e vai con i provocatori
Scrive Jena sulla Stampa: La sinistra rassicurata nella sua identità: «E vai, abbiamo perso ancora». Trovo singolare e preoccupante un altro elemento di identità e cioè le rituali interrogazioni sui provocatori e gli infiltrati tra i teppisti-vandali di ieri a Roma.
Rimando all’editoriale di quel giovane-saggio che è Mario Calabresi nel suo articolo Il muro tra politica e paese, per le considerazioni di taglio sociologico su quello che sta capitando. Ma un po’ di intelligenza, unita ad un po’ di pazienza nel guardare le immagini, avrebbe evitato ad alcuni dirigenti dei DS di sbagliare bersaglio mettendosi a straparlare dei provocatori e infiltrati con le solite frasi ad effetto su chi li paga.
Basta guardare i servizi fotografici in rete per capire cosa è successo: ci sono stati attacchi selvaggi alle forze dell’ordine e solo per un pelo non è finita come a Genova. I presunti infiltrati sono dimostranti coraggiosi alla ricerca del bottino di guerra: una pistola, un manganello, una trasmittente. Quando si fissa una scena in un fotogramma si rischia anche qualche ambiguità perché chi si appresta a menare sembra che presti soccorso; ma la sostanza è una sola e io spero che il ministro Maroni ce li faccia anche vedere senza cappuccio e in galera.
Guardare le sequenze fotografiche per credere.
Dico grazie a quel finanziere eroico che ha difeso la sua arma. Non ha utilizzato la legittima difesa, visibilmente legittima, e non ha premuto il grilletto. Intorno a lui ci sono dimostranti che gli hanno già preso le manette, il manganello e la trasmittente. Tutti eroi potenziali se ci scappava il morto e oggi infiltrati.