite, una giovane argentina amante del sesso, purché si chieda e duramente femminista negli altri casi, destinata a fare da moglie a Pavolone. Come una buona fetta di anziani ha problemi di prostata e, nel suo caso, altro che PSA e prevenzione, finirà con un cancrazzo di quelli che richiedono interventi radicali, modello pace dei sensi. Il ricovero ospedaliero dà a Flamigni l’occasione per parlare di rianimazioni, di staccare dalla macchina, e di temi che gli sono cari rispetto alla necessità di definire la morte non come opposto della vita perché in quel caso rimane sempre il problema di definire la vita (persona, vita umana, …).
Oltre che di saggezza romagnola Proverbio è un appassionato giocatore di maraffone, la variante romagnola del tressette caratterizzata dall’utilizzo di una briscola (nel tressette normale è il seme di mano a comandare il gioco) e alcuni dei suoi compagni di gioco (o i loro parenti) compaiono qua e là nei romanzi.
Proverbio – o «Pruverbi», come lo chiamavano tutti – abitava a ridosso della città, nella vecchia casa colonica che era stata, per molto tempo, la dimora dei suoi genitori. La casa era circondata da un grande giardino e da più di due ettari d’orto che, se Proverbio avesse voluto, avrebbero potuto essere oggetto di una bella speculazione, visto che vi si poteva costruire. Ma Proverbio, che stava ormai, come diceva lui, dalla parte sbagliata dei settanta, di soldi non aveva bisogno, perché gli bastavano quei pochi che si era guadagnato in giro per il mondo. Aveva bisogno, invece, del calore degli oggetti familiari, dei ricordi, degli amici, delle chiacchiere e del vino buono, tutte cose che costano poco e che, soprattutto, chi le trova se le tiene.
Pavolone è un semplicione, ritardato mentale, alto più di 2 metri che pesava 6 kg alla nascita, divenuto tale per effetto di un mancato cesareo, tra gli ultimi ad essere nati con il forcipe, come si usava una volta.
Pavolone è un gigante buono, con un fisico da culturista, ma con un grosso problema che riguarda il sederone fuori ordinanza che gli procura un sacco di problemi e che tenterà inutilmente di eliminare finendo per peggiorare il quadro con due grandi bisacce vuote al posto delle chiappe per effetto di una liposuzione finita male. IL risultato è che la sua carriera di culturista finisce subito, ma non funziona nemmeno quella di buttafuori dalle discoteche per via della bontà d’animo.
… era il muscolare peggio costruito che il body building avesse mai prodotto. Anni di faticosi esercizi gli avevano permesso di sviluppare un torace straordinario, addominali sontuosi, gambe colonnari. Ma nel mezzo c’era rimasto un enorme culone grasso, che nessun tipo di ginnastica e nessun sacrificio, anche cruento, erano riusciti a ridimensionare.
Nei romanzi ci sono i morti, a volte molti, c’è un po’ di Italia sotterranea, c’è la malavita organizzata che in Romagna i cadaveri li fa sparire collaborando con i perforatori di pozzi artesiani, ci sono la politica della sinistra e la politica romana con qualche intreccio con la malavita organizzata, il mondo della università, la tradizione repubblicana romagnola.
Ci sono i tanti problemi in cui ci imbattiamo nella nostra vita quotidiana: l’immigrazione clandestina, il femminismo, la pedofilia, i grandi affari legati alla speculazione e all’urbanistica, i collegi dei preti, i concorsi di bellezza trucccati (come quello di Belle e Brave con le domande di cultura generale difficilissime ma con le risposte fatte avere in anticipo alle candidate in busta chiusa), gli ospedali, la collina romagnola che si spopola, la legge 40 e le problematiche della fecondazione assistita, la sieropositività, il tema della morte in ospedale quando nelle terapie intensive i posti scarseggiano, i notai di provincia, i ricatti. Non poteva mancare Il Presidente nella cui villa si tengono festini, in decadenza ma sempre molto potente.
L’esperienza professionale del professor Flamigni (che ha all’attivo un migliaio di pubblicazioni scientifiche ed è stato ordinario dal 1980 al 2004 all’università di Bologna occupandosi di ostetricia e ginecologia) emerge nei romanzi in maniera bizzarra con l’esame delle assurdità della legge 40 sulla procreazione assistita, assurdità dovute all’impianto ideologico dato dalla destra integralista, ma anche con una sottile irrisione degli esperimenti fai da te fatti da medici compiacenti che, quasi mai, raggiungono lo scopo dichiarato e aprono invece le danze per paternità fittizie.
C’è persino, in una occasione, la mancata soluzione del caso, sono le circostanze casuali, a far emergere la verità quando non si può fare più nulla.
Primo Casadei ha uno strano rapporto con la malavita organizzata. Da giovane è stato fregato per una faccenda di contrabbando di sigarette in cui, a sua insaputa, c’era di mezzo della droga e dopo il carcere, il suo ritorno nella società passa attraverso un ruolo minore nella sezione romagnola della grande malavita. E’ un rapporto breve attraverso il quale costruisce un rapporto di reciproca gratitudine con il grande capo e la sua efficiente segretaria (trionfa la giustizia sostanziale spesso a scapito di quella formale, con la morte dei cattivi o degli stupidi).
In tutti i romanzi dominano i proverbi che, a giudicare da quanti ne mette e da come li colloca, sono parte integrante della storia e della vita di Carlo Flamigni. Ce ne parla nella postfazione alla compagnia di Ramazzotto.
Non so quante siano le parole fondamentali conosciute da un contadino romagnolo. Mi chiedo però quanto abbia danneggiato la sua capacità di esprimersi il privilegio di avere una lingua in comune con tutti gli altri italiani.
Quando il mio contadino romagnolo parla in italiano fa, in genere, una gran fatica. Pensa in dialetto; traduce; non trova sempre espressioni che esprimano esattamente quello che lui ha pensato in dialetto; finisce col «dimagrire» il discorso, dire solo l’essenziale, rinunciare alle sfumature e alle complessità. In questo modo il suo linguaggio si snatura e lui si avvilisce. Penso che questo sia un problema comune a tutti quelli che hanno cominciato a parlare in dialetto e hanno imparato l’italiano più tardi, a scuola; tutti coloro che si sono impadroniti delle sfumature di una lingua (perché l’hanno appresa in famiglia, l’hanno condivisa con i compagni di gioco, l’hanno usata nel periodo della loro massima capacità di apprendimento) e ne hanno dovuto imparare più tardi una seconda, quella dei ricchi e dei cittadini, dei preti e dei padroni, gente con cui avevano pochissime affinità naturali oltre che scarsissime possibilità di comunione di vita e di lavoro. È la stessa esperienza che tocca agli emigranti: in più, con l’aggravante che il dialetto è considerato volgare, sgradevole, «maleducato».
Quando parlo e scrivo in dialetto mi sento più a mio agio e ritengo di essere in grado di spiegarmi meglio; ho in effetti a mia disposizione un maggior numero di sottigliezze dialettiche e di sfumature e penso di riuscire a esprimere con maggiore efficacia i sentimenti che provo, esattamente il contrario di quanto mi accade, ad esempio, se sono costretto a parlare e a scrivere in inglese, una lingua che ho dovuto imparare a trent’anni per motivi di lavoro...
In attesa, naturalmente, che la Romagna divenga una regione autonoma, nella quale si insegni il dialetto nei licei classici e l’italiano nei licei linguistici.
qualche proverbio di Proverbio
- Al dòn a’l s’assarméja a i sarpènt, a’l bëca da dú dènt: «le donne assomigliano alle serpi, beccano da due denti» con doppio significato
- Cun un òcc al frèz e pes e cun cl’êtar al guêrda a e gat: si dice delle donne che con un occhio friggono il pesce e con l’altro guardano il gatto
- La bàt e cul cum óna zèlga: batte il culo come fa la passera di montagna (la ballerina), si dice delle ragazze che vogliono farsi notare
- La mosca d’or la s’è pusèda sora una mèrda: la mosca d’oro [il coleottero della barbabietola] ha volato, ha volato, poi ha finito col posarsi su una merda
- O t’é agli öv, o t’é i pisinè: o hai le uova, o hai i pulcini la versione romagnola del detto sulla botte piena e la moglie ubriaca
- I è coma i pinsìr, o i è tu o i è ad chiêtar: i segreti sono come i pensieri, o sono tuoi o sono di tutti
- I cuntadén, in caròza i gômta: i contadini quando vanno in carrozza vomitan
- Una sudisfaziôn l’an nè mai paghèda: non c’è prezzo per una soddisfazione.
- Sgaf e piò bas che trè: dispari e inferiore a tre è il numero delle persone che possono mantenere un segreto.
- Aiavè magné al candél, us tóca ad caghè i stupén: abbiamo mangiato le candele e adesso ci tocca cagare gli stoppini
- C’us môra e lôp l’è la furtôna dal pìgur: che muoia il lupo è la fortuna delle pecore
- Mort e bà, fiè la brècca, calé on, carsu on, tott cumpagn: è morto il babbo, ha partorito la somara, uno di meno, uno di più, tutto come prima
- La lêz l’è una tlarâgna, i bigarôn i scapa e i muslén i s’ingavagna la legge è una ragnatela i pezzi grossi scappao e cattura solo i moscerini
- Se e Signor un pardona i pchè dla fregna, in Paradis l’è tota legna. Se il Signore non perdonasse i peccati di figa in paradiso non ci sarebbe nessuno
- Furia ad vécc, tròt d’êsan e fug ad pàja i luta pöc le arrabbiature degli anziani, il trotto dell’asino e il fuoco di paglia durano poco
- i quaiô di chè e i bajòc di patèca i i véd tòt, i coglioni dei cani e i soldi degli imbecilli li vedono tutti
- L’ha pissê in te batésum un in pò fè dla bôna. Ha pisciato nel fonte battesimale non può andargli bene
- E sumàr us sta dastè a l’èbi il posto giusto dove aspettare il somaro è l’abbeveratoio
- I sgnùr i è coma i birén, i beca in te spud I signori sono come i tacchini beccano anche tra gli sputi
- te scór quând che pèssa la plita tu parla quando piscia la tacchina, detto presente anche in Brianza te parla quant a pisan i och cioè mai
- Te tsi com ’al póls, i t’a invanté par chi u n’a gnit da fê, Sei come le pulci, ti hanno inventato per chi non ha niente da fare
i romanzi con Primo Casadei
Giallo uovo (2002), La compagnia di Ramazzotto (2004), Un tranquillo paese di Romagna (2008), Circostanze casuali (2010), Senso comune (2011),La certezza del ricordo (2015), Ama il prossimo tuo (2016), Il sacco delle botte. (2018)
I primi 5 sono disponibili da Sellerio mentre gli ultimi tre da Ananke