Gianni Simoni – le inchieste di Petri e Miceli
Ai gialli italiani di solito ci arrivo su indicazione di mia moglie e anche questa volta è andata così. Ne ho iniziato uno quasi per caso e dopo poche pagine ho scperto che ne valeva decisamente la pena.
L'ex giudice Gianni Simoni è del 1938 ed è entrato in magistratura nel 1967 operando a Brescia e a Milano. Si è occupato di questioni quali il delitto Ambrosoli e, sul caso Sindona, ha anche scritto un libro. L'ex giudice istruttore di Brescia Petri, lo afferma lui stesso, è un personaggio autobiografico, mentre il commissario capo della mobile bresciana Miceli è la trasposizione di tanti uomini di polizia incontrati nella sua azio ne di magistrato.
Avendo letto i diversi romanzi in ordine sparso ho iniziato da quelli in cui il vero e grande protagonista è Petri mentre Miceli resta in secondo piano e mi ero chiesto come mai dal punto di vista editoriale i due fossero messi sullo stesso piano.
Ora che sono arrivato a quota sei mi rendo conto che si tratta di un affresco sulla società italiana della provincia del nord e che Petri e Miceli, di volta in volta, e a turno, svolgono un ruolo preminente ma in realtà c'è sempre un protagonista occulto: la società italiana di provincia. Tutto dipende dalle caratteristiche della storia; con Petri c'è un peso maggiore per il pensato, con Miceli predomina l'azione, ma i due lavorano in coppia e si completano, mentre sullo sfondo compaiono il governo Monti, la riforma delle pensioni, la pedofilia, i serial killer o i drammi interni alle famiglie per bene.
Petri ha le sue piccole abitudini (tra cui il riposino post prandiale che è sacrilego interrompere), il piacere delle sigarette e del vino (con una passione per il Traminer), la lettura della Repubblica, il girovagare per Brescia, il gusto di esaminare i contesti criminali mettendosi di lato per cogliere ciò che a prima vista potrebbe sfuggire (e in ciò si rispecchia nella giovane ispettrice Grazia Bruni), un fondo di anticlericalismo che lo spinge a stare alla larga dalle tonache nere verso cui ha una sorta di prevenzione appena velata.
Non si sa perché Petri sia andato anticipatatamente in pensione; le ragioni del prepensionamento traspaiono qua e là ma non vengono mai esplicitate (un giorno ce lo farà sapere) forse una delle ragioni è da cercare nel mondo del potere ben rappresentato dalla figura del Procuratore Generale (tronfio, vanesio, invidioso, innamorato della forma e della gerarchia). Accanto a Petri c'è una moglie più giovane, autonoma e con la sua vita ancora attiva tra insegnamento universitario e convegnistica e che vorrebbe un marito più disponibile alle evasioni dal contesto (le vacanze in montagna, le crocere).
Il rapporto tra i due è quello degli amori antichi in cui predominano le cose non dette e che consentono di riflettere sull'altro, di osservarne i comportamenti tacendo, perché il silenzio fa parte del rito, di temere l'affievolimento della passione. Petri teme di invecchiare e ha un rapporto strano con le donne: verso Grazia Bruni, la affascinante rossa destinata a prendere il posto di Miceli, ha un rapporto strano a metà tra il compiacersi di esere apprezzato da una bella donna che potrebbe essere sua figlia e, appunto, una specie di amore filiale.
Le donne, le due mogli, la ispettrice e le donne dei diversi romanzi sono donne vere: stanno dietro le quinte, sopportano, comprendono e, quando è il momento, danno la loro zampata.
Se guardo in controluce le due figure dell'ex giudice e del commissario ci vedo anche la differenza di classe
- la magistratura e i magistrati fanno parte della buona borghesia; vivono in un mondo dove non si sa cosa voglia dire mettere in fila il pranzo con la cena e dunque sia nella versione antipatica del procuratore generale Martinelli che vive tra pranzi con le autorità e ha rapporti dispotici con i subalterni, sia in quella accattivante del giudice Petri, la giustizia ha la G maiuscola; non ci sono vie di mezzo; la giustizia si occupa di giustizia e per il resto, più o meno, non c'è posto.
- il mondo dei poliziotti, sia in alto sia in basso, è un mondo più concreto che fa i conti con i problemi del vivere quotidiano anche quando si incontra con quello della piccola criminalità o con le questioni sociali; così accanto alla (G)iustizia ci sono spazio e attenzione per la solidarietà e per la comprensione dei problemi dei poveri cristi. C'è anche la non subalternità nei confronti del potere e così ci ritroviamo ad essere partecipi come quando, di fronte alla ennesima soperchieria, Miceli, dopo essersi assicurato che sono soli e che le porte sono insonorizzate manda a farsi fottere il Procuratore Generale sempre pronto a pavoneggiarsi dei successi altrui e a scaricare le responsabilità quando qualcosa non va per il verso giusto.
Dimenticavo: non sono romanzi di critica sociale, sono dei gialli e le storie sono pensare e scritte molto bene con colpi di scena, rovesciamenti di fronte e una descrizione acuta e accattivante dei diversi personaggi che mi ha richiamato alla mente la lettura di Simenon. Dopo averli letti vi sarete un po' riconciliati con il mondo dei giudici, almeno di quelli umani e non eccessivamente astratti mentre sarete confortati dallo scoprire che il mondo della polizia è un mondo vario, pieno di persone per bene e in cui le diverse caratteristiche personali, se vengono correttamente dirette, come fa Miceli, sanno far fare al gruppo un salto di qualità.
I libri sono pubblicati da TEA e costano un po' meno di 10 euro ciascuno.
1) Un mattino d'ottobre
Brescia, 27 ottobre, ore 8.00: l'ingegner Rava lascia casa sua in auto. Ore 9.10: Giorgio Anselmi, autotrasportatore, mette in moto il suo furgone. Ore 9.15: la piccola Giulia, quattro anni, figlia di un noto avvocato e di una stimata pneumologa, col suo vestitino giallo, si avvia al parco sotto casa accompagnata da Santina, la baby sitter. Ore 9.47: la mamma di Giulia compone un numero di telefono. Il cellulare dell'ingegner Rava squilla all'improvviso, quanto basta per distrarlo e fargli mancare uno stop. Il furgone di Giorgio Anselmi arriva troppo veloce all'incrocio. Una spaventosa carambola e, alla fine, un fagottino giallo informe resta sul marciapiede. È solo l'inizio. Due settimane dopo, l'ingegner Rava viene trovato morto, assassinato. Tre settimane dopo, Santina Vergottini sta passeggiando da sola, quando due colpi la raggiungono al torace. Quasi due mesi dopo, Letizia Strambi, pneumologa, in auto davanti a casa, si becca due pallottole in fronte. Un orrore inarrestabile, destinato a mietere altre vittime, apparentemente innocenti e slegate l'una dall'altra…
2) Commissario, domani ucciderò Labruna
Il commissario Miceli, prossimo alla pensione, non aveva più voglia di seccature. Così, quando una lettera anonima – C o m i S a r io d O m A n I u c i d e r O l A B r U n A – arrivò sulla sua scrivania, la tentazione di prenderla come uno scherzo fu forte. Ma si sbagliava il commissario Miceli. Adesso c'è anche un cadavere a gridarglielo in faccia. E non è che l'inizio di una serie apparentemente inarrestabile di delitti. Sì, perché dopo Labruna tocca a Lobianco, e poi a Larossa e… Il serial killer dei colori scuote la città di Brescia. Miceli, affiancato dall'amico Petri, ex giudice in pensione, e da un'eccellente squadra d'investigatori, è chiamato a risolvere il caso. Ma il loro peggior nemico è il tempo, che sembra voler giocare a favore del misterioso avversario…
3) Lo specchio del barbiere
Un presunto rapinatore viene assassinato a colpi di pistola in una tabaccheria del centro di Brescia; il cadavere di un neonato viene ritrovato in un cassonetto della periferia; su un'isola del lago d'Iseo, la proprietaria di una pensioncina riceve minacce e persecuzioni da un misterioso aggressore e rischia di impazzire. Ironia della sorte: l'ex giudice Petri, ormai in pensione, aveva conosciuto il tabaccaio pochi giorni prima, quando era andato nel suo negozio a scegliervi una pipa; e ha l'avventura di trovarsi in quella pensioncina sul lago, mentre si verificano quegli strani e inquietanti episodi ai danni della padrona. Così, quando il commissario, e suo buon amico, Miceli lo chiama per farsi dare una mano nell'indagine del bambino abbandonato, Petri inevitabilmente si trova a dover procedere su tutti e tre i fronti. …
4) La morte al cancello
I corpi privi di vita di due senzatetto vengono ritrovati nella periferia di Brescia. La ricca e bella moglie di un medico molto in vista nella città viene barbaramente uccisa davanti a casa sua. Due casi di omicidio apparentemente lontanissimi, ma entrambi molto scomodi perché attirano l'attenzione pubblica. Due casi che scottano sulla scrivania del commissario Miceli. Ma anche questa volta Miceli non sarà solo a sbrogliare l'intricata matassa: al suo fianco, oltre ai collaboratori più fidati troveremo l'ex giudice Petri, che, assetato di giustizia e insofferente della sua altrimenti noiosa vita da pensionato, non esita a buttarsi in una nuova indagine. Ma se il primo caso sembra non trovare risposta – chi poteva avercela con due barboni che non avevano mai dato fastidio a nessuno? – il secondo parrebbe averne troppe, perché molti potevano avere interesse a togliere di mezzo la bella signora – il marito, dall'alibi zoppicante, l'amante troppo giovane per lei, il marito dell'amica assetato di soldi… Un giallo noir teso fino alle ultime pagine …
5) Pesca con la mosca
Tavernole sul Mella, Val di Ledro, Brescia: i vertici di un macabro triangolo all'interno del quale si consuma una catena di omicidi sconcertanti, il cui solo comun denominatore pare essere l'abito talare indossato ora dai sospettati ora dalle vittime. E l'ex giudice Petri questa volta sembra finirci in mezzo proprio per caso, quando, in un tiepido pomeriggio di fine estate, durante una battuta di pesca con la mosca, s'imbatte in un macabro spettacolo: il cadavere di una giovane donna che galleggia pigramente in un'ansa del torrente nel quale sta pescando. È l'inizio di una trama sempre più intricata, in cui gli omicidi si susseguono a ritmo inquietante; in cui la soluzione un momento appare a portata di mano e subito dopo è ambigua e fuorviante; in cui le acque si confondono in continuazione e assassini e vittime paiono scambiarsi le parti in un gioco perverso. Un'indagine molto scomoda per Petri e Miceli, che, tuttavia, come sempre, non scenderanno a compromessi in nome della giustizia.
6) Il ferro da stiro
Ormai in odor di pensione, il commissario Miceli, che, tra una cena di commiato e le ultime consegne alla Bruni, chiamata a succedergli, sarebbe felice di chiudere la carriera in tutta calma e serenità, l’ultima cosa che si aspetta a due settimane dal meritato riposo è che proprio il suo più caro amico, l’ex giudice Petri, gli piombi in ufficio con una rogna. Ma Petri, al contrario di Miceli, non perde occasione per inseguire il colpevole di turno, e questa volta il pretesto gli giunge davvero per caso: un ferro da stiro preso in prestito presso un elettricista, in sostituzione di quello guasto di Anna, sul quale spiccano alcune piccole macchioline rosse. Ruggine o sangue? Attraverso una rapida analisi della Scientifica, non è difficile avere la risposta: con quel ferro da stiro è stato colpito qualcuno, forse ucciso. Da qui prende l’avvio una complicata indagine per ricostruire a ritroso la strana storia di quel ferro da stiro e, soprattutto, dei suoi proprietari. È un caso di omicidio? Riusciranno i due a chiarire tutti gli aspetti di una vicenda intricata e dolorosa, prima che Miceli debba passare il testimone?
7) Chiuso per lutto
Il commissario Miceli è al suo primo giorno di pensione, quando una lettera del Ministero lo informa che, a causa di un errore di calcolo, gli toccherà lavorare un altro anno. Tuttavia, nel frattempo, Grazia Bruni, fresca di nomina a nuovo commissario, ha preso servizio. Si ritrovano così a dover collaborare, gomito a gomito, l’esperto e saggio Miceli e la giovane e risoluta Bruni. E dietro le quinte, come sempre, c'è l’ex giudice Petri a dar loro una mano. Questa volta il caso, anzi i casi, di omicidio, sono due: due uomini assassinati con inaudita violenza. E il buon vecchio Petri, per una curiosa fatalità, li conosceva entrambi. Così, suo malgrado, si troverà personalmente coinvolto nelle indagini. E se, in un primo momento, le piste sembrano chiare, ben presto si confondono, si incrociano, sembrano diventare una sola, finché… si perdono tutte le tracce. A Petri, a lui solo, l’onere di conoscere la verità, ma di doverne portare il peso in silenzio.
8 ) L'apparenza inganna, giudice Petri
In questo racconto, troviamo Petri protagonista di un caso che gli piomba letteralmente addosso, suo malgrado: il suo vicino di casa, per giunta il solo che gli fosse simpatico e che frequentasse, sia pur con molta discrezione, è scomparso. E la moglie si rivolge a Petri perché faccia pressione sulla Polizia affinché non archivi il caso. Così insieme al compagno di indagini, e amico, il commissario Miceli, l’ex giudice comincia a indagare e, più per caso che per metodo, giunge a una soluzione del tutto inaspettata. Al suo fianco, immancabile, l’amatissima moglie Anna, presenza discreta, come sempre, ma insostituibile.
9) Troppo tardi per la verità
È notte fonda: un'auto lanciata a gran velocità per le strade di Brescia travolge un uomo, lasciandolo sull’asfalto senza vita e dileguandosi. Sembrerebbe un triste caso di omicidio colposo con omissione di soccorso, come anche i testimoni oculari confermerebbero, ma il sovrintendente Armiento della Stradale non ne è convinto. Troppi particolari fuori posto: come mai la vittima non portava documenti con sé? Perché i due testimoni spariscono il giorno dopo l’incidente? Ad avvalorare i sospetti del poliziotto spunta, inatteso, un terzo testimone che, a distanza di qualche giorno, rovescia tutte le ipotesi avanzate fino a quel momento. Si apre così una nuova linea d'indagine, per sospetto omicidio premeditato. Competenza della Omicidi, dove il commissario Miceli, reintegrato nelle sue funzioni a fianco del commissario titolare Grazia Bruni, prende in mano il caso. Ma più gli inquirenti indagano, più le acque si fanno torbide, e dal passato di vittima, testimoni e indagati emerge un pantano di tradimenti, odio, gelosie, brame di vendetta, debiti di gioco e sospetti di bancarotta. Ancora una volta determinante nella soluzione del mistero sarà l'esperienza dell'ex giudice Petri, indispensabile compagno di avventure e insostituibile amico per il buon Miceli.
10) La scomparsa di De Paoli
In un fossato, lungo una strada provinciale ai margini della città, la Polizia ritrova un cadavere reso irriconoscibile dall'azione impietosa dei topi. Cosa o chi ha ucciso quell'uomo senza identità e senza più nemmeno un volto? Un rapinatore inesperto? Un magnaccia violento? Un pirata della strada fuggito dopo l'incidente? Una morte così fa scalpore in una città di provincia come Brescia, ma per l'ex giudice Petri allo stupore si aggiunge l'orrore, quando si rende conto che quell'uomo altri non era che il suo vecchio amico e medico curante, il dottor Emilio De Paoli, misteriosamente scomparso da troppi giorni. Il buon Petri, sconvolto, si butta nell'indagine anima e corpo, costringendo il commissario Miceli, che ormai lascerebbe volentieri le rogne al nuovo commissario Grazia Bruni, a rimettersi in gioco. Saranno però necessari l'esperienza e l'intervento di tutta la squadra al completo, con il nuovo vice ispettore Armiento, il navigato Maccari, il bravo Esposito, gli inseparabili Grasso e Tondelli, e persino il procuratore Martinelli, per risolvere il caso e restituire onore e giustizia all'amico di Petri. Anche se forse, per una volta, il vecchio giudice non avrebbe voluto portare a galla la verità, forse sarebbe stato meglio lasciarla in fondo a quel fosso.
11) Fiori per un vagabondo
Una sparatoria in pieno giorno sulla porta di un bar nella periferia di Brescia. E, mentre una Vespa si allontana a tutto gas verso la tangenziale, un barbone che passava di lì per caso si accascia sul marciapiede. Sembrerebbe una faccenda di poco conto, eppure… Subito emergono alcune stranezze: se si trattava di un vagabondo, perché allora indossava una camicia cifrata e di ottima fattura e aveva le unghie dei piedi curate? E come mai è stato colpito da ben due colpi, uno di striscio alla spalla e l'altro, letale, in pieno viso? Un proiettile vagante passi, ma due…
I conti non tornano per il commissario Miceli, che, in assenza del commissario titolare Grazia Bruni, è stato reintegrato a tempo pieno, con buona pace della sospirata e sempre più lontana pensione. E, come sempre, quando i conti non tornano, Miceli chiama in aiuto il suo vecchio amico, l'inossidabile ex giudice Petri, che non tarda a rendersi conto che non è certo un caso di morte accidentale.
Quanto basta per scatenare il fiuto dei due investigatori, che, nonostante le flebili, se non quasi inesistenti tracce – un anonimo mazzo di fiori di campo lasciato chissà da chi sul luogo del delitto – riusciranno a dare corpo a un caso che rischiava di scomparire, come la sua vittima.
La pagina con le recensioni dei romanzi