elezioni USA 2016 – analisi dei dati 2
Molti amici hanno aperto la discussione sui voti in cifra assoluta che ieri erano ancora soggetti a imprecisioni e variabilità. Oggi pomeriggio, secondo l'Associated Press la situazione è la seguente:
Votanti 128'843'000 (55.6%) corpo elettorale 231'556'622. Nel 2012 i votanti furono 122'800'000 (49%) e nel 2008 votò il 57.5%.
Tenuto conto di quanto siano grandi gli USA (nel mio viaggio di tre settimane nel 92 rimasi impressionato dai grandi spazi diasabitati nell'Ovest e dalle case mobili lungo le interstate), mi pare un ottimo risultato di affluenza (solo Obama, ma era un giovane nero) fece di meglio.
Risultati assoluti (tra parentesi i grandi elettori)
- Hilary Clinton (232) 59'680'035 pari al 47.7%
- Donald Trump (306) 59'479'278 pari al 47,5 %
- Gary Jhonson (0) partito libertario 4'058'500 pari al 3%
- Jill Stein partito verde (0) 1'213'000 pari al 1%
- altri (0) 802'000 pari allo 0.7%
Questo risultato va letto con l'andamento delle sfide elettorali nei diversi anni che vengono proposte in ordine di consenso ottenuto. L'asterisco indica che il candidato è stato eletto.
Dunque è accaduto questo (si tenga presente che si tratta di flussi, in entrata e uscita, abbastanza ridotti, ma sono questi flussi a determinare il risultato):
- Trump ha perso circa 1 milione di voti rispetto a Romney (2012), dunque non ha sfondato, ma ha certamente ottenuto un buon risultato tenuto conto che si muoveva avendo contro l'intero establishment, incluso quello del suo partito.
- Clinton ha perso rispetto ad Obama (2012) circa 6 milioni di voti a scapito della astensione e dei partiti minori; ma non è corretto affermare che si tratti dei 4 milioni di voti del partito libertario che nel 2012 ebbe circa 1 milione di voti; infatti il partito libertario nasce da una costola dei repubblicani e ha posizioni liberali estreme in economia e rispetto alle politiche sociali. Dunque appare poco credibile un travaso di elettorato democratico verso i libertari. I flussi sono stati certamente più complessi e ritengo più probabile che i voti ai libertari siano equamente distribuiti tra repubblicani e democratici liberal. Diverso il caso dei verdi, ma sono 1 milione.
- il boom di consensi i democratici l'hanno avuto con Obama che ha saputo parlare a strati della popolazione che, questa volta non hanno votato, perché hanno senttio la Clinton come estranea ai loro bisogni e al loro modo di essere.
- La Clinton (prima volta di una donna) non ha conquistato le donne, gli ispanici e i neri; è apparsa estranea all'elettorato giovanile che aveva appoggiato Sanders alle primarie. In altri termini, con le sue competenze, e il danaro rastrellato per la campagna, è apparsa comunque un candidato bollito. Trump ha certamente risucchiato voti di lavoratori che non votavano o che votavano democratico grazie alla capacità d mostrarsi anti establishment.
Oltre che per eleggere i grandi elettori si è votato su referendum diversi nei diversi stati e per eleggere membri del congresso e alcuni senatori e governatori. Come ho già osservato c'è una grande novità rispetto al passato.
Solitamente negli Usa c'è una alternanza ogni due mandati e la alternanza è temperata dal fatto che non accade mai che il presidente (potere esecutivo) abbia la maggioranza sia alla camera dei rappresentanti, sia al senato. Ciò fa sì che il sistema americano abbia dei contrappesi di fatto perché il presidente, per alcune decisioni ha bisogno di conferme nei due rami e, a volte di maggioranze qualificate. Tipico è il caso dei giudici della Corte Suprema che restano in carica a vita e che costituiscono un quarto potere indipendente dall'esito elettorale. E' paradossale ma i contrappesi (se ci saranno) verranno dal fatto che nè il PD nè i repubblicani hanno strutture monolitiche (c'è dissenso interno) e dunque per Trump non sarà automatico decide in perfetta solitudine.
I risultati al congresso e al Senato sono stati:
- congresso: democratici 193, repubblicani 239
- senato: democratici 48 (2 indipendenti), repubblicani 51
- governatori: democratici 15, repubblicani 33, indipendente 1
Tenuto conto delle osservazioni fatte da alcuni lettori dell'articolo precedente volevo infine sottolineare che ritengo sbagliata e autoconsolatoria la affermazione: ma in fondo la Clinton ha vinto in termini assoluti. Le elezioni si fanno con sistemi elettorali ben noti, e nel caso USA ben consolidati. Per di più si tratta di uno stato federale e dunque la volontà degli stati conta tanto quanto quella dei singoli elettori. Il sistema elettorale della camera è di tipo maggioritario (come quello per il presidente e si basa su collegi uninominali anziché sugli stati), ma nessuno si sognerebbe di dire che è antidemocratico perché non c'è una correzione proporzionale o perché non ci sono le preferenze.
A chi si accontenta dei voti assoluti consiglio di guardare sia l'immagine di apertura (con i grandi elettori divisi per stato) e con gli stati disegnati con estensione rapportata alla popolazione, sia quella dei rappresentanti del congresso (qui a fianco) da cui si vede bene come se sui due oceani (a est e a ovest) c'è un grande peso dei democratici, tutto quel rosso (repubblicani) indica l'America profonda, le città industriali, l'agricoltura, le piccole comunità, i grandi spazi. Insomma gli Usa sono un paese complesso, verso il quale non avrei nessun complesso di inferiorità, se l'Europa si desse una mossa. Ma così non appare e non è.