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Il caos di Roma: suicidio annunciato — 3 commenti

  1. Suddivido il mio commento sulla base dei punti che più mi hanno interessato:
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    1)- "Intanto è lecito prevedere che il M5S stia andando rapidamente verso il fallimento, a causa del suo impianto politico-culturale…"
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    Non si tratta, a mio parere, di fallimento politico-culturale, ma di “invecchiamento biologico”: anche i Partiti, i Movimenti sono “esseri viventi” e ne seguono il ciclo; tale invecchiamento si è visto in qualunque forza politica espresso finora dall’umanità… Quello che a me ha colpito, nel M5S, è stata la velocità con la quale il fenomeno s’è manifestato: va bene che tutto attorno a noi si sta velocizzando, ma son passati pochi anni, per vedere una forza politica potenzialmente rivoluzionaria, mostrare i sintomi del degrado della “vecchia politica”.
    Sarebbe interessante capire se tale degrado è stato dovuto a una sopravvalutazione delle proprie forze (“pensavamo di vincere le elezioni e andare al governo; ma, non essendoci riusciti, ora piano piano dobbiamo prendere in considerazione ipotesi di compromesso”), oppure frutto di calcolo fin dall’inizio (“se vinciamo da soli, bene; se no, seguiremo la logica del compromesso”). Ma forse questo potrebbe essere solo un dettaglio.

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    2) – "Questa squillante vittoria non è tuttavia dovuta ad un severo esame di autocoscienza da parte dei cittadini romani. Al contrario, è stata l’effetto di uno scarico collettivo di responsabilità…"
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    Verissimo, purtroppo.
    Ma il problema non sta nel M5S in quanto tale, ma appunto nell’irresponsabilità della maggioranza degli italiani: difetto che si potrebbe considerare genetico, visto che da generazioni e generazioni ne è un tratto distintivo. In quest’ottica e ben che vada, l’elettore si limita ad affidarsi a chi ritiene essere “il meno peggio”: e quindi quando all’orizzonte spunta una novità o presunta tale, di solito ci si butta a pesce, purché sia qualcun altro a cavargli le castagne dal fuoco.
    Che l’italiano medio abbia l’irresponsabilità e l’inciucio nel sangue, me lo provò il fatto che, dopo le ultime elezioni nazionali, di fronte al nostro successo non bastante per governare in autonomia, molti elettori ci rinfacciarono di non aver tentato un’alleanza col PD: cioè con una delle due forze politiche maggiormente responsabili del degrado del Paese.
    Tutto questo per far provocatoriamente notare a chi leggerà questa mia nota, se non sia il caso di interrogarci sulla reale capacità dell’italiano medio di gestire il concetto di democrazia; ammesso (sempre provocatoriamente) che questo sia il miglior sistema di governo possibile.

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    3)- "Rispetto al vecchio populismo… il Movimento/Partito è un movimento di Catari, fondato e vissuto come “comunità di destino”, che si assegna il compito di costruire “la città di Dio” – debitamente laicizzata – su questa terra”.
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    Un po’ eccessivo. Nel senso che sì, ci saranno certamente persone che hanno vissuto il Movimento in questo modo; ma persone così ce ne sono sempre (e sempre state) in qualsiasi schieramento politico, anche nelle forze politiche più tradizionali. Certo, più una formazione politica è nuova, più forse vi abbondano i puristi: ma credo sia inevitabile e non particolarmente penalizzante; almeno finché costoro non prendono le redini della cosa.
    Il punto è che da un lato si è capito che bisogna cambiare questa società, e non darci un’aggiustatina; dall’altro si continua a ritenere che lo si possa fare solo in maniera istituzionale e se possibile partendo dall’alto (alla faccia del movimento di base…), anziché dalle realtà locali. Ma – giusta o sbagliata che sia questa teoria – per sperare di metterla in pratica con successo, occorre anche affidarsi a una percentuale di “Catari”.

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    4)- “La nuova “professionalità politica” consiste nel non averne nessuna. Il programma politico è il non-programma dell’onestà, tre volte ripetuta.”
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    Un po’ troppo eccessiva anche questa, pur se il problema c’è stato e spesso. Nel senso che anche qui, chi ha scritto è partito da un punto di vista fuorviante.
    Ci si dimentica che un filtro sostanziale (guarda caso disatteso proprio a Roma, visto che stiamo partendo da lì) sarebbe il non coinvolgimento in forze politiche tradizionali di almeno dieci anni, da parte delle persone componenti una lista o una Giunta.
    La formulazione delle liste – a cominciare da quelle nei Comuni – ha visto sempre molti onesti dilettanti allo sbaraglio: ma alla prova dei fatti (cioè quando si è trattato di andare in giro a confrontarsi coi cittadini nelle piazze), costoro si sono sempre bruciati da soli, o non sono stati eletti.
    Il problema è nato (e lo ribadisco, è il caso di Roma), quando chi deve verticisticamente scegliere la squadra di governo, sceglie appunto persone poco pulite. Sempre parlando di Roma, a me preoccupa di più la scelta di Morra (sputtanatosi con Alemanno e altri), che la questione di Muraro, che potrebbe anche risolversi giudiziariamente in un nulla di fatto.
    Col che nasce un’altra domanda, questa sì davvero cattiva: ma non si era capito, nel Direttorio, che il sindaco Raggi sarebbe stato pronta a svendersi ai “poteri forti”?

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    5)- “…una parte degli onesti di questo Paese… si è illusa di ricorrere ad un potere esterno per raddrizzare il kantiano “legno storto” della politica.”
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    Purtroppo se un sistema non ha in sé gli strumenti per raddrizzarsi (e quello politico italiano non li ha), l’unica è ricorrere a strumenti esterni. E ringraziamo che si è pensato a ricorrere alla Magistratura: altri sistemi sarebbero molto più traumatici e altrettanto dubbi…

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    6)- “C’è da meravigliarsi se di fronte a un tale nodo di Gordio l’astensionismo appaia ai cittadini l’unica uscita di sicurezza?”
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    No, ma vorrei aggiungere una precisazione, da persona che ha votato in vita sua (e referendum a parte) solo due volte per il M5S.
    L’astensionismo ha ragion d’essere, solo se contemporaneamente si portano avanti soluzioni alternative a questo sistema: se, per esempio, vado a riabitare la terra fuori dalle logiche di mercato; o se mi dedico anima e corpo a forme di volontariato a favore dei più deboli.
    In caso contrario, rimane solo un modo per rimarcare la propria irresponsabilità.

  2. Perfetto per quanto riguarda il quadro della situazione dei partiti.
    Occorre approfondire l'analisi più specificamente alla realtà romana, caratterizzata da una storica strutturazione corporativa soprattutto dei pubblici servizi, che in assenza di referenti politici porterà a una disgregazione ulteriore del tessuto sociale.
    Già ci sono le avvisaglie della sostanziale presa del potere da parte dei quadri di tali corporazioni, agevolata dalla incapacità o assenza della proposta politica dei 5stelle.

  3. Ottima analisi! Vorrei soltanto aggiungere un dettaglio analitico per quanto riguarda l'epoca attuale del declino funzionale della politica.
    Assistiamo a un'accelerazione dei cicli vitali dei movimenti e dei partiti che non ha precedenti nella storia. Fino agli anni '80 esistevano partiti, non solo in Italia, durati più di un secolo: i partiti socialisti e liberali, i partiti comunisti e cattolici durati 60\70 anni.
    Quando è apparsa la Lega sulla scena, uno strano intuito faceva pensare a un passaggio rapido della classe emergente che andava a rappresentare. Si era nel culmine della fase virulente del capitalismo, con la deregulation e il liberismo imperante. E poi quella modo di tenere il portafoglio nel taschino della giaccia. Dove l'importante erano i soldi, innanzi a tutto.
    Poi tangentopoli e la magistratura che c'azzecca. Forza Italia il partito azienda. Infine il partito degli onesti. Con il personale politico reclutato per strada, nei gazebo o con i curriculum in internet.
    Qui ci starebbe bene quella famosa opera di Pirandello Il piacere dell'onestà. Intanto quel famoso processo di americanizzazione, che a volte viene citato da qualcuno che si ricorda l'esistenza della storia, ci porta dritto alla disaffezione e alla conseguente perdita di ruolo della politica nel sistema di regolazione sociale.

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