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discutendo di ammissione all’esame di stato — 2 commenti

  1. Leggo sempre con grande interesse le sue riflessioni, che aprono spunti di dibattito e di confronto. Nel caso specifico la domanda che sorge spontanea é : ” perché ogni ministro dell’istruzione appena si insedia dimostra un’iperatività riformista, che si concretizza spesso nella revisione dell’esame di stato?” In altri termini io pongo una questione metodologica: di solito il criterio che cerchiamo di insegnare ai ragazzi é quello di seguire un ordine logico, di affrontare un problema alla radice e di cercare di risolverlo: la scuola italiana ha visto negli ultimi vent’anni una netta diminuzione delle capacità di base degli studenti ( e parlo di leggere, scrivere e far di conto). I nostri ragazzi sono certamente stimolati da progetti, attività, mode metodologiche e tecnologie dedicate alla didattica, la cui ricaduta non è dato conoscere, perché manca una necessaria e ragionevole continuità e una rigorosa analisi degli esiti. Il risultato di questo modus operandi così convulso credo sia sotto gli occhi di tutti. Un’altra preoccupazione che mi tormenta é la constatazione quotidiana che la scuola ha perso il suo ruolo di ascensore sociale: io sono figlia di due genitori con licenza elementare ma ho frequentato il liceo classico e mi sono laureata senza particolari difficoltà, anzi, con discreti risultati e non ho mai percepito sostanziali differenze nei confronti di compagni figli di laureati; i successi e gli insuccessi scolastici erano da reputarsi responsabilità individuali e la cultura veniva percepita come qualcosa di accessibile a chiunque avesse voglia, passione e curosità. Oggi il panorama è decisamente differente e la provenienza socio culturale ha un ruolo fondamentale nel successo scolastico: questo a mio parere è il dato più significativo da cui partire: se la scuola non riesce a ridurre le differenze culturali tra i suoi studenti va riformata; ma la riforma deve partire dalle radici e da investimenti cospicui per sostenere modalità di apprendimento in gruppi piccoli, classi di livello e aperte, attenzione al recupero ecc. Francamente l’esame di stato, l’ultimo e tutto sommato meno significativo step educativo, non dovrebbe essere in cima alla lista delle priorità.

    • Professoressa Cavanna mi limito a considerazioni di natura giuridica perché gli argomenti della seconda parte dell’intervento sono fuori asse rispetto all’articolo di cui stiamo parlando (perché non prova a scrivere qualcosa di organico con tanto riferimentoi alla esperienza in trincea e me lo manda da pubblicare su Pensieri in LIbertà?).
      I dlgs sono la traduzione di deleghe contenute in una legge dello stato (in questo caso la 107) con cui il parlamento delega il governo dopo aver fissato argomenti e paletti ad emanare i decreti legislativi, aventi forza di legge, dopo un iter così fatto: CDM, commissioni parlamentari ed eventualmente conferenza stato regioni per pareri obbligatori, nuova deliberazione dei DLGS eventualmente modificati per recepire le osservazioni in CDM.
      Nel nostro caso la delega era in scadenza a metà gennaio e i DLGS sono stati emanati appena in tempo utile. Non sono frutto del lavoro del ministro Fedeli ma del precedente governo, anche se le squadre di tecnici che li hanno materialmente elaborati sono state largamente riconfermate.
      I decreti sono diversi, oltre a quello sugli esami (anche delle medie) con tutta una parte su handicap e dsa riguardano la scuola da 1 a 6 anni, l’istruzione professionale, alcune modifiche di minor peso ai due regolamenti su IT e IP posti da sentenze dei TAR, il reclutamento dei docenti, il diritto allo studio. Io mi sono limitato a prendere posizione sulle cose che conosco ma c’è un sacco di materiale da valutare. I tempi per la approvazione definitiva sono previsti intorno alla metà di marzo.

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