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Scenari 1 – il mondo — 3 commenti

  1. Risposta a Ennio Abate.
    Sul punto 1 ciò che affermi non è del tutto vero. Benché avviata per iniziativa militare USA Internet ha avuto e sta avendo un suo autonomo processo di sviluppo che si colloca a fianco dei rapporti politico-economici.Questo vale ad esempio nello sviluppo dell APP per tablet e smartphone, soprattutto sulla piattaforma Android (gli sviluppi sulla piattaforma Apple sono più controllati). Lo sviluppo del software open-source avviene nell'ambito di istituzioni Universitarie dalle quali esce e procede con propria autonomia anche in conflitto con i poteri economico-politici. Lo sviluppo delle tecnologie di produzione a basso costo (es. stampa 3d) sono frutto dell'opensource esteso al progetto di hardware. Una incredibile molteplicità di soggetti e micro aziende ha reso possibile una diffusione incredibile di questi strumenti che vanno a minacciare processi produttivi tradizionali, in modo per ora del tutto imprevedibile.
    Sul punto 2. La mia convinzione che la strutturazione in classi delle popolazioni sia in crisi rende improbabile il formarsi di una coscienza rivoluzionaria. SI possono immaginare ribellioni spontanee, ma indirizzarel in un progetto rivoluzionario richede una "classe di rivoluozionari" che non vedo all'orizzonte. Una prova ne è  il movimento 5 Stelle.
     
    Sul punto 3 In realtà assistiamo a un aumento considerevole di attività di tipo creativo (musica, arti teatrali, …) e anche di creatività artigianale, proprio per l'aumento complessivo di produttività che permette di distogliere lavoro dalle attività di sussistenza e di produzione. Anche il lavoro agricolo si sta modificando con il rientro di giovni colti e motivati sul piano ambientale. Naturalmente questo vale in settori molto limitati e quasi solamente nei paesi sviluppati. Il mio discorso non formula una previsione ma pone una questione cui cercare una risposta.
     
    Sul punto 4 Quello su cui non sono stato in grado di offrire una interpretazione è il Sud America di cui ho una conoscenza del tutto insufficiente. Sul resto se ne parla in parte in seguito.
     

  2. Risposta al commento di Cristiana Fischer. Mi sono forse espresso male ma ilmio scenario negativo è coerente con quanto affermi. Se non governata la crisi della singolarità potrebbe portare a uno scenario di neo medioevo. Se non si instaura un processo di sviluppo sostenibile in Africa e in altri paese non sviluppati la pressione delle migrazioni sul mondo svilluppato non sarà molto dissimile da quel che è accaduto al mondo Romano e che ne ha fatto crollare l'impero. 

  3. Mi sono segnato questi passaggi del discorso di Daniele Marini:
    La tecnica proseguirà nel suo sviluppo per una sua intrinseca natura e per far ciò la categoria degli scienziati e dei tecnologi (ingegneri, informatici, biologi) assumeranno un ruolo e un prestigio sociale maggiore. La spinta della tecnologia continuerà ad agire chiedendo sempre più anche alle scienze di base (fisica, chimica, matematica), quindi gli studi sulla natura della materia e sul cosmo continueranno, anche per la sete di materie prime promessa dalla coltivazione dei pianeti e pianetini vicini.
    Tuttavia questo non riguarderà la totalità dei paesi del mondo ma si concentrerà in regioni che già oggi manifestano la capacità di attrarre intelligenze e finanze. Potremmo immaginare centri di ricerca e università come cattedrali e conventi di un neo-medioevo, in cui è coltivato il sapere.
    I mezzi di produzione finanziari resteranno nelle mani di una sorta di casta di alti dirigenti e grandi capitalisti. La conoscenza resterà nelle mani delle caste accademico scientifiche, ma non in tutte: quelle che saranno a fianco dei centri di alta tecnologia. Per quanto riguarda le classi medie, proletarie e sottoproletarie potremmo assistere, in uno scenario pessimistico, da una parte a una loro radicalizzazione attuata con forme di luddismo e perfino di terrorismo e dall’altra a una loro emarginazione in ruoli sostanzialmente di servitù.
     
    […]
    Non penso ai redditi di cittadinanza, che possono essere un tampone a breve. Penso soprattutto al cambiamento culturale che la scomparsa del lavoro può produrre sugli individui. Siamo ancora legati a una cultura che vede nel lavoro la realizzazione dell’individualità. Certo possiamo immaginare un mondo che permette l’espressione della creatività (dalle arti all’artigianato) ma nessuna società è ancora pronta a questo.
    […]
    Lo sviluppo potente della Cina e il rilancio di una politica imperiale della Russia hanno sposta il baricentro mondiale.
    […]
    Voglio sottolineare l’importante azione svolta da Obama nei confronti dell’Iran per disinnescare la mina delle armi nucleari. Ciò sta permettendo all’Iran di assumere un ruolo di potenza locale e comunque di ridurre i rischi di aggressione preventiva da parte di Israele che pone la proprio sicurezza (giustamente) al centro della propria azione internazionale.
    Tendo a guardare con ottimismo a questa prospettiva anche perché l’Iran può configurarsi come forza di ostacolo all’Arabia Saudita che sta, invece, continuando a sostenere le forze islamiche più integraliste.
    Resta da capire il ruolo della Turchia che ha avviato una politica di grande potenza con azioni ambigue di apparente lotta al terrorismo e di contemporaneo sostegno occulto di alcuni gruppi. Questa presenza sullo scacchiere rende ancor più difficile ed incerta la possibilità di capire l'evoluzione del quadro.
    […]
    Le primavere arabe hanno colpito Tunisia, Libia ed Egitto in forme diverse. Con risultati democratici, in un processo che è comunque da difendere con continuità, con la frantumazione della Libia e con l’instaurarsi di una dittatura in Egitto. Qui crisi culturale, conflitti militari e sottosviluppo si intrecciano in un quadro di enorme difficoltà.
     
    In attesa di considerare i successivi articoli faccio le seguenti ( e telegrafiche) osservazioni/obiezioni:
    1.
     Non credo ad uno sviluppo della tecnica «per una sua intrinseca natura»: essa è dentro rapporti di potere economico-politici e dall’andamenti  di questi condizionata-frenata-indirizzata; è sempre la politica (da non intendersi come  i “politici” ma come complesso economico-politico-militare statalizzato e con al suo interno feroci competizioni) ad «attrarre intelligenze e finanze» ( o a disperderle…);
    2.
    «Per quanto riguarda le classi medie, proletarie e sottoproletarie potremmo assistere, in uno scenario pessimistico, da una parte a una loro radicalizzazione attuata con forme di luddismo e perfino di terrorismo e dall’altra a una loro emarginazione in ruoli sostanzialmente di servitù».  E in uno scenario “ottimistico”? Come mai si pensa solo a «forme di luddismo e perfino di terrorismo» e non ad altre forme, ad esempio di “rivoluzione” non necessariamente luddista o terroristica?
     
    3.
    «Siamo ancora legati a una cultura che vede nel lavoro la realizzazione dell’individualità. Certo possiamo immaginare un mondo che permette l’espressione della creatività (dalle arti all’artigianato) ma nessuna società è ancora pronta a questo». Veramente le forme storiche  di lavoro che abbiamo conosciuto (servile, artigianale, capitalistico) hanno permesso solo ad esigue minoranze una qualche «realizzazione dell’individualità».  È venuta meno una salda *critica del lavoro* ed è ovvio che se la *degradazione del lavoro* (ricordo Braverman) è continuata e ha assunto  le forme violente della precarizzazione e della flessibilità nessuna società mai sarà pronta ad « immaginare un mondo che permette l’espressione della creatività» (quello accennato da Marx), perché dovrà spendere la maggior parte delle sue energie per sopravvivere in condizioni sempre più peggiorate (vedi la figura emblematica dei migranti).
     
    4.
    Non capisco ( ma forse lo capirò con gli articoli successivi) se  Marini  teme o auspica uno sviluppo di Cina e Russia ( una volta si  parlava del Brics:Brasile, Russia,  India,  Cina,  Sudafrica). Da quel che dice mi pare che affidi  le sue speranze di un mondo migliore agli Usa (di Obama per adesso)  sorvolando qualsiasi accenno alle guerre permanenti ( da quella del Golfo a quelle in Libia o in Siria), le cui responsabilità vedrò (nei prossimi articoli spero) a chi saranno attribuite.

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