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riformatori, ragionieri e briganti — 1 commento

  1. Claudio, ma non ve ne eravate accorti? Le scuole accumulavano negli anni avanzi di amministrazione cospicui e li mettevano a bilancio, elaborando progetti anche utili ma del tutto ipotetici. Ora le somme che dovrebbero avere toccano livelli stratosferici mentre, invece, c’è ormai quasi una sofferenza persino di liquidità per le spese più urgenti e consuete.
    Si parla di crediti per 1000 miliardi di vecchie lire. E’ due anni che lo scrivo a tutti, sindacati, partiti (tutti i PD in Regione…), dirigenti scolastici e consigli di istituto che siamo nella situazione di creditori che non possono esigere quanto loro è dovuto! Risponde solo silenzio, come fosse una inezia…
    E adesso arriva il congelamento,che in pratica c’è già e lo sai benissimo, pochè circolari ministeriali recenti impongono di non impegnare assolutamente risorse che non siano state erogate con tanto di finalità acclusa.
    I DS, e lo capisco, sono chiaramente tra il martello dei quattrini che non ci sono e gli obblighi di erogar servizi che gli vengono imposti: ma ci si son anche fatti ficcare, accettando ogni volta di scaricare sulle scuole compiti che crescevano mentre le risorse calavano, sperando che in qualche modo si riuscisse ad arrangiarsi quadrando cerchi sempre più improbabili.
    Noi, quest’anno, tagliamo ormai risorse ai progetti d’istituto finanziati dal Fondo d’istituto (li tagliamo cioè agli stipendi dei lavoratori, poichè si tratta della contrattazione di secondo livello territoriale e locale, quella che doveva servire, in teoria, a migliorar la scuola aumentando la produttività specifica).
    Lo facciamo per poter dare un minimo appena appena credibile di attività di recupero, ad esempio, perchè quelle restano obbigatorie: ma ci son già scuole che si salvano l’anima riducendo quelle attività a livelli inesistenti, tanto basta che compaiano, fa niente se poi l’allievo che non ha soldi non avrà ne recupero scolastico ne privato. La forma è salva.
    Due anni fa, quand l’andazzo che adesso esplode è diventato evidente, come componente il CdIstituto avevo anche indagato se ci fossero forme di contestazione legale possibili nei confronti del ministero: non c’è modo, pare quasi che abbiano previsto tutto, perchè la scuola, per quanto autonoma, viene ritenuta PARTE dell’amministrazione e non la può chiamare in causa per questi aspetti, c’è una sentenza di Cassazione che lo dice chiaro e fa legge.
    L’associazione delle scuole autonome era stata probabilmente pensata anche per dare loro la possibilità di avviare contenzosi giuridici, ma non mi pare ci siano – allo stato attuale – i presupposti perchè ce l’abbia, poichè – a differenza che nel caso dei Comuni o delle Regioni, dove attribuzioni, competenze e contenziosi sono previsti esplicitamente dal titolo V° della Costituzione riformata – qui non esistono norme di riferimento.
    Alla riforma Gelmini in qualche modo sopravviveremo, forse, ma mi spaventa la disattenzione di tutti su questi altri aspetti, perchè dalle due iniziative convergenti la scuola pubblica rischia concretamente di uscir distrutta, e non tra ventanni, ma in pochi anni.
    Se arriva anche la legge Aprea a completare il quadro con la possibilità per le scuole autonome di trasformarsi in Fondazioni (con quel che ne consegue sul piano delle agevolazioni fiscali, delledonazioni liberali ecc), le scuole private agiranno in un regime che taglia alle statali ogni possibilità reale di concorrenza, e allora via coi coupon ecc.
    Fa paura anche l’indifferenza dei genitori, che credo siano gli unici soggetti a poter intentare qualcosa di legale per recuperare i crediti per via indiretta, qualcosa di simile a una class action o a una denuncia prodotta a titolo individuale, in quanto le decurtazioni improvvisate e mascherate danneggiano concretamente l’erogazione del servizio pubblico e dunque i loro figli.
    ciao, Michele

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