Morale e politica in Cina – di Sergio Bianchini
Citando un antico scritto del Maestro Guam il presidente del Partito Comunista Cinese ripete che “in uno stato esistono 4 tipi di vincoli -decoro, giustizia, onestà e senso della vergogna- in assenza dei quali “lo stato scomparirebbe”. E poi si chiede quali siano i valori a cui dovrebbe attenersi la Cina di oggi. E risponde elencando una serie di valori stabiliti ”dopo aver ascoltato diverse opinioni e aver messo insieme competenze diverse”.
Ecco l’elenco, snocciolato puntigliosamente in un discorso tenuto ad un seminario per studenti e docenti dell’università di Pechino, che trovo nel recente scritto di Xi Jin Ping “Governare la Cina”: Prosperità, democrazia, civiltà, armonia, libertà, eguaglianza, giustizia, stato di diritto, patriottismo, dedizione, onestà, amicizia. Proseguendo Xi separa i 12 valori in 3 categorie.
- Valori a livello di stato: Prosperità, democrazia, civiltà, armonia.
- Valori a livello sociale : libertà, eguaglianza, giustizia, stato di diritto.
- Valori a livello dei cittadini: patriottismo, dedizione, onestà, amicizia.
Prosegue poi elencando 6 esigenze, anch’esse divise sui tre livelli:
- esigenza statale: governare e pacificare il mondo
- esigenza sociale: gestione della famiglia
- esigenza individuale: conoscenza, integrità di mente e di cuore, coltivazione del sé.
Xi Jin Ping fa risalire i 12 valori elencati sopra non al partito o all’ideologia socialista appena secolare e dominante solo dal 1949 nella repubblica cinese, bensì al “patrimonio genetico che abbiamo ereditato con l’eccellente cultura tradizionale”. “Questa cultura agisce silenziosamente e sottilmente sul pensiero e sui comportamenti dei cinesi”.
Questa cultura, descritta come unica e originale, è indicata come il fondamento permanente del Paese pur col variare delle fasi storiche. Xi afferma che “i valori di una nazione e di un Paese devono armonizzarsi con la sua storia e la sua cultura, devono combinarsi con le lotte che quel popolo sta portando avanti e devono adattarsi ai problemi attuali….Una nazione, un Paese, deve sapere chi è, da dove viene e dove sta andando. Deve capirlo, deve pensarci…” “ Occorre discernere e imparare a distinguere tra giusto e sbagliato e a fare delle scelte”. “Studiare senza riflettere è vano, riflettere senza studiare è pericoloso” ripete Xi citando Confucio.
Rifornendosi all’antica cultura tradizionale si alimentano, dice sempre Xi, i valori fondamentali del socialismo che devono penetrare ogni aspetto della vita sociale. Come? Tramite l’educazione, la propaganda, il buon esempio dei membri del partito. Tramite la scuola dove, nei i libri e nelle aule, usando modelli vividi e concreti, immagini e opere di alta qualità si formi nelle menti, gradualmente, “come pioggia sottile che bagna in silenzio”, l’dea “di cos’è vero, buono, bello, e cosa è falso, cattivo, brutto”.
E come, 500 anni fa, Matteo Ricci scoprì e svelò (aveva però contrastato sdegnosamente il buddismo) la somiglianza secondo lui ma negata da altri, tra cultura confuciana e cristianesimo così io, da 50 anni, ammiro sorpreso l’impostazione ed il linguaggio dei politici cinesi che trovo in grande sintonia col mio istintivo approccio alle questioni politiche e umane che vivo qui da noi. Un approccio che sembra un misto, realizzato nel partito comunista cinese, dei nostri 2 distinti fiumi culturali, quello laico liberal socialista e quello religioso cattolico.
E così leggo con ancora maggiore attenzione i guai delineati dalla nostra Anna Carissoni, antica poetessa e maestra della Val Seriana ed oggi anche giornalista, nel bellissimo scritto che vi ho mandato. Dice: “Disorientati. E perciò anche smarriti e spaventati. E’ così che ci si sente quando si perde la bussola, quando non si sa più quale direzione prendere, la mèta verso la quale tendere. Ed è così che ci sentiamo in tanti di fronte all’attuale emergenza educativa delle società occidentali, nella difficoltà a ravvisare valori sicuri di riferimento dopo il crollo delle tradizioni religiose, ideologiche e morali seguita ai mutamenti epocali avvenuti nella nostra società.”
Sotto l’ombrello e con la spinta della chiesa e del papato, egemone a livello europeo, le varie regioni italiane hanno progredito incessantemente dall’’800 (Carlo Magno) fino al 1500 giungendo col rinascimento ad un livello di primo piano sia in Europa che nel mondo intero. Un livello di cui ancora oggi ci vantiamo in mille modi senza riuscire però a spiegare bene il declino, relativo, successivo alla frattura dell’Impero Sacro e Romano e l’emergere delle nazioni europee moderne. Non siamo ancora riusciti a comporre una linea di relazione con l’europa e col mondo intero che sia consona alle caratteristiche dell’Italia nazione. Nazione di soli 150 anni che ancora cerca se stessa e non riesce a governarsi.
La rottura tra stato e chiesa, avvenuta fin dalla nascita dello stato italiano, non è ancora risolta anche se oggi sembra di scorgere, dopo i più recenti traumi degli anni ‘60-’70, un riavvicinamento. Che però sembra più legato alla politica estera, mondiale, piuttosto che alla risoluzione delle problematiche interne, compreso l’assetto statale, ed al rapporto con l’ Europa. Ingovernabilità ed europeismo a modo nostro che generano le oscillazioni e le turbolenze fortissime che vediamo.
Cittadino virtuoso in uno stato virtuoso afferma Xi Jin Ping. Che dolore una visione così perbenista per i nostri intelligentini! Certo che ci vuole una nostra ridefinizione delle virtù e del modo di svilupparle. Siccome la classificazione dei valori e delle esigenze(che io chiamerei obiettivi o missioni principali) in tre livelli usata da Xi Jin Ping mi sembra utile e feconda la riprendo.
Da noi a mio parere la stabilità, la prosperità, la civiltà, la giustizia, sono in totale crisi nel disastrato livello statale.
A livello sociale è saltato il rapporto uomo donna e la famiglia . Anche la dedizione politica e l’accettazione di qualunque gerarchia sociale sebbene legittima è in crisi. La stravaganza e il ribellismo esistenziale, avventuroso e/o provocatorio sono esaltati, vedi mito dei disubbidienti, con ricadute pesanti in famiglia e a scuola. Il piattume perbenista è il nemico principale da fuggire per i giovani. A livello individuale cosa è rimasto delle antiche virtù e cosa è subentrato o ampliato di deleterio mi sembra tutta materia da approfondire.
Le carenze di un livello si riflettono sugli altri due in un avvitamento ormai pesantissimo.
Anna ha dato varie indicazioni per intervenire per quanto riguarda l’educazione dei giovani: va conservato e consolidato il pluralismo delle piccole comunità con i loro mondi culturali tradizionali, dove la persona trova la sua patria spirituale……… – Sono sempre più numerose le voci di pedagogisti e pensatori che auspicano una sorta di nuova ed urgente alleanza tra la famiglia e la scuola….. a questo fine sia i genitori che gli insegnanti devono poter contare su un’opinione pubblica consapevole e solidale, convinta della necessità di un’azione concorde ….. Di qui l’esigenza di incoraggiare e sostenere le buone famiglie, liberando dagli svantaggi fiscali e giuridici le madri che si dedicano interamente all’educazione dei figli, perché le “casalinghe”, ai fini del della conservazione della comunità, sono più importanti di tante “professioniste” e di tante “donne in carriera”. Questo non significa negare i difetti e le mancanze di tante famiglie, ma ciò non deve far svalutare l’apporto educativo dei genitori, come se quelli irresponsabili fossero la norma, né alimentare il mito della scuola materna obbligatoria e del tempo pieno.
……un’istruzione razionale non serve a nulla se mancano i legami emotivi con le persone amate in quanto portatrici di valori e il timore della loro disapprovazione……Necessita un’urgente alleanza tra famiglia e scuola per….
- Offrire ai bambini ed ai ragazzi occasioni di azione e di impegno anziché di mero consumo: azioni ed impegni che li facciano sentire utili e diano loro soddisfazione, perché la gioia, il coraggio e la fiducia nella vita si sviluppano solo con un rapporto equilibrato tra pensiero e azione;
- combattere la povertà di movimenti, la richiesta di un lavoro esclusivamente mentale, la povertà della sfera esperienziale, l’alienazione, la massa di stimoli, la passività, la pigrizia e la sovraeccitazione che affliggono le generazioni dei pc e dei telefonini;
- coltivare la “cultura del cuore” che significa legami ai beni che meritano di essere amati e che danno senso alla vita: i rapporti con parenti ed amici, con persone esemplari, con Dio e la comunità dei fedeli, con il proprio Paese, col popolo e con la storia, con la natura e le opere d’arte;
- favorire l’autodisciplina: l’adempimento dei doveri quotidiani e la fedeltà agli obblighi assunti, la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni, la rinuncia agli impulsi egoistici, l’indipendenza dai bisogni superflui;
- sviluppare le virtù politiche e civiche, cioè le convinzioni e gli atteggiamenti che perseguono il bene comune.
Aggiungo all’elenco di Anna un’idea operativa che coltivo da anni. Secondo me un comitato genitori comunale che sviluppi visite guidate sul territorio, con gruppetti da 3 a 5 massimo ragazzi/ini per ogni adulto, potrebbe essere uno strumento semplice ed efficace per riprendere un dialogo territoriale. Un dialogo dinamico capace di operare in modo semplice, unendo relazioni attuali con la conoscenza del territorio, della sua storia e dei suoi valori. Il comitato genitori potrebbe essere un organo permanente operante in sintonia con l’amministrazione comunale e la parrocchia.
Propongo a tutti di intervenire, e di fare un nostro elenco relativamente ai valori che ci serve rafforzare, quelli che già abbiamo in dosi adeguate e quelli che si sono affievoliti o perduti. Ed anche una definizione più precisa delle nostre urgenze. Poi magari se vogliamo, continueremo il discorso.