rileggendo don Milani – di Sergio Bianchini
Il libro più famoso di Don Milani è del 1967. Un anno dopo nel marzo del 1968 io gestii la commissione di studenti universitari della facoltà di fisica di Milano intitolata “scuola e società”. Con le statistiche del libro sulle bocciature dimostrammo che” la società in cui vivevamo era sbagliata”. Discriminava le classi meno abbienti. E quindi occupammo l’università per protesta e per studiare tutte le questioni e le soluzioni.
Ma sulla scuola e su Don Milani il passaggio fu rapidissimo e quasi senza traccia. O meglio, si formò un nuovo ceto di futuri insegnanti, che disprezzava i vecchi insegnanti, visti come i tutori della severità-serietà apparente ma ipocrita e classista. Anche la DC, allora sempre al governo, ci apparve come il partito degli ipocriti. Il nuovo insegnante disprezzava il vecchio ma non aveva nessuna visione di un progetto alternativo per la scuola intera.
Adesso riapro il libro “Lettera ad una professoressa” e leggo nella prima pagina: la scuola dell’obbligo non può bocciare. Questo slogan può essere applicato ed oggi praticamente lo è. Salvo i primi due anni della scuola superiore che però sono obbligatori solo da circa 20 anni.
Ai tempi di Don Milani, morto nel 1967 l’obbligo era di 8 anni di scuola e quindi non andava oltre la terza media, la recente media che solo da 5 anni era diventata unica con l’abolizione della scuola di avviamento professionale a cui accedeva precedentemente la grande maggioranza dei giovani dopo la quinta elementare.
Ma la promozione generalizzata nelle elementari e nelle medie si è costituita non per la forza di disposizioni ministeriali bensì sotto la spinta di uno scontro generalizzato tra gli insegnanti e tra le forze politiche del paese, senza che i governi ed i ministri della pubblica istruzione prendessero dei veri provvedimenti legislativi in merito.
Eppure la scuola, anche ai tempi della Democrazia Cristiana egemone, e parliamo non di 1000 anni fa ma fino a 20 anni fa, fu sempre in mano alla SINISTRA democristiana. Anzi, la scuola fu sempre il punto d’incontro tra l’intellighenzia della sinistra comunista e la sinistra democristiana. Eppure la gestione del ministero fu sempre incapace di prendere posizioni chiare proprio sul tema della ripetenza nella scuola dell’obbligo.
Anzi, poiché l’approccio alla ripetenza era di tipo esclusivamente retorico e morale e non organizzativo, non si faceva distinzione tra scuola obbligatoria di base e percorsi successivi alla scuola media. La ripetenza produceva e ancora oggi produce estimatori e detrattori retorici ma non legislatori ed organizzatori.
Come sempre da noi alla fine la prassi ha superato di slancio il dibattito “teorico”. La moral e perfino super moral suasion dei vertici, reticenti fino alla viltà, e la paura delle polemiche hanno di fatto prodotto la promozione generalizzata anche alle superiori indipendentemente dai risultati cognitivi.
La reticenza dei vertici ministeriali nei confronti della gestione della scuola è il vero sconcio della scuola italiana. Con la finzione della non ingerenza nella “libertà di insegnamento” il ministero rinuncia da sempre o gestire capillarmente il processo formativo nazionale e lascia alle libere guerriglie di collegio docenti e sindacali il governo della scuola. Un’autonomia però fasulla, incerta, caricata di pressing morale generico che crea e moltiplica le tensioni senza risolverle.
Ad esempio anziché vietare le bocciature in maniera chiara e ben specificata ( come ad esempio avviene in Francia) si lasciò sempre ai docenti la “libertà” di decidere “cosa fosse meglio per lo studente”. Una formulazione troppo generica che ancora negli anni ’90 produceva differenze enormi di atteggiamento anche all’interno di ogni singola scuola. Io stesso avevo classi che bocciavano 5-6 alunni e classi che non bocciavano mai.
Don Milani incorre, nel suo attacco alla professoressa, nello stesso errore di ritenere la scuola come il prodotto della volontà e degli orientamenti degli insegnanti e non delle scelte organizzative del ministero. Se la prendeva con la professoressa e la malediceva, ma non con il ministero. Eppure i capi del governo e, ancora di più, del ministero, avevano il suo stesso orientamento politico ideologico (vedi, in coda all'articolo, l'elenco dei ministri della pubblica istruzione). Ma non sapevano conciliare l’esigenza del rigore formativo con quella della promozione generalizzata nella scuola dell’obbligo.
Anziché organizzare gli insegnanti ed i presidi e gestirli davvero il ministero lasciava e lascia il personale in mano al sindacato salvo esporlo alle ventate dei media e dell’opinione pubblica nel caso dei crescenti conflitti. L’ala estremista degli insegnanti sostenne allora l’utopia del tempo pieno, la formula del tutti a scuola tutto il giorno e tutti promossi a priori, con tutti i risvolti utopistici ed occupazionali che alla fine divennero preponderanti.
Il ministero tenne sul tempo pieno il solito atteggiamento sfuggente, alimentandone l’utopia ma ostacolandolo in parte con ragioni economiche e con la libera scelta dei genitori. La semplice soluzione di fissare un nocciolo di ore obbligatorio per tutti con a fianco materie , tempi e spazi opzionali di istituto non fu introdotta.
Il tempo pieno per gli insegnanti, su cui Don Milani insisteva criticando in modo tagliente l’orario della “professoressa” a fronte di quello del lavoratore “vero”, non fu mai introdotto. La scuola è, quindi, ancora lì, quella di sempre. Con un ministero assente, a cui nessuno ambisce più, un clima di lavoro negli istituti sempre più degradato. E l’incapacità ormai di provvedere a qualunque piano vero di lavoro e a qualunque obiettivo formativo.
Solo la sopravvivenza e il minimo di scandali e conflitti possibili “governano“ la scuola. Ancora una volta nuove parole d’ordine, nuove rivoluzioni lessicali, sovrastano come petali sul letamaio l’assoluta non gestione del sistema. Oggi i petali sono l’accoglienza, l’ultimismo, la diversità, magari la stravaganza.
Accogliere e pensare agli ultimi. Ma la colonna è ferma e quindi tutti sono ultimi. Io spessissimo ho tentato di creare nella mia scuola, anche con qualche successo, l’elenco classe per classe degli alunni bisognosi di supporto organizzativo. Di creare avanzi di docenza da destinare a questa fascia di alunni per sopperire alle carenze motivazionali, cognitive, organizzative.
In questo lavoro di supporto mirato l’insegnante acquisisce tra l’altro grandissimi elementi di conoscenza psicologica ed anche specifica sul terreno dell’apprendimento. Ma ancora il discorso non passa. Ci sono scuole dove il corso di recupero si fa su 10 o perfino 15 alunni cioè una classe differenziale. Il lavoro mirato va fatto su massimo 3 alunni e se necessario anche uno a uno.
E questo lavoro va fatto mantenendo quello a classe intera che però va drasticamente ridimensionato. Girano nelle retrovie altri sogni come l’abolizione pura e semplice delle classi. Ma adesso secondo me è impossibile e sarebbe dannoso. La visione complessiva e contemporanea dei pari età è fondamentale sia per l’insegnante che per il singolo alunno stesso( ed i genitori). Insegnante ed alunno( e genitori) che poi insieme possono così spingersi verso livelli più ambiti che con l’abolizione delle classi sarebbero persino indefinibili se non con enormi artifici algoritmici.
Ma il ministero dove è? Dove è la catena organizzativa della scuola? Come sempre il ministero, invadente e latitante, “sovrasta tutto con la sua assenza”. 35 anni fa in un incontro chiesi all’allora ministra Falcucci cosa pensassero gli psicologi del ministero su alcune questioni. Mi guardò allibita dicendo che stavo facendo una domanda “strana”.
ministri dell'istruzione e Democrazia Cristiana
- Aldo Moro (DC) 19 maggio 1957 – 1 luglio 1958 Governo Zoli
- Aldo Moro (DC) 1 luglio 1958 – 15 febbraio 1959 Governo Fanfani II
- Giuseppe Medici (DC) 15 febbraio 1959 – 23 marzo 1960 Governo Segni II
- Giuseppe Medici (DC) 25 marzo 1960 – 26 luglio 1960 Governo Tambroni
- Giacinto Bosco (DC) 26 luglio 1960 – 21 febbraio 1962 Governo Fanfani III
- Luigi Gui (DC) 21 febbraio 1962 – 21 giugno 1963 Governo Fanfani IV
- Luigi Gui (DC) 21 giugno 1963 – 4 dicembre 1963 Governo Leone I
- Luigi Gui (DC) 4 dicembre 1963 – 22 luglio 1964 Governo Moro I
- Luigi Gui (DC) 22 luglio 1964 – 23 febbraio 1966 Governo Moro II
- Luigi Gui (DC) 23 febbraio 1966 – 24 giugno 1968 Governo Moro III
- Giovanni Battista Scaglia (DC) 24 giugno 1968 – 12 dicembre 1968 Governo Leone II
- Fiorentino Sullo (DC) 12 dicembre 1968 – 24 febbraio 1969 Governo Rumor I
- Mario Ferrari Aggradi 24 febbraio 1969 – 5 agosto 1969
- Mario Ferrari Aggradi (DC) 5 agosto 1969 – 23 marzo 1970 Governo Rumor II
- Riccardo Misasi (DC) 27 marzo 1970 – 6 agosto 1970 Governo Rumor III
- Riccardo Misasi (DC) 6 agosto 1970 – 17 febbraio 1972 Governo Colombo
- Riccardo Misasi (DC) 17 febbraio 1972 – 26 giugno 1972 Governo Andreotti I
- Oscar Luigi Scalfaro (DC) 26 luglio 1972 – 7 luglio 1973 Governo Andreotti II
- Franco Maria Malfatti (DC) 7 luglio 1973 – 14 marzo 1974 Governo Rumor IV
- Franco Maria Malfatti (DC) 14 marzo 1974 – 23 novembre 1974 Governo Rum
- Franco Maria Malfatti (DC) 23 novembre 1974 – 12 febbraio 1976 Governo Moro IV
- Franco Maria Malfatti (DC) 12 febbraio 1976 – 29 luglio 1976 Governo Moro V
- Franco Maria Malfatti (DC) 29 luglio 1976 – 11 marzo 1978 Governo Andreotti III
- Mario Pedini (DC) 11 marzo 1978 – 20 marzo 1979 Governo Andreotti IV
- Giovanni Spadolini (PRI) 20 marzo 1979 – 4 agosto 1979 Governo Andreotti V
- Salvatore Valitutti (PLI) 4 agosto 1979 – 4 aprile 1980 Governo Cossiga I
- Adolfo Sarti (DC) 4 aprile 1980 – 18 ottobre 1980 Governo Cossiga II
- Guido Bodrato (DC) 18 ottobre 1980 – 26 giugno 1981 Governo Forlani
- Guido Bodrato (DC) 28 giugno 1981 – 23 agosto 1982 Governo Spadolini I
- Guido Bodrato (DC) 23 agosto 1982 – 1 dicembre 1982 Governo Spadolini II
- Franca Falcucci (DC) 1 dicembre 1982 – 4 agosto 1983 Governo Fanfani V
- Franca Falcucci (DC) 4 agosto 1983 – 1 agosto 1986 Governo Craxi I
- Franca Falcucci (DC) 1 agosto 1986 – 17 aprile 1987 Governo Craxi II
- Franca Falcucci (DC) 17 aprile 1987 – 28 luglio 1987 Governo Fanfani VI
- Giovanni Galloni (DC) 28 luglio 1987 – 13 aprile 1988 Governo Goria
- Giovanni Galloni (DC) 13 aprile 1988 – 22 luglio 1989 Governo De Mita
- Sergio Mattarella (DC) 22 luglio 1989 – 27 luglio 1990 Governo Andreotti VI
- Gerardo Bianco (DC) 27 luglio 1990 – 12 aprile 1991
- Riccardo Misasi (DC) 12 aprile 1991 – 28 giugno 1992 Governo Andreotti VII
- Rosa Russo Iervolino (DC) 28 giugno 1992 – 28 aprile 1993 Governo Amato I
- Rosa Russo Iervolino (DC) 28 aprile 1993 – 10 maggio 1994 Governo Ciampi