Predisporre la III prova – qualche consiglio
Nella giornata di oggi le commissioni hanno effettuato le loro scelte in ordine alla tipologia di III prova, alle discipline coinvolte, e ad ogni altro elemento di natura strutturale.
Ci sarà stata qualche discussione sulla vexata quaestio relativa alla necessità di allargare lo spettro di indagine e contemporaneamente rispettare il documento predisposto a maggio dal Consiglio di Classe che (lo ricordo perché mi è capitato) non può dare indicazioni su quali siano le materie da coinvolgere e su quante siano. Può invece dare utili informazioni sulla tipologia.
In molte scuole superiori la tipologia B (quesiti a risposta singola) la fa da padrona nella predisposizione della terza prova scritta dell’esame di stato. Nei tecnici e nei professionali (soprattutto) si usano anche i test a risposta multipla (chiamati anche quiz). Personalmente li sconsiglio perché, una vera e seria prova di quel tipo richiederebbe una quantità di item decisamente superiore a quelli fissati dal decreto.
Dice il decreto istitutivo (DM 429/2000): La terza prova scritta negli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, a carattere pluridisciplinare, è intesa ad accertare le conoscenze, competenze e capacità acquisite dal candidato, nonché le capacità di utilizzare e integrare conoscenze e competenze relative alle materie dell'ultimo anno di corso, anche ai fini di una produzione scritta, grafica o pratica. Siamo in Italia e questa cosa molto complicata da predisporre e da svolgere i giornalisti la chiamano quizzone. Amen.
Il decreto esamina poi le diverse tipologie e per la B si dice che i quesiti a risposta singola sono volti ad accertare la conoscenza ed i livelli di competenza raggiunti dal candidato su argomenti riguardanti una o più materie, possono essere articolati in una o più domande chiaramente esplicitate. Le risposte debbono essere in ogni caso autonomamente formulate dal candidato e contenute nei limiti della estensione massima indicata dalla commissione.
Nel caso in cui si scelga questa tipologia la commissione dispone di un vincolo da 10 a 15 quesiti che viene solitamente sciolto con lo schema 12 (3 quesiti per 4 materie) o 10 (2 quesiti per 5 materie). Solitamente i commissari interni si battono per il 12 pensando che, meno materie si coinvolgono e meglio è (per i loro alunni).
Come si vede dal testo una serie di comportamenti che citerò e che fanno parte della tradizione di molti commissari non stanno scritti da nessuna parte; in compenso, la sostanza viene spesso ignorata. Vediamo dove e come.
- (1) Non esiste alcuna regola delle 10 o 20 righe. La dimensione delle righe della risposta (da indicare obbligatoriamente e con un generico riferimento di brevità) è da correlare alla domanda. Nello stabilire la dimensione, la commissione (e in primo luogo il commissario proponente) è opportuno che provi a stendere quella che ritiene essere una risposta ottimale e, solo su quella base, dopo averlo maggiorato del 30% dia una indicazione relativa al numero di righe.
L’obiettivo è quello di abituare lo studente alla pertinenza ed alla esaustività: mi scrivi quello che ti ho chiesto e sei pregato di non far volare gli stracci. Sappiamo tutti quanto sia diffusa, tra gli studenti l’abitudine a ragionamenti del tipo: c’era Kant nella domanda, e io gli parlo di Kant.
Naturalmente, se si vuole che il peso delle diverse materie coinvolte sia identico è bene che ci si intenda su criteri di uniformità per quanto riguarda estensione e grado di difficoltà e di ciò si farà carico il Presidente sia nella riunione del venerdì, sia nella breve fase di scelta dei quesiti da proporre tra quelli in numero almeno doppio proposti dai commissari.
- (2) A proposito di pertinenza è fondamentale che l’obiettivo venga perseguito precisando bene la domanda che, come dice il decreto, deve essere chiaramente esplicitata.
Sinteticamente e un po’ provocatoriamente (ma a volte le provocazioni aiutano a chiarire) si dice: nei quesiti della tipologia B ci deve essere il punto interrogativo; ovvero il candidato non deve avere dubbio alcuno su cosa chieda la domanda e su quali questioni debba trattare (e non trattare) nella risposta.
Questo è l’elemento decisivo di distinzione rispetto alla tipologia A (tipica di alcuni licei) in cui si vanno ad indagare le capacità del candidato di strutturare le conoscenze e di selezionarle. Si ripresenta dunque la utilità dell’esplicitare la risposta attesa. Nel farlo, molto spesso, ci si rende conto che la domanda era formulata male e/o che avrebbe potuto dare adito a risposte non attese.
Operando da presidente mi è capitato più di una volta di vederlo, in sede di correzione, da parte di commissari frettolosi che, dopo che la frittata era stata fatta, si trovavano davanti una risposta inattesa e affermavano: ma io intendevo un’altra cosa, adesso cosa faccio?
- (3) La domanda deve essere chiara e se richiede obbligatoriamente delle sottorisposte è bene che esse siano articolate in sottodomande (come suggerisce il decreto).
Se, per esempio, il tema del quesito è una legge scientifica varrà la pena di distinguere tra enunciato della legge, ambito di validità, contesto sperimentale in cui si opera, parametri che la invalidano, …
Se sto chiedendo un evento storico di una certa corposità e sono interessato a definirne le cause, sarà bene precisare al candidato quante deve citarne per considerare esaustiva la sua risposta, visto che (magari) il dibattito storiografico ne indica un numero variabile a seconda degli autori.
- (4) Non è opportuno che i quesiti di una data materia siano di pari difficoltà se si vuole operare una buona discriminazione-valutazione.
E’ bene, senza essere banali, che il primo quesito abbia una funzione di salvagente e che si proceda poi con livelli di difficoltà crescente in cui si faccia strada gradualmente la questione delle competenze. Se la commissione ha lavorato bene e se i candidati sono stati ammessi escludendo chi, in una o più discipline si trovava in condizione di vuoto pneumatico, non dovrebbe accadere che, per qualche materia, vengano consegnati fogli in bianco o assimilabili ad esso.
- (5) La questione delle competenze risponde anche alla domanda: si possono anche dare dei semplici esercizi? La risposta è sì a condizione che i quesiti di una intera materia non si esauriscano in quello (esiste una specifica tipologia per problemi e/o casi professionali).
I docenti più navigati concorderanno con il fatto che il tema delle competenze (affrontato nella tipologia B) non riguardi solo l’ambito scientifico. In tutte le discipline lo studente può essere chiamato ad evidenziare capacità e abilità di selezione e discriminazione che vanno al di là delle conoscenze (sempre necessarie).
- (6) Il quesito è aperto o chiuso? Se mi costringono a scegliere, dico chiuso nel senso che il commissario deve aver ben chiaro (in termini di concetti e/o parole chiave e/o enunciati) cosa ci debba obbligatoriamente essere nelle risposte e cosa possa esserci solo in funzione aggiuntiva.
- (7) Come valutare, visto che si tratta di una prova pluridisciplinare soggetta a valutazione collegiale?
La soluzione sta nel distinguere tra un necessario lavoro di revisione e misurazione monodisciplinare e/o di area e la valutazione vera e propria che, pur fondandosi su uno zoccolo duro numerico emerso dalla capacità di mediare tra le diverse discipline coinvolte, non potrà esaurirsi in esso.
La commissione, collegialmente, prenderà in esame criteri (da definire in anticipo) che riguardino questioni quali: competenze accertate, caduta in singole discipline, uniformità di livello tra le diverse discipline, capacità transdisciplinari, padronanza linguistica,… tutti elementi che consentono di distaccarsi dal valor medio assunto come punto di partenza.
Naturalmente di tutto ciò dovrà restare traccia nel verbale per evitare di incorrere nei vizi di illogicità e di difetto di motivazione.
- (8) Cosa consentire in termini di strumentazione? Quello che la commissione valuta opportuno consentire e che può essere molto diverso per le diverse materie ma può anche essere molto diverso, in una data materia, a seconda delle caratteristiche dei quesiti assegnati. In proposito è tipico il caso del dizionario nella prova in Lingua Straniera.
Il consentito va comunicato preventivamente e in forma ufficiale ai candidati e non ci sono vincoli nazionali come accade per la I e II prova.
- (9) La questione del tempo: non sia né troppo ma neanche troppo poco. Torna di nuovo utile l’aver provato a scrivere le risposte. Fatto il conteggio (supponiamo che servano mezz’ora a materia: 2 ore e mezza per 5 materie) si lasceranno almeno 30 minuti di rilettura e revisione, e si arriverà alle tre ore.
E’ bene che i candidati siano stati avvertiti della assoluta importanza di gestire bene il tempo, evitando di trovarsi, alla fine, con quesiti di alcune materie completamente in bianco per aver voluto lavorare di cesello su altri. Ma qui la commissione, al di là di qualche raccomandazione, può fare ben poco perché il lavoro di orientamento in proposito, andava fatto in corso d’anno.
Buon lavoro a tutti i colleghi; nei giorni delle prove scritte siamo tutti un po' nervosi; ci troviamo a lavorare collegialmente tra persone che non si sono mai viste e magari esistono antiche tensioni anche tra i membri interni. Calma, tolleranza, nessuna fretta: gli studenti si aspettano di essere valutati da adulti che per loro sono un mdello.