HomeCostumeLa scuola cattolica 1 – Edoardo Albinati

Commenti

La scuola cattolica 1 – Edoardo Albinati — 4 commenti

  1. Giunto all'appendice coi pensieri di Cosmo, ho mollato. In parte erano già stati riportati. Non ho neanche capito se i quadernetti del prof. Cosmo fossero reali o di Albinati. Letto in Kindle in 36 ore, probabilmente troppo alla svelta. 
    Albinati è del '56, pochi riflessi del 68. Da parte mia, invidia per chi ha fatto il classico con dietro una famiglia ricca. Impressione che l'Edoardo si sia divertito molto più di me. L'SLM non doveva essere poi male se ha preparato i compagni di classe Lodoli e Albinati alla scrittura. Uno insegna al Professionale, l'altro a Rebibbia. Stipendi ridicoli e tanto tempo a disposizione. Bene impiegato, però.
    Libro da leggere senz'altro. A essere maligni, si potrebbe mandarne una copia a Salvini. A distanza di anni di "Roma ladrona", sono arrivato alla conclusione che mi lascerei amputare dall'Italia il varesotto piuttosto che Roma (vedi il napoletano Sorrentino). Poi, se Albinati tiene alla Lazio, sono davvero cazzi suoi!

  2. Cattivo servizio reso ad Albinati, nel senso che non credo leggerò 1300 pagine per sentirmi spiegare la contraddittorietà umana: dalla sua ignavia all’orrore. Ma va’? Non lo sapevo mica…
    Spero che tu, Cereda, visto che sei in treno di finire il libro, ci dirai se Albinati propone qualche punto di leva, se no, perché confermarci così a lungo in quello che maledettamente tutti sappiamo?

  3. Per Angelo Ricotta e per Ennio Abate
    Ho letto le vostre osservazioni e vorrei precisare che, secondo me, non ci si deve rapportare a questo libro nello spirito del sono/nonsono d'accordo. Albinati ha scelto un tema, fortemente condizionato da vicende autobiografiche, e ha deciso di scavare.
    Non siamo tutti borghesi, medio borghesi o piccolo borghesi, ma quello è l'ambiente del Quartiere Trieste. Non cercherei nemmeno di fare paragoni accademici (come fa Ennio). Questo è pur sempre un romanzo con tutti i suoi limiti di non scientificità e di non rigore.
    L'approccio tra un  capitolo e l'altro risente di un po' di frammentarietà mentre, all'interno di un tema, nel nostro caso la riflessione sulla borghesia, a me piace questo contraddirsi, ritornare sulle cose, allargare lo sguardo e poi improvvisamente ridiscendere.
    Per quanto riguarda l'educazione cattolica la mia posizione non è di negatività, anche se ne vedo tutti i limiti. Ne ho parlato in due capitoli della mia autobiografia (quello dedicato agli anni del Collegio, il sesto, e quello dedicato agli anni di GS, il nono).
     
     

  4. Non mi sono mai piaciute le etichette. Quando da giovane ascoltavo le canzoni di Claudio Lolli che ce l'aveva a morte con la borghesia, specie con la piccola, mi chiedevo: ma cos'è questa borghesia? Cos'è la mia famiglia, borghese, medio borghese, piccolo borghese, proletari, contadini, parvenu? E io cosa sono? In effetti i miei erano stati contadini poi emigranti e indi piccoli commercianti ma si campava sempre in ristrettezze. Io sono stato l'unico in famiglia della mia generazione  a prendere la laurea e a conquistarsi un lavoro nel pubblico. Gli altri si erano sempre arrangiati così così in proprio. Leggendo i passi riportati di Albinati non una delle caratteristiche da egli elencate mi si attaglia, insomma non mi riconosco minimamente nella sua descrizione perciò dovrei concludere che io, e tutta la mia famiglia, borghesi non siamo mai stati, di nessun livello e da generazioni, per quel che la memoria può risalire. Ad esempio sul patriottismo. Io mi sento patriota ma non guerrafondaio o pacifista. Ma allora cosa siamo? Non c'è una categoria, così come vengono definite, che mi calza. Secondo me ha ragione da vendere Gianfranco La Grassa quando dice che bisogna abbandonare le categorizzazioni perché non hanno valore scientifico. A proposito della religione cattolica, ambito nel quale sono nato e cresciuto, io ho frequentato la parrocchia a suo tempo, e ho fatto pure il chierichetto, anche se occasionalmente. Quel periodo infantile-giovanile fu per me un periodo felice. Eravamo in tanti, ci si divertiva, si facevano i campeggi e ci si istruiva: avevamo accesso a libri, riviste, dischi, si faceva teatro. Il primo pezzo di musica classica che ho mai ascoltato è stato proprio lì: la Walkürenritt di Wagner. Nell'ambiente non ho mai avuto sentore, all'epoca, di problemi di pedofilia. Persino il catechismo era occasione per le prime discussioni sulla teologia e la filosofia. Anche se in seguito mi sono distaccato intellettualmente dal dogmatismo ritengo che gli insegnamenti etici che ho ricevuto siano tuttora validissimi. Penso perciò che la chiesa cattolica ha una sua funzione anche se certe cose andrebbero cambiate o corrette.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>