La vecchia sinistra e l’irrefrenabile tendenza al suicidio – di Giovanni Cominelli
Partito e faziosità. Perché la sinistra in Italia manifesta una tendenza irrefrenabile alla frammentazione suicida? La spiegazione che l’uomo della strada si dà è semplice: politica vuol dire partito, partito vuol dire “parte” e “fazione”. Di più: la natura umana, compresa quella dei politici, è fatta di ambizioni e di libido imperii. Sempre è stato, sempre sarà. Troppo semplice per essere vero.
L’idea di “sinistra” è entrata in crisi. Il fatto è che, dopo il 1989, data dell’implosione del sistema degli stati comunisti, è finito un secolo e mezzo di storia della sinistra europea, incominciata con il Manifesto del Partico comunista del febbraio 1848. Alla fine di questa storia, è saltato il concetto di sinistra, così come era stata pensata. Così, in discussione non c’è soltanto se le politiche siano o no “di sinistra”, ma, più radicalmente, che cosa sia “sinistra”. È a partire dal trauma del 1989 che risultano più comprensibili le convulsioni dentro il PD e alla sua sinistra.
La storia per capire. Fino al 1848, la gerarchia dei valori-vincoli della sinistra era stata quella canonizzata dalla Rivoluzione francese: liberté, égalité, fraternité. Marx la capovolse: prima la fraternité (quella della ”classe” del proletariato sfruttato), poi l’égalité di tutti i cittadini (dalla quale, per tutto il lasso di tempo del socialismo, prima dell’arrivo del paradiso terrestre del comunismo, sono esclusi i cittadini-proprietari dei mezzi di produzione), poi la liberté.
Questa è stata la piattaforma del movimento operaio, prima socialista e, dal 1921, comunista. Non senza importanti variazioni: il Programma di Gotha del 1875 della nascente socialdemocrazia tedesca fu criticato da Marx, perchè alla dittatura del proletariato preferiva la democrazia parlamentare per realizzare i fini del socialismo. Ciò che univa – ed ha continuato a farlo fino ad oggi – la socialdemocrazia classica e i Partiti comunisti europei era il riferimento al proletariato – poi classe operaia, poi lavoro, poi lavori – quale base sociale e soggetto ontologico e storico della sinistra. Chi è di sinistra, deve fare/dire per i lavoratori. Se non fa/dice, non è di sinistra. Peggio: è un traditore della sinistra.
Chi non è di sinistra. Prima la libertà, poi la giustizia. Perciò non sono di sinistra Blair, Valls, Macron, Schroeder; non era di sinistra Craxi, non lo è Renzi. Questi apostati e traditori del vangelo marxiano, infatti, hanno osato rimettere sulla sua base più propria la piramide rovesciata della Rivoluzione francese: prima la libertà, prima la persona, poi seguono le politiche di eguaglianza e di solidarietà.
La lotta per la libertà – “libertà da” e “libertà di”- è un presupposto e un vincolo per le questioni di giustizia. La collocazione nella storia, la cultura politica, i programmi non si costruiscono più a partire da una classe sociale determinata, ma dalle persone, intese come cittadini: cittadini-bambini, cittadini-studenti, cittadini-operai, cittadini-imprenditori, cittadini-giornalisti, cittadini-anziani…
Il cittadino-lavoratore non ha più la primogenitura storica della liberazione umana e tutti gli altri non sono più ridotti a semplici alleati o compagni di strada. Il programma di governo nasce al punto di intersezione tra necessità/bisogni/domande dei cittadini e la tradizione intellettuale e etica che proviene dalla storia culturale europea, ebreo-classico-cristiana.
Essa ha sullo sfondo un’idea della storia umana, e in prima fila, un’idea della persona come “individuo attraversato dal suono dell’altro” e del suo destino fallibile su questa terra. C’è un pensiero che ritiene, con Kant, che “l’uomo è un legno storto, dal quale non si può trarre nulla di diritto” e un pensiero che si figura come onnipotente, per il quale l’uomo si può raddrizzare, “a sua insaputa”, gli piaccia o no! La politica come ortopedia giacobina e leninista.
Le scomuniche da parte della vecchia sinistra: Renzi è di destra come Berlusconi. Dal primo pensiero nasce una sinistra interclassista e post-classista, quanto all’elettorato, e cristiano-umanista-liberale, quanto alla tavola dei valori. Contrastata: i vari Sanders, Corbyn, Hamon, Lafontaine, Bersani, D’Alema… ancorati alla vecchia sinistra di classe “pre-‘89”, dispensano quotidianamente condanne per eresia.
L’Adversus Haereses di S. Ireneo, scritto contro “la falsa gnosi”, pare essere il loro modello letterario. La riduzione della diversità di opinioni a tradimento e a cedimento morale non è l’effetto di un’intemperanza polemica, che vìola il galateo politico. È la conseguenza logica della visione della storia, che la sinistra di classe persegue imperterrita: chi passa dalla “classe” all’interclassismo e dal “partito di classe” al “partito pigliatutto” – il partito della nazione – fuoriesce dai binari della Storia progressista, retrocede nelle trincee della conservazione e della reazione. È la falsa gnosi. Renzi, dunque, è di destra come Berlusconi.
La vecchia sinistra destinata a spaccarsi. Solo che questo ostinato e pigro dogmatismo, se sottoproduce sempre nuove intransigenze e nuove fratture, contiene anche una clausola di dissolvenza. Infatti, se ti metti sulla via dei Catari, incontri sempre un cataro più cataro che ti epura. Così pressapoco Nenni, scolpendo in un aforisma la storia secolare della sinistra. Donde partitini, movimenti, sigle in dissolvenza.
Eppure, la fine della classica distinzione tra destra e sinistra, non significa né la fine della storia né la fine del conflitto sociale per una più equa spartizione delle risorse del pianeta. Semplicemente, nascono nuove fratture e nuovi crinali, rispetto ai quali ricollocarsi. Su tutti, un crinale antico dell’avventura umana: pace o guerra? Oggi si articola in dilemmi cogenti e drammatici: globalismo o nazionalismo, governo del mondo o sovranità nazionali, società aperte o chiuse?…
La sinistra che sta con Trump, con il protezionismo, contro la libertà di circolazione di uomini e merci è di destra o di sinistra? È di sinistra “declinare a sinistra” il protezionismo di Trump, come suggerisce Bersani? La sinistra può essere nazional-socialista? L’avvento di Trump sulla scena mondiale costringe tutti a rivedere i paradigmi, che da oltre un secolo a questa parte, hanno presieduto alla formazione dei poli politici di destra e di sinistra. Insomma: la canzone di Gaber del 1994 su “cos’è la destra, cos’è la sinistra” aveva alle spalle una percezione meno fatua di quanto si attribuisse all’epoca al cantautore, subito accusato di essere un voltagabbana..
Bastano le motivazioni ideologiche per spiegare la frammentazione settaria a sinistra? Certo che no. Esse camminano pur sempre sulle gambe degli uomini. In tempi di crisi dei dogmi secolari della sinistra riacquista un peso specifico maggiore al “fattore umano”: l’ambizione personale, la brama di potere, la vendetta e la rivalsa… Ma il fattore umano è solo il cerino che ha acceso la miccia corta della vecchia sinistra del nuovo millennio.
Sulla soglia del quale, Jean Guitton – morto nel 1999 – ha scritto: “Stiamo entrando in un tempo metafisico…”.