e adesso? Il futuro
"E adesso il futuro". Un titolo inventato all'ultimo secondo, a detta di Matteo Renzi, ma che rispecchia molto le differenze con la mia prima e ultima Leopolda: quella del 2010, quella con Pippo Civati, monzese come me.
Il futuro che immaginavamo allora non è più così remoto come lo si vedeva allora, durante l'apogeo del IV Governo Berlusconi.
È qui ora, e forse un po' è addirittura già diventato passato, visto che l'unica cosa che non è mancata a questo governo è proprio la capacità di agire, pur con qualche errore e qualche passo falso.
Lo spirito che si respira fin dal venerdì sera non è mutato: c'è ancora quel tipico entusiasmo che scaturisce quando migliaia di persone si riuniscono per confrontarsi, per rendersi utili gratuitamente per una causa più grande delle proprie necessità quotidiane.
Stavolta però gli interlocutori non sono più consiglieri o parlamentari d'opposizione, ma membri del Governo; e ai tavoli di discussione si può conferire direttamente con Ministri e Sottosegretari. Un'occasione unica per loro (quale miglior brain-storming?) e per i partecipanti, che potevano così portare le loro esperienze dirette e suggerire correzioni all'azione di governo.
Il resto del tempo interventi di ogni genere – referendum oriented per lo più – da parte di diversi relatori provenienti da ogni strato della società: impiegati, dirigenti, operai, psicologi, architetti, studenti, parlamentari, sindaci e che più ne ha, più ne metta. A contorno di questo amici di lunga data e amici nuovi con cui discorre di politica o cazzeggiare fino a tarda notte.
Chi pensa alla Leopolda come ad un club di groupie (o fan assatanati) renziani sbaglia. Sicuramente a Renzi si riconosce un ruolo di guida in questa fase, ma lì si è discusso di un progetto, non di quanto sia bianca la camicia del premier o quanto siano azzurri gli occhi del Ministro Boschi (molto comunque).
È evidente che sia Renzi a portare la fiaccola in questo momento, ma appare evidente che lui – il segretario-Premier non sia indispensabile al progetto stesso.
Per dirla come la direbbe lui, prima o poi lo si dovrà rottamare, ma la spinta propulsiva nata 6 anni fa non si esaurirebbe.
Perché sono tornato alla Leopolda dopo tutti questi anni? Le motivazioni stanno tra le righe di quanto sopra. Se prima era un semplice laboratorio di idee da mettere al servizio del Paese, ora la Leopolda è il luogo dove le idee partorite possono trovare gambe su cui camminare nel breve termine. È un ponte tra il virtuale e il reale. Sottrarsi a questa opportunità per chi ha a cuore questo Paese è miope.
Tornerò l'anno prossimo? Probabilmente sì. Tornerò perché lì ho ritrovato quella vasta comunità politica che vuole sinceramente e lucidamente migliorare questo Paese, lasciando da parte varie demonizzazioni degli avversari volte solo ad accaparrarsi una posizione nel partito o nelle istituzioni.