noterelle finali di politica amministrativa – Monticiano
Lo confesso, la provocazione sui seccatoi e sui martiri di Scalvaia non è stata frutto di un impulso, ma meditata. Volevo rimarcare un uso scorretto dell'antifascismo utilizzato come il prezzemolo in cucina; un po' di antifascismo non guasta mai.
Invece ci sono delle cose in cui l'utilizzo strumentale fa male sia all'antifascismo sia a chi lo agita. I valori della lotta antifascista sono due: la riconquista della democrazia nel quadro di una democrazia di massa che superasse il carattere ristretto dello stato liberale, la liberazione dal nazifascismo che da noi, come ormai riconosce quasi tutta la storiografia, ebbe anche il carattere di guerra civile (e Monticiano ne è stato testimone).
C'entra il dibattito sull'antifascismo con le elezioni comunali? Secondo me no e ho usato il paradosso del recupero dei seccatoi (che a Monticiano erano più di 300) per sottolineare l'esistenza di un problema di politica amministrativa specifico e irrisolto che richiede di rispondere a domande come le seguenti: a) come modificare il punto di vista ristretto della normativa regionale pensata per combattere la speculazione e il consumo di territorio, ma inadeguata al contesto? b) quali impegni prendere sul terreno del regolamento urbanistico e della revisione del piano regolatore? Mi si dice che l'impegno a risolverlo fu assunto in prima persona anche dal Sindaco Becucci all'inizio del suo mandato; sono passati 5 anni e il problema è sempre lì. Quasi due anni fa la associazione dei castanicoltori promosse un convegno per sottolineare che la situazione stava rapidamente degradando: rampicanti, crollo del tetto, rovi e se non si fa nulla nel giro di due anni non si riconosce neanche più che lì sotto c'era qualcosa. Ricordo che intervenne l'allora presidente della Unione dei Comuni Giuseppe Gugliotti per dire che bisognava intervenire con la Regione perché, probabilmente, chi aveva scritto quelle norme non aveva presente questa realtà e non aveva mai visto un seccatoio. E così per tutelare l'ambiente ed evitare la speculazione un patrimonio importante del territorio sta sparendo. Ecco una buona occasione per mettere sotto i nostri deputati regionali ad elezioni finite e consentirne il recupero non certo a villette e nemmeno a seccatoio, ma a punti di appoggio per ricominciare a frequentare il castagneto, tenerlo in ordine, farci un picnic. E si vedrà che poi tornano anche i funghi.
Sono un accanito telespettatore della eredità il quiz di trascinamento del TG1 collocato tra le 19 e le 20. Lo guardo perché ho un bello spaccato del mutare (in peggio) della coscienza storica del nostro paese. Cittadini tra i 20 e i 40 anni, spesso laureati, che sanno tutto della vita degli idoli del calcio o della musica, collocano il fascismo negli anni 50 o confondono il risorgimento con il socialismo. E' una bella lotta, di lunga lena, per dirla alla Gramsci; è un lavoro che passa attraverso la scuola, la famiglia, il senso critico, i libri, la costruzione della personalità, per arrivare a comprendere il sè dentro il fluire della storia. Invece non ci farà fare un passo in avanti alcun pistolotto antifascista che rischia di passare sulle persone e non lasciare traccia.
Un'altra questione di cui si è discusso riguarda il carattere politico o civico delle liste. Premetto che impegnarsi a livello comunale vuol dire fare politica e farla sulla dimensione più diretta, quella in cui si verifica subito il risultato del proprio agire. Fare politica vuol dire occuparsi della città, ma civico rinvia a cittadino e dunque non c'è una grande differenza. La differenza la troviamo scendendo al concreto. Storicamente le liste civiche nascono come associazioni di cittadini che, contrapponendosi alle liste di partito, decidono di associarsi intorno alla scelta di migliorare una situazione che vedono mal diretta dai partiti.
D'altra parte i partiti sono coscienti della situazione di distacco con i cittadini e propongono di uscirne facendo un passo indietro, o almeno di lato. Serena Bartalucci lo ha detto in maniera esplicita. Il PD mi ha dato un mandato, vai e poi fai come ti pare, e così è nato Progetto Monticiano, un paio di esponenti del direttivo del PD e poi un gruppo di persone tra i 30 e i 40 anni unite da relazioni di amicizia e da trascorsi nel volontariato o nell'associazionismo. Il legame con la grande politica è di tipo indiretto: ci collochiamo politicamente nell'area del centro sinistra e pensiamo che nella realtà senese caratterizzata da omogeneità politica regionale, provinciale e comunale si debba battere la strada della collaborazione. Dice Francesco Petrini: siamo uniti dalla idea di collaborare ma avendo la bussola del bene di Monticiano, vogliamo coinvolgere le persone, non abbiamo dietro nessuno, ci richiamiamo allantifascismo. Aggiunge Bartalucci,in risposta alle domande sul contesto di contorno; intendiamo essere attivi con gli enti superiori o a noi vicini, ma intendiamo ridiscutere tutto.
La lista è politica nel senso mostrato dalla presenza alle iniziative di politici del territorio e, rispetto alla prima volta, devo dire che la squadra mi appare eccessivamente nuova sul piano delle professionalità. Mi aspettavo qualche competenza tecnica in più dall'ingegnere di origine albanese che invece l'altra sera ha candidamente confessato di non sapere molto di piani regolatori e regolamenti urbanistici. Nel caso di sconfitta viene fuori un bel gruppo di opposizione (3 consiglieri), nel caso di vittoria vedo qualche esigenza di utilizzo di almeno un assessore esterno, perché di persone con le caratteristiche del candidato sindaco ne sarebbe servita qualcuna in più. Lo si è visto bene mercoledì alla iniziativa di chiusura dominata dall'intervento ampio e di supplenza del consigliere regionale e presidente della commissione sanità Scaramelli, posto in apertura, mentre sono mancate proposte di governo che andassero al di là del rimbocchiamoci le maniche. E' il limite della scelta di lista politica, è il limite di aver rifiutato il terreno della lista civica che ha fatto mancare la presenza di professionalità spendibili.
A proposito dell'intervento di Scaramelli, molti dei presenti hanno percepito un eccesso di zelo con qualche decina di io sono con voi, ma non con voi di Monticiano con voi della lista di centrosinistra. Monticiano ha bisogno di rapporto con gli enti superiori e viene da una situazione di abbandono. Lo si è visto sul terreno urbanistico, su quello della centrale a biomasse, sulla politica dei trasporti, sulla mancanza di una politica di area su turismo e sviluppo. Il rapporto virtuoso deve esserci chiunque sia il vincitore delle elezioni perché il sindaco è il sindaco di tutti e il consigliere regionale è il consigliere di tutti.
Giovedì sera è stata la volta della lista Colozza (uniti per il rinnovamento) e loro hanno fatto una scelta diversa: i candidati consiglieri hanno fatto interventi ampi e di tipo programmatico. Ha cantato fuori dal coro il solo Mircko Giorgini polemico e allusivo, figlio di tre sindacature da oppositore e un po' vittima della sua storia.
Lo scrivo da buon conoscitore della contabilità degli enti pubblici: parla di bilancio ma, ogni volta che lo ascolto, invece di sentire ragionamenti fondati sui dati sento numeri esposti a casaccio e alla fine il mantra non si sa che fine hanno fatto si parli della scuola, degli stanziamenti di enti superiori, degli introiti del multavelox o di campo Romito. Ma come non si sa che fine fanno i soldi pubblici?
Magari i bilanci sono complessi da leggere e le procedure di spesa e di variazione sono complesse e piene di adempimenti ma se cè una cosa che riguarda la contabilità finanziaria (basata sulla distinzione di bilancio di competenza e bilancio di cassa e sui residui cioè sui danari messi a bilancio ma non spesi e non incassati) è che i danari non spariscono. Ieri ci ha confermato di avere nuovamente attivato la Corte dei Conti e ha citato due importi rilevanti che non si sa che fine abbiano fatto: 4 milioni e 800 mila euro incassati dalle multe e 800 mila euro legati alla realizzazione della nuova scuola. Magari se impara a leggere i bilanci evita di fare brutte figure, ma intanto fa volare gli stracci ad uso di chi non capisce.
Ha citato una questione già sollevata in occasione della presentazione di Progetto Monticiano: Murlo non dà contributi per il 118 mentre Monticiano finanzia il canile di Murlo. Gli rispose la sindaca di Murlo Fabiola Parenti che era presente; è una questione di bacini: il canile è consortile dei 4 comuni e dunque Monticiano partecipa alla spesa, il bacino del 118 è diverso, va anche fuori provincia nel grossetano, mentre Murlo afferisce al servizio di Monteroni d'Arbia. Dopo di che lo spostamento delle ambulanze per le emergenze lo gestisce la centrale interprovinciale che cerca di ottimizzare il servizio e dunque nulla di strano se accade che l'ambulanza di Monticiano occasionalmente vada nel territorio di Murlo. Cultura di governo, per favore.
E vengo alla parte, davvero bella, della serata di Uniti per il Rinnovamento; i candidati consiglieri hanno lavorato partendo dai propri interessi e dalle proprie professionalità e ne è uscita una serata piena di proposte su Raccolta differenziata, turismo, sanità, funzionamento della macchina comunale, tributi, impianti sportivi, insediamenti produttivi. Particolarmente approfonditi in termini di numeri e di dettaglio della proposta quelli di Lucia Ganozzi (spazzatura) e di Renata Poggioli (turismo a Monticiano, nell'area Farma Merse, in provincia). La squadra ha lavorato e si è visto, facendo vedere che c'è un progetto di governo e di rilancio del territorio; peccato fosse presente un solo candidato dell'altra lista, perché certe proposte sono preziose e chiunque vinca le elezioni andranno raccolte.
C'è però un buco nero che accomuna le due proposte quello delle fusioni e delle politiche d'area per arrivarci. Il problema non è quello di aggiungere 300 abitanti, superare Chiusdino e non correre il rischio di essere risucchiati. I comuni, se vogliono affrontare i problemi tecnici e di complessità che abbiamo di fronte (urbanistica, turismo, controllo del territorio, servizi scolastici e sanitari hanno bisogno di arrivare a dimensioni ottimali intorno ai 15 mila abitanti unificando servizi e uffici, distribuendoli tra le diverse comunità e puntando a realizzare strutture caratterizzate da un'unica vocazione territoriale. Farlo non significa perdere la scuola o il servizio sanitario, ma migliorarne le caratteristiche in termini di qualità ed efficienza del servizio offerto e ragionare, per quanto riguarda la macchina comunale, in termini di front-office efficienti e di telematica con una gestione delle informazioni basata sull'utilizzo della rete in cui non viaggiano le persone, ma viaggiano le pratiche in maniera immaterriale.
Per noi ciò significa ragionare su Chiusdino, Montieri, Civitella e Roccastrada. Murlo va verso l'Arbia e Sovicille può far da sè. Ne ho trattato in due articoli di qualche mese fa e di un anno fa; li ripropongo Unione o fusione (aprile 2016) e Unione o fusione un anno dopo (marzo 2017).
Chiudo con un ringraziamento a Sandra Becucci che in questi quattro anni ha fatto quel che ha potuto rimanendo molto spesso da sola. Abbiamo due candidati sindaci che potrebbero inaugurare la strada dei due mandati. Mi auguro che domenica si inauguri una fase nuova e che entrambe le liste lavorino sulle cose da fare, che sono tante: macchina comunale, trasporti, vocazione del territorio e turismo (inclusa la caccia e i funghi), servizi sociali scolastici e sanitari, sviluppo e politiche per il lavoro, beni naturalistici e archeologici, coinvolgimento dei cittadini nella cittadinanza attiva. Alla fine decideranno i cittadini di Monticiano perché la golden share è nelle loro mani.