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questo povero paese va all’estero — 4 commenti

  1. La verità sta sempre nel mezzo: l’estero non è il paradiso e l’Italia è solo inferno. Ricordiamo che negli States e in Inghilterra devi pagarti la sanità altrimenti, come è già successo se sei una bimba e sei malata di leucemia si deve ricorrere a catene di solidarietà per pagare le cure.
    In Italia se sei un bimbo malato di leucemia puoi venire a Monza, nel centro di massima eccellenza europea e lì ti cureranno gratis, ospiteranno anche i tuoi genitori, nella cascina adiacente facendo pagare solo il consumo di energia elettrica e gas. E’ certo però che tutto si poggia su molti volontari e laureati in biologia e medicina come mia moglie che percepiscono una borsa di studio o un contratto cocopro di 1200 euro mensili per 12 mensilità.Non ci sono speranze di assunzione definitiva. Però quando c’è un esordio di malattia il laboratorio non chiude perchè sono le 17 ed esegue immediatamente gli esami del caso. Mi dite se è meglio questo nostro paese o l’estero che molti affrettatamente decantano?

  2. La storia che riporta Claudio dovrebbe fare pensare che l’autonomia degli atenei e, a loro volta, delle strutture all’interno degli Atenei sia la vera chiave di volta.

    Ma alla fine, quanti ci stanno veramente (e non solo a parole) alla valutazione dei Dipartimenti, delle cattedre (e in generale delle strutture)?

    Quanti ci stanno veramente ad abolire i concorsi (cosa che indirettamente rimanda all’abolizione del valore legale del titolo di studio)?

    Qui in Austria, ad esempio, ma vale per tanti colleghi altrove in Europa e nel mondo, non esiste il concorso per l’ammissione e i dottorandi, post-doc e ricercatori è come se fossero veri e propri “dipendenti” della struttura. Ovvero con progetti di cui devono rispondere, orario di lavoro, giorni di ferie, etc.

    Aggiungo, per dovere di cronaca, che un ricercatore italiano non prende 800 euro al mese, ma chiaramente prende meno del suo equivalente estero.

    E aggiungo inoltre che quello che qui chiamiamo “precariato”, con la solità drammaticità tipica di noi italiani, è invece la norma in tante istituzioni estere.

    Il problema dei salari, comunque, non solo per la ricerca, vale per tantissime altre figure professionali. Il problema quindi è molto più ampio e profondo di quello che si vuol fare credere recentemente, limitandolo solo all’Accademia.

  3. esperienza analoga: mia figlia linda, 6 anni fa, si è sposata con luca, dottorando in biologia molecolare, che si è visto precludere la successiva carriera a ricercatore perchè, nell’università di pavia, il posto era slittato misteriosamente verso l’amante del preside, senza altri titoli se non quello (che evidentemente bastava). Linda, laureata in scienze politiche, aveva un posto (incredibile dictu: a tempo indeterminato!) presso una casa editrice. Quando luca, chiuso in un angolo, ha compreso il futuro, se ne è andato prima negli USA poi in Germania con le stesse procedure indicate da vittone, linda ha rinunciato al posto fisso per seguirlo, ora lei insegna italiano ai tedeschi nelle scuole e lui ha scalato velocemente i vertici al Max Planck Institute. loro sono felici, anche se un po’ nostalgici, l’onta che devono sopportare è sempre il ritornello: ma come fate ad avere berlusconi come premier, forse il futuro anche per loro sarà la perfida albione, in italia ci torneranno quando Bianca, che nascerà ad aprile ed avrà la doppia cittadinanza(!) sarà maggiorenne

  4. Come già accennato su FB, la storia è anche peggio di come racconta l’ottimo Vittone: da circa 35-40 anni abbiamo la fuga dei cervelli (e ricordiamo che il Nobel USA Giacconi considera una fortuna aver lasciato l’Italia negli anni 60)… Oggi anche chi sarebbe ‘garantito’ (e magari, secondo Gelmini e gente del PD, in procinto di diventare ‘Barone’), lascia per frustrazione, per impossibilità di creare un gruppo ancora prima che per carriera. Ne conosco vari altri, andati via addirittura da professori associati. Non saprei quantificare lo spreco di risorse investite e di opportunità che questo implica per la società, ma è rilevante. Spero che non sia considerato personalismo se riporto le cifre che conosco per la mia storia: 4Milioni di Euro circa di progetti in cui sono stato coinvolto in vari ruoli, da giovane Principal Investigator a Group Leader, tra il 1995 e il 2010…
    (PS: gli emendamenti ritirati alla Camera la dicono lunga su cosa fosse questa riforma)

    http://www3.varesenews.it/scienza_tecnologia/articolo.php?id=186135

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