l’Italia l’è malada …
Ormai ci azzanniamo tutti come cani idrofobi. Trionfa lo spirito corporativo italico, ognuno difende il proprio particulare.
Il virus si è diffuso anche nella magistratura, in preda ad uno smodato protagonismo persecutorio in ogni direzione, che ne rafforza e ne esalta il potere rispetto a quello politico, squilibrandone il rapporto.
Totalmente fuori misura e insani anche i massmedia, impegnati a svalutare tutto e il contrario di tutto, alla ricerca del solo clamore disfattista e allo scopo di ingraziarsi l'opinione pubblica e asservirla ai propri titoli in vendita.
I partiti sono moribondi, alcuni sono vere e proprie neoplasie sorte in un corpo sociale, politico e culturale logorato dalla lunghissima crisi economica, gravemente arretrato e dipendente, mal curato e in preda ad un impazzimento progressivo; tali formazioni neoplastiche (M5S, lega,e gruppuscoli vari) accelerano il processo di decomposizione in atto, la loro funzione è mortale.
Altri partiti sono vecchi, frammentati in più pezzi, o divisi al proprio interno e senza idee o con idee cristallizzate ed anche in parte corrotti; in sostanza non sanno cosa fare.
Anche il PD, l'unica formazione ancora in piedi, non sta bene e rischia di doversi mettere a letto. Bisogna aiutarlo, preservarne l'integrità, rafforzarne l'anima riformatrice e democratica.
In questo contesto clinicamente compromesso c'è stato un tentativo coraggioso di rinnovamento, l'azione politica triennale del PD e del governo Renzi e la riforma costituzionale, ma è stato battuto da 19 milioni di cittadini contro 13 milioni e mezzo e da altri milioni che si sono astenuti dal voto.
La malattia ci divide, ci frantuma, e ci aizza ad aggredirci a vicenda. La sindrome è chiaramente quella dell' autodistruzione.
Prendiamone coscienza tutti, quelli del sì e quelli del no, guardiamoci in faccia e cerchiamo una strada comune, moderiamo la nostra rabbia, mettiamo in moto il pensiero produttivo, ritroviamo un po' di spirito pubblico, confrontiamo le idee diverse con spirito tollerante, con voglia di cooperazione, ne va della nostra esistenza di cittadini, del nostro convivere civile, della nostra sicurezza, del nostro benessere, ne va della nostra Repubblica.