(in)tolleranza
Nelle ultime settimane ho trovato su Facebook manifestazioni di disagio verso la partecipazione di forze di estrema destra alle elezioni, verso un presunto atteggiamento imbelle da parte delle istituzioni che, si pensa, dovrebbero vietare di più, appelli della serie facciamo noi quello che lo stato non fa.
Il tema è delicato e non ci vuole niente a beccarsi del filo-fascista da chi si autoproclama difensore della democrazia quando lo stato sta con i fascisti. Cercherò dunque di essere razionale e magari un po' pedagogico.
La prima questione è di natura teorica: quale deve essere la discriminante? Ovvero ci si deve rifare a quanto si proclama o a quanto si fa? Messa così la risposta è del tutto evidente eppure nella discussione e nei giudizi, anche dei mass media, spesso non accade?
C'è un ragionamento che va per la maggiore secondo cui è giusto impedire di parlare agli esponenti della destra estrema (neofascista o populista) e dunque prima si fa un appello alle istituzioni affinché vietino, poi si fa un comitato per la difesa di … (e già su questo punto è poco chiaro cosa si vuol difendere), poi visto che il criterio utilizzato dalle istituzioni repubblicane è quello della legalità (e non potrebbe essere diversamente) si guarda di buon occhio, o almeno si giustifica, chi ci prova manu militari limitandosi ad ingaggiare qualche scontro con i carabinieri o la polizia di stato che erano stati chiamati a far rispettare la legalità democratica. Alla fine fanno fare bella figura ai Salvini o Fiore di turno che ci guadagnano in termini di pubblicità e tutti siamo soddisfatti. Quando la intolleranza viene da ceti sociali o gruppi contigui alla sinistra c'è persino difficoltà a chiamare le cose con il loro nome come è accaduto qualche giorno fa al TG1 che ha definito giovani antifascisti quelli dei centri sociali che si sono scontrati con le forze dell'ordine nel tentativo di impedire una assemblea di Forza Nuova convocata ed autorizzata regolarmente. Si poteva dire antagonisti, per essere buoni, ma meglio sarebbe stato dire intolleranti quando pretendevano e delinquenti quando hanno attaccato le forze di polizia.
La discriminante, secondo me è duplice: la dichiarazione di quello che intendi fare, la osservazione di ciò che fai.
Dovendoci riflettere sono andato a documentarmi sul programma con cui Forza Nuova si presenta alle elezioni e l'ho messo nella immagine che accompagna l'articolo. Posizioni quasi tutte, per me, non condivisibili ma anche quasi tutte ammissibili sul tema tolleranza-intolleranza. Certo si dirà i fascisti sono fascisti ma non sono cretini e si camuffano. Propongono cose che si possono ritrovare in altri programmi di forze di destra e non solo.
Ma nella società democratica questa considerazione può valere per tutti ed è ai comportamenti concreti che si deve guardare: manifestazioni violente, intolleranza dichiarata e poi esplicitata.
In tutta Europa spirano il vento della intolleranza, del populismo e dell'egoismo nazionale. Si tratta di posizioni politiche pericolose e preoccupanti che vanno combattute con gli strumenti della buona politica, della informazione, della lotta aperta alle falsità, con il buon esempio di chi documenta ciò che dice, con l'atteggiamento di chi sostiene la linea del confronto, di chi è disposto ad ammettere di avere torto.
Guardando le cose in chiave storica mi pare che ci siano nel mondo questioni spinose per la democrazia più gravi di un presunto avanzare del fascismo: primo fra tutti il fondamentalismo islamico e il correlato terrorismo ideologico.
Ma come rapportarsi nei confronti dei pericoli per la democrazia e in questo ambito nei confronti dei rigurgiti fascisti o neonazisti? Abbiamo una norma costituzionale che si è tradotta nella legge Scelba del 1952 contro la riorganizzazione, la apologia e le manifestazioni fasciste. Tali princìpi sono stati rafforzati con la legge Mancino del 1993 "È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza".
Dice l'articolo 1 della legge Scelba: Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.
Ma attenzione si tratta di una legge dello stato che entra poi nel merito delle diverse fattispecie e le leggi dello stato vengo fatte applicare dagli organi che lo stato democratico si dà (magistratura, potere esecutivo). Si tratta di una questione dirimente, non c'è spazio nella società aperta per meccanismi di aggiramento e azione diretta in presenza di presunte inadempienze da parte delle istituzioni. Se Salvini decide di fare un comizio al centro di Bologna non hanno validità affermazioni del tipo Salvini non deve parlare, si tratta di una provocazione verso una città medaglia d'oro della resistenza, se il ministero degli interni lascia correre ci pensiamo noi.
Chi si comporta in questo modo sbaglia due volte: dimostra di avere una concezione poco democratica dello stato democratico e della separazione dei poteri, si arroga un potere che non gli appartiene, si mette dalla parte della intolleranza in nome della tolleranza.
Esiste un limite al tollerare gli intolleranti? Certo che esiste e passa appunto attraverso la legge e le strutture dello stato chiamate ad interpretarla ed applicarla. Se non sei su un terreno paracriminale od esplicitamente filofascista, od esplicitamente razzista non c'è margine al divieto, c'è margine per la disapprovazione e per la lotta politica.
In realtà c'è un grande lavoro da fare per fare in modo che tra i cittadini siano diffuse la conoscenza della storia, l'abitudine all'ascolto, la disponibilità al contraddittorio, l'abitudine alla esplicitazione delle proprie fonti. La società del click, del like, del condividi se sei d'accordo, marcia in direzione contraria e ne abbiamo la riprova continuamente. Le cose vengono percepite come se vivessimo in una realtà virtuale come mi è capitato di sentire ancora ieri sera da concorrenti di un quiz televisivo che alla domanda quando i socialisti invitarono i lavoratori a boicottare l'industra bellica hanno scelto il 1985 e il 1963 prima di arrivare per esclusione al 1942.
Bisogna tenere duro ed evitare di pensare che ora che arriveranno quelli le cose andranno a posto. Come scrisse Voltaire: Cos’è la tolleranza? È una necessaria conseguenza del nostro essere umani. Noi siamo tutti prodotti della fragilità: fallibili e inclini all’errore. Perdoniamoci quindi reciprocamente le nostre follie. Questo è il primo principio della legge di natura, il primo principio di tutti i diritti umani.