L’ufficiale e la spia – J’accuse – film di Roman Polansky
Il film va sicuramente visto. Per realizzarlo la produzione non ha badato a spese e lo si capisce già dalla scena di apertura, quella in cui Dreyfus viene degradato nella grande piazza d'armi della scuola militare di Parigi.
Grande regista, grandi mezzi, ottima sceneggiatura, un documentario di storia trasformato in una storia e la storia non è la ricostruzione dell'affare Dreyfus (il presunto tradimento a favore della Germania) o del primo processo di condanna; la storia riguarda il dopo e cioè la conversione (di fronte alle prove) del principale accusatore di Dreyfus che si trasforma in ostinato difensore della legalità.
Il caso Dreyfus, ai miei tempi lo si studiava a scuola, in quinta, quando si esaminava la fase di passaggio tra 800 e 900. Non che ci capissimo molto anche perché, in parallelo studiavamo i problemi dello stato italiano post unificazione e il passaggio di governo dalla destra alla sinistra storica con problematiche un po' più arretrate sul piano dello sviluppo e degli equilibri in Europa.
La Francia era più avanti sia sul piano politico sociale, sia sul piano economico ma era molto lacerata sul piano politico con lo scontro aspro che aveva attraversato tutto l'800 tra monarchici e repubblicani, con lo sviluppo accelerato del periodo di Napoleone III, con la guerra franco-prussiana, le sconfitte, la guerra civile e la Comune di Parigi repressa nel sangue.
A fine 800 era in essere la III repubblica succeduta alla disfatta del II impero e il potere politico formalmente in mano ai repubblicani moderati vedeva una forte presenza conservatrice tra le forze armate.
Lo scontro con l'impero tedesco di Bismarck (che aveva vinto la guerra) e i problemi interni allo stato e all'esercito francese sono il terreno di coltura su cui si innesta l'affare Dreyfuss e i protagonisti del film sono gli stessi dei fatti storici.
Gli uffici del controspionaggio francese hanno raccolto prove della disponibilità di un ufficiale dell'esercito a fornire ai prussiani informazioni militari. Tramite perizie calligrafiche viene identificato Alfred Dreyfus, un brillante capitano appena diplomato alla scuola di guerra, rampollo di una ricca famiglia ebrea. Siamo nel 1894 e Dreyfus viene condannato alla degradazione e alla deportazione all'isola del diavolo nella guyana francese (i posti di Papillon, per chi se lo ricorda).
Il film inizia da qui e ci mostra la organizzazione dell'esercito francese, il controspionaggio (eufemisticamente detto sezione di statistica), il peso dei generali al ministero della guerra e dentro il governo.
Il protagonista (l'ufficiale del titolo del film) è il maggiore Georges Picquart promosso colonnello per sostituire l'inetto capo del cotrospionaggio affetto da sifilide allo stato finale. E così vediamo come lavorano i servizi, come sono i rapporti interni agli alti gradi. E' proprio la interecettazione di un ennesimo documento a rovesciare il quadro; si risale al maggiore dell'esercito francese Ferdinand Walsin Esterhazy, nobile, puttaniere decadente. Picquart riesamina il dossier segreto che era servito per condannare Dreyfus e nota molte somiglianze fra la grafia usata di quel documento e il modo di scrivere di Esterhazy.
Nasce così la grande campagna progressista promossa da Emile Zola sul quotidiano L'Aurore di Clemenceau. Non saranno rose e fiori nè per Picquart nè per il processo il clima cambia pian piano, ci sarà la revisione ma sarà solo alla fine del primo decennio del 900, in un clima politico diverso che troveremo la riabilitazione di Dreyfus e l'affermazione di Picquart destinato a diventare ministro.
Tutto bello: la descrizione del mondo dei generali, la organizzazione dell'esercito, le vicende umane tra amori, duelli e durezze, la strana figura di Dreyfus fragile e duro sino alla testardaggine. Nel film non se ne parla ma sta prendendo sempre più piede l'ipotesi che Emile Zola non sia morto per asfissia dovuta ad una stufa malfunzionante ma sia stato assassinato da ambienti di estrema destra che volevano fargli pagare l'impegno sul caso Dreyfus.
Insomma il più grande romanziere realista di fine 800 finito in una storia da strage di stato.