La stangata (discutiamone) – di Claudio Cereda
Poichè la mia fiducia nei confronti di Matteo Renzi non è venuta meno le mie considerazioni sul risultato delle comunali inizia dall'esame del commento rilasciato a caldo dal segretario del PD. "I risultati delle amministrative 2017 sono a macchia di leopardo"; non è esattamente così; alle amministrative il PD e prima di lui lo schieramento progressista era abituato a vincere, che in politica vuol dire confermare ed estendere. Dietro ci stavano due cose: un ceto politico di qualità e popolare nella interazione con la gente, una tradizione di buon governo. Semmai non si riusciva a fare il bis in occasione delle elezioni politiche perché scattavano cose come il ventre molle dell' elettorato italiano, sostazialmente conservatore, quando non reazionario. Dice l'Italiano medio Questi qui sono bravi, questi qui ci difendono ma non so se sarebbero in grado di portare avanti tutta l'Italia.
Queste elezioni non hanno confermato e non hanno esteso. Certo c'è stata tenuta nelle realtà medio piccole, ma nemmeno in tutte, in quelle più grandi dove prevalgono i dati di opinione e i trend nazionali sono state legnate. Cito Monza che mi è cara e dove non è stato riconfermato un Sindaco più giovane di me ma che sta in Consiglio comunale dalla fine degli anni 70, con un bagaglio di esperienza e capacità manageriali invidiabili. Cito Sesto San Giovanni e PIstoia per il valore simbolico: il PD ha tenuto Lucca che una volta era il capoluogo bianco della Toscana (come Piacenza per l'Emilia) e ha perso PIstoia che più rosso non si può. In LIguria, con Genova e Spezia siamo al definitivo cambio di colore della LIguria.
Prosegue Renzi Ovviamente i commenti per una settimana saranno i soliti, consueti, apocalittici. Qualcuno dirà che ci voleva la coalizione, ignorando che c'era la coalizione sia dove si è vinto, sia dove si è perso. Qualcuno dirà che questo risultato è un campanello d'allarme, non si capisce per cosa e perché visto che in un comune perdi, in quello accanto vinci. Gente che non ha mai preso un voto commenterà con enfasi dimenticando che i candidati contano più del dibattito nazionale nello scegliere un sindaco. Poi il chiacchiericcio si sposterà altrove. Come sempre, più di sempre. Perché le elezioni amministrative sono un'altra cosa rispetto alle elezioni politiche. E chi come me ha vestito la fascia tricolore sa benissimo che cosa significhi fare il sindaco: occuparsi dei sogni e dei bisogni dei cittadini, non inseguire le polemiche della politica politicante.
Quelli del ci voleva la coalizione hanno capito che non è il caso perché le coalizioni cerano e in qualche caso talmente estese da tirar dentro anche i comunisti (delle varie conventicole) e dunque alzano il tiro il problema è Renzi; è vero c'è stato il congresso ma Renzi fa perdere lo schieramento progressista e deve andare a casa: è odiato, è un pallone gonfiato, è inaffidabile.
Quel che è certo, per usare un richiamo a Berlinguer, è che si è esaurita la spinta propulsiva del renzismo e secondo me si è esaurita per un limite intrinseco. Io che ci sto dentro, seppur in periferia, vedo un PD che all'interno non si rinnova (parlo della selezione dei gruppi dirigenti, dei luoghi di dibattito e di elaborazione della linea) e che è molto figlio del vecchio sistema di gestione del potere e su questo terreno la conversione al renzismo di molti personaggi cresciuti in un'altra cultura è servita solo ad inquinare la spinta al cambiamento. Nulla di strano che non riesano ad interpretare i cambiamenti nella società.
Ma oltre al mancato rinnovamento interno hanno pesato la miriade di compromessi politici della seconda fase di governo Renzi e, alla fine, il non trarre le conseguenze del risultato del referendum. La dico senza mezze misure; bisogna avere il coraggio di affrontare l'ostacolo ed è stato un errore non averlo fatto dopo il referendum del 4 dicembre quando bisognava lavorare per il partito degli innovatori. Questo PD la sua sfida la può vincere solo al centro lavorando per far esplodere l'equilibrio precario del centro destra. L'elettorato che alle europee si era spostato sul PD di fronte alla crisi del berlusconismo va riconquistato piantandola con le discussioni sulle concessioni da fare al Pisapia di turno.Il riferimento deve essere un rinnovamento alla Macron: nell'immediato
- legge elettorale con una proposta limpida (maggioritario di collegio e doppio turno) a costo di rimanere minoranza (in quel caso saranno gli altri a dover spiegare cosa hanno combinato e perchè la loro proposta proporzionalista non funziona)
- politiche della sicurezza e della legalità fondate su inclusione e rigore ferreo
- andare allo scontro con i conservatori di sinistra, se occorre (mi riferisco, per esempio, alla partita dei voucher); quelli che agitano la bandierina di un euro in più non devono trovare nè spazio nè ascolto
- politiche dello sviluppo basate sulla economia vera, quella delle infrastrutture, delle PMI, dell'export tecnologico; il nostro riferimento deve essere la Germania se vogliamo uscirne sul medio lungo periodo; Pitti uomo o MIlano collezioni possono essere un supporto ma la creatività italiana va messa al servizio della innovazione e non del fashion.
Oggi un riformista storico come Umberto Minopoli ha scritto provocatoriamente: La maledizione della sinistra. E' sempre cosi' (dai calzoni corti): perde a destra ma i suoi vecchi, anchilosati, presuntuosi, ripetitivi generali senza esercito conosc ono solo un mantra, noioso e scontato: "spostarsi a sinistra". La sinistra e' geneticamente portata a schierarsi contro i fatti (e gli elettori), sempre e comunque. Spero che Renzi, col suo Pd, sia il primo segretario della nostra storia che, ascoltato il consueto mantra dei brontosauri, "a sinistra, ancora piu' a sinistra", li saluti, li mandi in pensione e faccia…l'esatto contrario. Forse se, per una volta almeno e con coraggio, si stoppa la nenia, si grida la verita' , "a sinistra si perde", si interrompe il mantra e si fa una bella conversione opposta ( alla Macron), verso la moderazione e la politica costruttiva, dalle chiacchiere ai fatti, alle politiche la sfanghiamo. Che Renzi ricordi a tutti ( e a se stesso): alle politiche si votera' un partito non "campi" o "coalizioni"; si votera' per determinare chi e' il primo partito e che dovra' formare il governo. E contera', per essere primo partito, risultare credibili, equilibrati, costruttivi e rassicuranti. Tutto menonche dirsi "piu' a sinistra". Sono d'accordo.
Stasera la visione del TG1 mi ha rincuorato; i ladri di Pisa (Berlusconi Meloni e Salvini) hanno ricominciato a litigare i prima serata; Meloni vuole il populismo sociale, Salvini fa il Salvini arrogante e un po' bauscia perché deve parlare ai suoi senza mediazioni, Berlusconi forte del risultato rilancia la sua leadership. Dalle elezioni politiche ci separano alcuni mesi, vediamo di sfruttarli.
- Renzi non minimizzi
- Renzi, che non ha più il problema di essere il primo ministro, prenda delle iniziative