Più soldi agli insegnanti! … già sentito – di Franco De Anna
Non vorrei interpretare sempre il ruolo di quello che complica le cose… Ma il richiamo alla necessità (assolutamente vera..) di aumentare le retribuzioni dei docenti non costituisce, per sè, una significativa discriminante “politica”. Poiché non voglio neppure affliggere con tabelle e statistiche provo con narrazione autobiografica.
Nella seconda metà degli anni ’70, già docente di ruolo, lasciai la scuola con aspettativa non retribuita per lavorare all’Ufficio Studi Economici della Camera del Lavoro di Milano. (la Ministra se lo ricorda certamente). Mi pagava il Sindacato, su tabelle di retribuzione che erano basate sullo stipendio di un operaio di terza (così si diceva allora). Bene: la retribuzione era superiore a quella che avevo lasciato con la scuola.
Qualche anno dopo (primi ’80), dovendo sostituire un illustre amico che passava ad altro incarico (e che probabilmente mi legge, e se non lui il figlio…) la CGIL mi chiese di ri-occuparmi della scuola (ahimè..). Così rientrai pienamente in ruolo docente, utilizzando lo strumento del distacco sindacale previsto per gli “scolastici”.
Ebbene, la mia “ritrovata” retribuzione da insegnante era diventata superiore a quella da sindacalista calcolata, lo ripeto, sulla paga dell’operaio di terza. Che era successo? Provate a rispondere pensando non alla vostra sempre insufficiente retribuzione, ma alle politiche retributive complessive, agli andamenti del mercato del lavoro, e (cosa necessaria quando si parli di pubblico impiego..) alle “mediazioni sociali” e alle preoccupazioni di “blocco di alleanze”…Alla politica di quegli anni, insomma.
Poi, da sindacalista della scuola ricordo un incontro preliminare con la “controparte” per impostare la trattativa di rinnovo contrattuale della scuola (sempre nel quadro dei rinnovi del Pubblico Impiego..) cui partecipava un Ministro di cui non rivelo il nome, ma ricordo che insieme ad un nome curioso rappresentava e rappresentò anche anni successivi, una presenza importante per le politiche di spesa pubbòlica del paese…(anche senza avere ruoli da Ministro…).
Chiamò in disparte la delegazione CGIL e ci chiese ma perché chiedete così poco?. Capite? Proprio a noi che, allevati con il mito di Di Vittorio, e contemporanei ad altri miti come Lama e Trentin, avevamo il vezzo politico di collegare e tenere insieme prospettive retributive del settore e processi di riforma della scuola…
La domanda del Ministro mandava ovviamente fuori bersaglio ogni strategia politica con quei vincoli… Immaginatevi una relazione contrattuale nella quale la controparte vi offre (rimproverandovi la vostra parsimonia..) più di quanto chiedete… Aggiungete che, in tal modo, spostava gli equilibri unitari della stessa delegazione… altre sigle eran meno preoccupate della coerenza tra salario e riforme…
Rinnovo il quesito analitico precedente: posto che quel Ministro non pensava affatto alle necessarie riforme della scuola a quale strategia rispondeva la sua sovra abbondante disponibilità economica? Una lunga tradizione di sensibilità al Pubblico Impiego come ingrediente fondamentale del blocco sociale a sostegno dei governi del tempo… in larga misura indipendente dallo schieramento centro destra/centro sinistra… Ma un indirizzo sempre abile a “recuperare” anche le rappresentanze di interessi diversi e divergenti, “offrendo di più”.
Vorrei ricordare che, per esempio, le baby pensioni (11 anni, sei mesi e un giorno di servizio nella scuola) sono datate Governo Rumor del 1973 (centro sinistra) che sostituiva un Governo Adreotti- Malagodi (centro destra) che tanto “bene” fece per i Dirigenti Pubblici. E il Ministro della Funzione Pubblica (si chiamava in altro modo allora: Riforma della Pubblica Amministrazione…) era il medesimo: Gava.
Ma erano anni in cui si poteva sempre “offrire di più” e tamponare discriminanti politiche “rigorose”. Lasciando ad esse il compito scomodo di gestire quella loro parte di rappresentanza con la elaborazione di impegnative strategie riformatrici, già mandate fuori bersaglio dalla generosità dell’offerta… (ah la sinistra…)
Certo la voragine del debito pubblico che così si aprì progressivamente, intersecata con altri processi, economici e non, non consente oggi di usare disinvoltamente quella “generosità dell’offerta”… Ma così il problema si complica.
Non è sufficiente richiamare a gran voce la “fondatezza ragionevole” di una richiesta di incremento retributivo per la scuola. Siamo obbligati a declinare quel necessario e giustamente inevitabile obiettivo con una strategia più complessa, capace di dare ad esso un senso intellegibile di futuro (e non solo per gli insegnanti…) oltre che di soddisfazione del presente… Soprattutto per chi non ha “da perdere solo le proprie catene”… Come diceva quel grande “cane morto” di cui non ricordo il nome… (e questo, ahimè, la controparte lo sa…)