L’eterno ciclo, le eterne chiacchiere e il lavoro dei docenti
Siamo tutti pensosamente convinti che le articolazioni e le cadenze del nostro ciclo di istruzione, dai 6 ai 19 anni, sia fondato su incontrovertibili interpretazioni di approfondite ed estese ricerche ed elaborazioni sulle dinamiche di sviluppo e di apprendimento dei giovani di riferimento.
Dunque più che fondato è il richiamo ad una maggiore cautela, consapevolezza critica, rispetto della tradizione, il cui eco rincorre tanti interventi illustri o meno, di fronte ad avventurose affermazione di modificarne strutture e percorsi. A che pro?
Cinque anni di primaria (anzi basta con il politically correct: Elementare..), tre di Media, cinque di Superiore, corrispondono esattamente ad una più che fondata ricostruzione del percorso evolutivo dei nostri giovani, di una progressiva acquisizione del/dei saperi necessari e, ciò che più conta, dei valori della nostra cultura e dei principi e dei comportamenti di cittadinanza.
Del resto: è così da quasi un secolo… E se vogliamo ancora di più se risaliamo a Casati. Volendo proprio aggiungere qualche cosa: al ciclo ci abbiamo aggiunto tre anni di scuola dell’infanzia… Materna insomma.
Lo prova anche il fatto che, quando si vogliono mutare o migliorare i contenuti o i metodi (programmi o indicazioni come si preferisce dire..) si chiede a illustri e competenti pedagogisti o didatti: “cosa mettiamo dentro quei cinque anni? E dentro quei tre? E dentro quei cinque?”.. e i tecnici rispondono, con pagine e pagine…Qualcuno (c’è sempre l’innovatore incallito..) arriva a parlare di curricolo verticale, ma insomma… verticale, orizzontale, continuo, circolare… quale che sia la geometria del curricolo deve stare dentro quei contenitori e quella sequenza i cui buoni risultati sono testimoniati nel tempo (…o no..?).
Anche questa questione dei 18 anni! Insomma: ricordo che io cominciai a insegnare nel 1971 e che era appena stato fatto un Convegno a Frascati (Villa Falconieri) dove si proponeva la fine della Superiore a 18 anni… E c’erano nomi di rispetto: De Bartolomeis, Visalberghi, Lombardo Radice, per tacere di Gozzer che dirigeva l’Ufficio Studi del Ministero (ehm…)… Lì si parlava di “riforma della Superiore e si diceva: Biennio unitario e “obbligatorio”… strutturato con “area comune” (uguale per tutti) e “area di indirizzo” (che delineava i diversi indirizzi di studi dentro la struttura unitaria). Con insegnamenti obbligatori, complementari e opzionali…(gli studenti potevan scegliere e contribuire a definire il loro curricolo: anarchia per dei diciottenni.. vabbè possono scegliere chi ci governa, ma la cultura è altro…).
Dopo il biennio il raccordo con la Formazione Professionale (ma le Regioni cominciavano allora la loro vita … “qualche” anno dopo la Costituzione che le aveva previste..). Certo si discuteva: la sinistra (i soliti…) voleva un Biennio “Unico” o un’area comune molto forte… e c’erano quelli che temevano la “caduta culturale” per altro già minacciata dalla abolizione del Latino nella Media… e quelli che enfatizzavano la questione “formazione professionale” (la solita subalternità al mondo della economia e dell’impresa…).
Ma a 18 anni ci si arrivava cominciando la scuola a 5… La Materna era appena stata “fondata” e in fondo si poteva “sfondare”… Ma un pezzo della pedagogia nazionale tuonava contro la “sfamiliarizzazione precoce…” (Non vorrei dirlo: ma la pedagogia sembra una scienza molto ma molto malleabile rispetto alla politica…)
Insomma: comunque tutta gente importante e impegnata…mica “maestre d’asilo” non laureate…Molti anni dopo una forza politica che non vorrei nominare (PCI) presentò un disegno di legge di riforma della Superiore che seguiva un poco quello schema…arrivò una crisi politica e elezioni anticipate… e non se ne parlò più…
E non parlo di cose molto più recenti, come i tentativi di di ri-ciclo di un altro comunista come Luigi Berlinguer…Pare una fissazione della sinistra…
Insomma non se ne fece mai nulla… Vi pare poco come “verifica della Storia”? Vuol dire che si tratta di strategie pericolose, irrealistiche, dettate da interessi che minano la solidità delle nostra scuola e la sua continuità… spero che di tale prova dei fatti se ne tenga conto, la dove vengono prese le decisioni e si lasci lavorare in pace migliaia di docenti che con fatica concorrono a “portare avanti la baracca”…