Un mese in Vietnam – di Roberto Ceriani – 12 Hue la cittadella
Il 2 settembre in Vietnam è festa nazionale. Se ho ben capito è la proclamazione della Repubblica, avvenuta nel 1945 dopo la sconfitta e cacciata dei giapponesi. Non sembra che ci siano grandi manifestazioni pubbliche o di partito, ma la città di Hue è imbandierata e nel fiume c’è una regata di barche alle 6.30 del mattino (non avevano un orario più comodo?).
Inoltre, per i soli vietnamiti, oggi c’è l’ingresso gratuito nella Cittadella, cuore di questa ex capitale imperiale. Fin dal mattino migliaia di persone vestite a festa invadono la Cittadella. I bambini sono eleganti e un po’ impacciati. Tutti, grandi e piccoli, si fanno fotografare, spesso in pose assurde e ridicole.
Alcune bambine indossano vestiti complicati che le obbligano a camminare poco sicure di sé. Anche alcune donne adulte camminano con difficoltà su tacchi alti che non portano di solito, ma oggi i tacchi fanno parte del vestito da festa e non importa se si rischia di apparire trampolieri dilettanti.
La Cittadella è una parte della città racchiusa fra mura rettangolari. Costruita a inizio ‘800, contiene a sua volta mura interne che circondano aree ancora più riservate protette da altre mura. Ma chi abitava nelle mura più interne? Ovvio: l’Imperatore!! O meglio, colui che credeva di essere un Imperatore, ma piano piano diventava sempre più un ostaggio dei francesi, che prendevano via via le leve reali del comando reale.
Le decisioni politiche vere erano prese dai francesi e poi l’Imperatore firmava tutto come un bravo notaio. Al povero circa-Imperatore restava però la soddisfazione di camminare da solo in una stupenda reggia, insieme alle oltre 100 mogli e agli innocui eunuchi. Alle mogli invece, oltre al bel giardino fiorito, restava la soddisfazione di godersi meno dell’1% dell’Imperatore e qualche improbabile eunuco.
Era un periodo in cui l’Occidente arrivava in Asia con truppe militari, diplomatici, commercianti, preti… mentre l’Oriente era solo meta di questi immigrati clandestini; una strada a senso unico. Ai ricchi e potenti locali, come per esempio l’Imperatore, rimaneva solo la speranza di un futuro migliore per i loro figli, mandandoli a studiare a Parigi.
Oggi è un po’ il contrario: in Europa arrivano merci asiatiche, capitali asiatici comperano industrie europee, marchi e squadre di calcio… Intanto i nostri figli emigrano a Shangai, sperando che imparare il cinese possa garantire loro un futuro migliore…
La visita alla Cittadella è una “delusione che fa pensare”. La delusione deriva dal fatto che delle incredibili bellezze di questo luogo rimane ormai ben poco, dopo gli intensi combattimenti del 1947 contro i francesi e degli anni ‘60-’70 contro gli americani. Siamo infatti vicini alla DMZ, De Militarized Zone, che per una tragica ironia della Storia è stato uno dei territori in cui la guerra del Vietnam è stata più dura e sanguinosa.
La grande base americana di Da Nang è a due passi e qui i Viet Cong hanno conteso il terreno palmo a palmo con i nemici sudvietnamiti e americani. In questo contesto è ovvio che la Cittadella ne ha fatto le spese fra bombardamenti, scontri armati e sciacalli.
La distruzione della Cittadella è stato uno scempio che la Fallaci ha descritto come equivalente alla distruzione di Santa Croce e del Duomo di Firenze insieme, con la differenza che della Cittadella di Hue non interessava nulla a nessuno. Solo 20 anni dopo l’Unesco ha dichiarato la Cittadella patrimonio dell’Umanità e ora sono in corso vari tentativi di restauro e ricostruzione, finanziati da diversi Paesi del mondo.
Le migliaia di vietnamiti che oggi visitano la Cittadella probabilmente vi entrano gratis ogni anno, il 2 settembre. Per loro ogni anno la visita costituisce l’occasione di vedere una parte in più di questo luogo, dopo i più recenti restauri. Magari un giorno riusciranno a vedere una ricostruzione completa!
Un’agenzia turistica organizza varie visite nei dintorni di Hue. Vedo che nell’elenco c’è anche un’escursione nella DMZ. Chiedo informazioni, ma mi rispondono che “quella è roba per gli americani”. Non capisco se la risposta significa “è una visita turistica di basso livello” o se vuole dire “loro vengono qui a vedere dove sono morti i loro nonni”. In ogni caso decido di non andarci: nel primo caso per non buttare via soldi, nel secondo caso per rispetto dei morti e per rispetto dei vivi.
(12 continua) trovate qui le diverse puntate 1) Il museo della rivoluzione – 2) Le case verticali – 3) La lingua – 4) La guerra di Indocina – 5) Il popolo delle montagne – 6 I turisti e la lingua inglese – 7 Lo zio Ho – 8 Un salto in Cambogia – 9) Hotel cambogiani – 10) Hue cibo di strada e sicurezza – 11) Hue la fotofobia