fine della III prova e tanto altro
Tra i tanti decreti legislativi figli della Buona Scuola, inviati alle commissioni parlamentari per il parere obbligatorio prima della emanazione definitiva, ce ne è uno che riguarda tutta la partita degli esami del I e II ciclo e mi soffermerò ad esaminare quelli del II che vengono ritoccati in più punti. Il parere scade a metà marzo e la entrata in vigore sarà prevista per il prossimo anno scolastico 2017/2018.
Lo scopo principale (lo dice esplicitamente la relazione di accompagnamento) è quello di adeguare la struttura dell’esame alle modifiche intervenute con il riordino Gelmini le cui caratteristiche operative stanno nelle Linee Guida e nelle Indicazioni nazionali per la istruzione tecnica e per quella liceale. Ma se quello è lo scopo c’è da osservare che le modificazioni sono un po’ a macchia di leopardo, più profonde per alcune parti e meno per altre.
Per esempio tutta la partita della didattica laboratoriale avrebbe dovuto comportare (almeno per la istruzione tecnica) una qualche forma di accertamento sul campo e invece nulla cambia sul piano della struttura dell’esame e ci si limita ad intervenire sulle caratteristiche della II prova (ma ciò è già in atto con la proposizione di testi più affini alla didattica per competenze e il decreto si limita a confermare).
Sulla stampa e sui social media si è rimarcato il passo indietro sulla questione della ammissione: ritorna ad essere sufficiente la media del sei (con educazione fisica che fa media) e ciò viene interpretato come un arretramento sul tema del rigore. L’obbligo della sufficienza in tutte le materie aveva una funzione duplice: invogliava gli studenti a non lasciar correre rispetto alle discipline meno amate, costringeva il docente e il consiglio di classe ad impostare strategie individuali di recupero in corso d’anno e a dar conto in atti ufficiali delle dinamiche di miglioramento impostando la valutazione finale su queste basi.
Per esperienza diretta da Dirigente Scolastico le situazioni meritevoli di attenzione erano solitamente intorno al 20% in ogni classe mentre i casi finali di non ammissione avevano carattere di eccezionalità (tra l’1 e il 2% dei candidati).
Per questa ragione vedo un debole arretramento di rigore che è però bilanciato dal fatto che lo studente con singole insufficienze se le vedrà ora comparire in chiaro sulla pagella e le vedrà anche pesare nell’abbassamento della media (e dunque del credito) che nella riforma aumenta di peso.
Un altro elemento di positività connesso alla nuova ammissione è il requisito del superamento con esito positivo delle prove Invalsi (Italiano, Matematica, Inglese), prove che non solo sono obbligatorie ope legis ma diventano ordinaria attività didattica per la scuola togliendo ogni cavillo a disposizione dei boicottatori. Per inciso l’esito di queste prove potrà essere utilizzato dalle università per valutare le graduatorie di ammissione (in presenza di numero programmato).
La Alternanza Scuola Lavoro, nei tempi e nei modi già previsti, interviene a tre livelli: è un requisito per la ammissione, è oggetto di relazione durante il colloquio (e prende il posto del ridicolo rito della tesina), fa parte del curriculum e della certificazione finale.
Molto bene, ma mi sento di fare un rilievo contro l’antico vizio italico di dichiarare sempre uguale ciò che è diverso. Concordo sulla utilità della alternanza anche nel segmento liceale, non concordo invece sulla sostanziale uguaglianza di peso che le si dà con la Istruzione Tecnica. Nel vecchio DLGS della riforma Moratti (mai applicato) l’ultimo anno di scuola media superiore doveva essere un anno di sedimentazione, di riflessione sulle scelte di vita e di ricerca.
Di quelle idee è rimasta la ripartizione dei 5 anni in 2+2+1 ma poi quell’uno è stato nuovamente risucchiato nell’idea, dura a morire, di triennio. Per i Licei, che hanno come finalità principale quella di preparare agli studi universitari, perché non sfruttare l’ultimo anno come occasione per ricerche vere su argomenti monografici e riversare tali ricerche, almeno come opzione rispetto alla relazione sull’Alternanza, dentro il colloquio d’esame?
E’ stato finalmente rivisto il peso del credito scolastico che passa da max 25 a max 40 con un contestuale riequilibrio di peso in terza (12), quarta (13) e quinta (15). Che la storia scolastica pesi un po’ di più è giusto, anche se, come ci mostrano tutti gli anni le statistiche sulla assegnazione della lode, c’è nel nostro paese una questione meridionale all’incontrario nella assegnazione dei voti e su questo punto sarebbe auspicabile qualche intervento teso a ripristinare criteri di maggiore uniformità (non so dirvi come visto che i servizi ispettivi sono stati gradualmente aboliti).
E veniamo all’esame vero e proprio da cui scompare la III prova mai realmente decollata nelle sue finalità di allargare lo spettro e misurare la capacità di integrare le conoscenze. Si era largamente parlato della opportunità di trasformarla in una prova nazionale tesa a stimolare e verificare la formazione di uno zoccolo duro di competenze valido erga omnes magari affidando contestualmente la II prova alle commissioni. Si è scelto di toglierla di mezzo intervenendo sulle caratteristiche e sulle materie della II prova (processo già in atto).
E’ prevista la emanazione di due decreti ministeriali che riguarderanno le caratteristiche della prima e della seconda prova e che potrebbero intervenire, per la prima, sulla distinzione introdotta sperimentalmente da Berlinguer su tipologie, ambiti e forme di scrittura e per la seconda sulla opportunità di una maggiore rotazione delle discipline coinvolte. In quell’ambito, finalmente, verrà definita la struttura delle griglie di valutazione che non saranno più lasciate alla creatività ed eterogeneità delle commissioni cercando di ridurre al minimo gli elementi di discrezionalità.
Quelli sulla seconda prova sono processi già in atto da due anni sia per quanto riguarda la struttura della prova, sia per quanto riguarda la rotazione tra le materie e l’unico elemento, ancora sospeso riguarda la attivazione dello scambio Matematica«Fisica al Liceo Scientifico. Nella Istruzione Tecnica e nella prova di Matematica per lo Scientifico c’è stata una netta riduzione degli aspetti tecnici a favore di quelli di natura concettuale: saper progettare, saper dimensionare, saper costruire modelli, saper cercare nella teoria gli aspetti di natura concettuale necessari.
La prova di Matematica dello Scientifico dello scorso anno è stata paradigmatica e ne ho ampiamente trattato in In matematica: cosa serve? A chi serve? e mentre scrivo questo articolo uno spettro si aggira tra gli addetti ai lavori perché i testi proposti come simulazione della prova di fisica appaiono poco convincenti (mi riferisco in particolare alla formulazione del problema del magnete che cade in un tubo di rame). Si sta per fare una cosa nuova che coinvolgerà molti docenti e molti studenti: non è il caso di coinvolgere nella preparazione l’AIF (associazione degli insegnanti di Fisica) che, per via del progetto Olimpiadi, ha una esperienza ultradecennale e spalmata sull’intero territorio nazionale?
Le due prove scritte verranno equiparate, in peso, al colloquio. Venti punti a testa: la prima e seconda prova passano da 15 a 20 punti ciascuna e il colloquio scende da 30 a 20. Si potrebbe sollevare la obiezione che si avrà un ulteriore alleggerimento del peso delle singole discipline (diminuzione del peso del colloquio e abolizione della III prova).
E’ vero e la risposta sta in due elementi: nell’aumentato peso del credito scolastico che, per sua natura, contiene una valutazione media della storia scolastica e nella necessità di ripensare il colloquio.
A proposito di ciò così si esprime il decreto: “Il colloquio ha la finalità di accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale dello studente. A tal fine la Commissione propone al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale anche utilizzando la lingua straniera”.
Anche qui siamo pienamente all’interno del riordino dei cicli. Le commissioni dovranno cambiare il loro modo di lavorare ed è auspicabile che la prima Ordinanza Ministeriale entri nel merito ed eviti i giri di parole. Una occasione verrà anche dalla formazione specifica che i candidati presidenti saranno chiamati a svolgere. Staremo a vedere.
Articolo scritto per Scuola Oggi