Rossi, Renzi e la merda di pecora
Al festival provinciale dell'Unità di Pisa (a San Miniato) il presidente della Regione Rossi è stato fatto oggetto della contestazione irrituale di un allevatore, vecchio militante di PCI (& successive famiglie). Dopo un diverbio verbale Giovanni Cialdini ha aperto un contenitore pieno di merda di pecora diluita in acqua e glielo ha versato addosso.
Rossi, con grande prontezza di spirito lo ha abbracciato e così gli ha reso il servizio (questa reazione mi è piaciuta molto). Grande clamore, prima non lo denuncio, poi no forse lo denuncio perché ha offeso la istituzione. Il TG regionale di ieri, che solitamente mette Rossi dappertutto, non ha dato la notizia del fatto ma solo quella della solidarietà di Renzi e Mattarella.
Il fatto mi ha incuriosito anche perché si trattava di una delle prime uscite di presentazione di Rivoluzione socialista, argomento che ho trattato nei giorni scorsi (rivoluzione socialista o governo democratico?). Mi hanno colpito sfavorevolmente alcune cose:
- le dichiarazioni pelose di solidarietà: il dissenso è importante ma non si fa così, eccetera, da parte di persone che hanno parlato per dovere d'ufficio; basta leggerle per capirle
- il comportamento autocensorio del TG regionale
- il fatto che queste cose accadano dentro le feste dell'Unità: un tempo, un ospite nemico, non sarebbe nemmeno stato fischiato, sia perché non usava, sia perché era un ospite, sia perché allora c'erano i servizi d'ordine che erano una cosa seria; poi è venuta la fase delle contestazioni agli ospiti nemici (ammesse in nome della democrazia e tollerate per la mancanza di servizi d'ordine); ora siamo alla fase tre, i fischi, i tamburi e la merda la prendono direttamente i dirigenti del partito. E non basta; il dibattito si sposta altrove, ma non si tiene perché la musica a tutto volume impedisce di ascoltare l'oratore (per queste cose, ma solo per queste, ho nostalgia del partito di Pietro Secchia).
Così ho deciso di approfondire e ho scoperto che dietro quel gesto clamoroso (in Toscana certe forme di protesta folcloristica fanno parte della tradizione) c'è una lunga vicenda di investimenti finiti male, di macellazione clandestina, di disposizioni regionali avanzate, così avanzate da bloccare le iniziative legali dei privati, ma non in grado di frenare la macellazione clandestina.
Oggetto del contendere è la barbara macellazione senza stordimento prevista per ragioni rituali da ebrei e islamici. In perfetto stile italiano i privati (tra loro gli allevatori) la possono fare ma entro certi limiti (40 agnelli l'anno). Dice Cialdini, una cosa del genere va bene in corso d'anno, ma serve una deroga nel giorno del sacrificio (Pasqua islamica) quando le richieste schizzano alle stelle e, se non si opera nel macello, gli islamici provvedono abusivamente in casa, nei garage o nei boschi. Cialdini ha costruito un macello di 400 mq (dove si potrebbero macellare 80 capi al giorno) annesso al suo allevamento e da anni rincorre la regione alla ricerca di un compromesso.
"Da vecchio militante prima del Pc, poi dei Ds e infine del Pd – spiega Cialdini – ho sempre creduto nel mio partito e negli uomini del mio partito. Adesso, però, mi sono reso conto che quelle stesse persone si occupano di tante cose tranne di quelle che interessano concretamente la vita dei cittadini. Insieme a Enrico Rossi abbiamo iniziato a parlare del problema della macellazione halal da quando era ancora assessore regionale. E forse il presidente non ricorda di aver mangiato al mio fianco, alla mia tavola, e di essersi meravigliato del macello che avevamo realizzato con una struttura da ben 400 metri quadri"
Cialdini a suo tempo ha sbagliato a interpretare la norma (e ha realizzato un macello che, con la normativa regionale vigente, non andava fatto), ma a suo tempo ebbe il benestare del Comune che avrebbe poi ceduto alle pressioni degli animalisti; dopo 2 anni di tentativi di sblocco o di compromesso con la Regione si è arrivati al fattaccio.
Di storie come questa, che solitamente non arrivano all ribalta nazionale, ne sento e vedo in continuazione nella nostra bella Toscana: penso alle polemiche tra agricoltori e animalisti sull'abbattimento degli ungulati, a quelle sull'abbattimento dei lupi e dei cani reinselvatichiti che periodicamente fanno strage di ovini, alle difficoltà di operatori privati nel realizzare strutture di interesse scientifico o naturalistico a causa di interpretazioni restrittive delle norme (qui a Iesa-Tocchi abbiamo il caso dell'osservatorio astronomico di Villa Ferraja su territorio demaniale in concessione), alla realizzazione di opere pubbliche con finalità culturali o ricettive finanziate senza progetti di utilizzo e che poi restano ferme per anni, alle polemiche connesse alla realizzazione delle centrali geotemiche, alle normative sulle cave del marmo, alle proteste dei gestori degli impianti balneari, al tema del bracconaggio, al degrado dei seccatoi per le castagne dove la norma regionale prevede che si possa solo fare un seccatoio (o i rovi e successivo crollo, o abuso tollerato).
Per dirla in maniera elegante, si naviga a vista come nel caso dei macelli delle squadre di caccia al cinghiale: finchè la barca va, lasciala andare …
I noccioli della questione sono sostanzialmente due:
- migliorare i rapporti con la imprenditoria privata e farne il motore dello sviluppo del territorio
- operare una vera riforma intellettuale e morale che intervenga sulle persone abituate a gestire secondo regole da società contadina questioni che la modernità richiede di affrontare in maniera diversa e dunque spiegare ai cittadini, quasi sempre elettori di sinistra, che quello che si è sempre fatto in un certo modo, oggi non va più bene. Ma è compito dei politici fare proposte e costruire soluzioni.
Per entrambe le cose servono una classe dirigente di amministratori e politici molto attenti ai loro territori, attenti alla comunicazione, attenti alla celerità delle risposte, attenti al rispetto delle regole (sempre e non solo quando uno sfortunato ci incappa),
Come scrivevo nel post di qualche giorno fa sono queste le cose che contano: a non far nulla i cittadini si esasperano; ascoltare, rispondere, agire, creare sinergie tra pubblico e privato. Sono tutte cose che vanno nella direzione del progresso e non hanno bisogno di alzare le bandiere (a parole) della rivoluzione socialista, come se bastasse dare una pennellatina di rosso.
E Renzi? Renzi si è preso una contestazione organizzata a Taranto perché è andato a sporcarsi le mani. Ieri sera ho visto in TV Philippe Daverio dire che sul Sud e al centro (Taranto, Pomigliano, Piombino, Terni, …) si è sbagliato tutto tanto tempo fa e che l'unica soluzione è dismettere. Philippe mi pice molto quando fa il critico d'arte e l'intellettuale mitteleuropeo. Mi piace di meno quando spara proposte che non tengono conto della storia. Pensa che l'Italia potesse, possa e potrà campare solo sul turismo e sull'arte? Se fossimo in 10 milioni forse sì, ma siamo 60 milioni.
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