Grillo e la perfezione
Grillo ha tentato una operazione comunicazione scrivendo al Corriere della Sera. Tenta di spostare la attenzione sui fatti di Roma affrontando il tema della perfezione che, come si sa, è nemica del bene.
Espone i suoi argomenti nello stile un po' farsesco e un po' paradossale che lo caratterizza, ma mi pare che questi due brani sintetizzino in larga misura il suo punto di vista.
mi è venuto un sospetto: molta gente vuole la perfezione. In Italia, in Europa, nel mondo vogliono la perfezione. In fondo, se qualcuno sta li a vedere i dibattiti su di noi senza parlare della paura che hanno di noi i corrotti e gli inciucioni però discutono solo di imperfezioni nostre…. perché questi spettacoli tristi hanno audience…. cosa ci sta chiedendo la gente (almeno quella che non cambia canale guardando queste imbecillità)?
Temo la perfezione… Perché temo la perfezione? Semplice… è una proprietà che può essere soltanto inventata o sognata. La perfezione capita per alcuni istanti, non di più, se la chiedi significa che vuoi la dittatura.
Anche imperfetti siamo forti della nostra umanità, della nostra determinazione e non regaleremo ai pavidi, agli ignavi, un uomo forte acchiappato di sponda proprio attraverso di noi! Solo i dittatori e i loro portapalle credono all’umano perfetto: non è roba per noi. E neppure questo nuovo di essere benpensanti ci interessa! Votate Verdini, votate il Pd, votate chi vi tiene due piccole paure vostre, non dei vostri figli, lontane… Votate per il nulla, ma scegliete!
In sintesi: siamo diversi, possiamo sbagliare ma ci stiamo provando. Chi ci critica, in realtà vuole il fallimento del cambiamento, la fine della speranza. Ma io non sono di quelli che ogni mezz'ora pubblica l'elenco degli errori dei 5 stelle per dire: avete visto, avevamo ragione?
Quando, ancora in campagna elettorale, c'era la gara per dimostrare le incapacità di Virginia Raggi, stavo zitto e ogni tanto invitavo a stare tranquilli e a considerare il vento del cambiamento, quello forte che spazza via tutto, una conseguenza inevitabile dopo che ai romani era stato fatto sperimentare tutto e il contrario di tutto, pur nella simpatia che nutrivo per Giachetti, per la sua faccia onesta ma un po' dimessa.
C'era chi diceva ma non ci sanno fare, manderanno l'amministrazione allo sbaraglio, sono condizionati dai poteri forti, sono qui, sono là … E poiché sono nemico della perfezione (se no non sarei riformista), anzi sono per l'elogio della imperfezione, invitavo a capire ad essere comprensivi.
Calma e gesso, ma anche desiderio di capire:
i poteri del Sindaco
Virginia Raggi faccia le sue scelte, le motivi, non cambi idea ad ogni piè sospinto, ci spieghi perché l'assessore alla monnezza va così bene e perché quello al bilancio, in eguale condizione giudiziaria (anzi in situazione migliore), non va bene
Virginia Raggi accetti il princìpio che il Sindaco ha molti poteri, molta autonomia ma su alcune questioni, e tra esse rientrano le dimissioni o estromissioni a catena dgli assessori, ha il sacrosanto dovere di rapportarsi al Consiglio Comunale oltre che ai suoi seguaci su FaceBook.
il direttorio
Il senso della elezione diretta dei Sindaci è quello di avere un organo monocratico dotato di forte autonomia. Per questa ragione quando si propone una candidatura a sindaco occorre farlo con oculatezza: ha le competenze? ha la grinta? sa organizzare una squadra? sa prendere decisioni? Nelle organizzazioni complesse si utilizza un capo di gabinetto, un funzionario di rango elevato che aiuti il sindaco nel rispecchiarsi e nel prendere le decisioni rapide, quando occorre, quando bisogna decidere anche se c'è il rischio di sbagliare.
Sappiamo, o meglio non sappiamo, come è andata; ma anche qui è finita male e nell'osservarlo non mi sento un fanatico della perfezione. Avete inventato, con un nome, un po' antico (rivoluzione francese) e un po' retrò un organismo eterodiretto, il direttorio, che dovrebbe consentire al Sindaco di rispecchiarsi e di non sbagliare. Abbiate il coraggio di dire che è meglio decidere da soli, magari sbagliando, piuttosto che non decidere e non governare, collettivamente. Detto con un linguaggio diretto questa del direttorio è una cazzata, abbiate il coraggio di toglierla dal tavolo e lo stesso deve valere per il fantasma del ritiro del simbolo.
Virginia Raggi faccia, Di Maio e Di Battista stiano un po' zitti (o meglio parlino delle cose che riguardano il loro ruolo) e si vedrà che nessuno, in primo luogo il PD, vuole la perfezione e nemmeno la soluzione in tre mesi di problemi che marciscono da trent'anni.
Dire la verità, usare la trasparenza, non nascondere i problemi, darsi norme di comportamento uniformi in ordine alle azioni giudiziarie. Una indagine è diversa da una richiesta di rinvio a giudizio ed essa, a sua volta, è diversa dal rinvio stabilito dal GIP e non dal PM. Poi non tutti i reati (ancora da provare) hanno la stessa rilevanza: per esempio l'abuso d'ufficio è tipico di chi fa, e facendo, rischia di essere accusato, da chi si sente danneggiato, di abuso d'ufficio. Lo si è visto bene nel caso De Luca. Facendo così si diventa grandi e criticare la demagogia non è indizio di amore per la dittaura.