spunti da Casini
Mi sono sentito il comizio-intervista di Casini da Milano. E’ un politico che si ascolta sempre con piacere e condivido parecchie delle cose che ha detto (la concezione della politica, l’invito al PD a scegliere i nodi della sua collocazione nel sistema politico, l’attenzione ai problemi del sistema paese).Alcune cose non mi sono piaciute e cerco di raccontarle:
Diritto di vivere e di morire: Piero e Mina Welby
Non va bene la contrapposizione tra chi, malato di SLA allo stadio terminale, chiede di morire con dignità e le associazioni dei malati che chiedono di essere assistiti per poter vivere con dignità il cammino che resta loro.
Casini irride ai primi e difende i secondi. Gli uni e gli altri stanno facendo la stessa battaglia e io sto con entrambi. Chi li contrappone dimostra di non avere ancora chiara la distinzione tra diritto ed obbligo e si comporta un po’ da fondamentalista.
Il Papa e i preservativi
Casini, ma anche i mass media, hanno voluto cogliere un elemento di progresso nel libro intervista di Benedetto XVI in cui si incomincerebbe a considerare lecito l’uso del preservativo in nome del male minore.
Mi spiace ma non mi entusiasmo visto che di AIDS ce ne stiamo occupando dalla fine degli anni 70; è un passo in avanti ma per l’Africa è questione di campagne e di aiuti cui la Chiesa si oppone e fa il discorso del recupero del senso dell’amore e della sessualità.
Sul sito della Stampa è in atto un sondaggio tra i lettori: il 4% pensa che sia un errore, il 35% parla di svolta storica, e il restante 60% si divide tra chi parla di passo tardivo (28%) e chi dice che la chiesa dovrebbe andare oltre (32%). Io sto con quel 32 %. Per il resto uno può dire quel che gli pare e se ne assume la responsabilità storica, se fa il Papa e non l’edicolante.
I tagli di Tremonti
Anche Casini ha fatto la sua critica ai tagli lineari di Tremonti e la critica è la solita; bisognava tagliare ma bisognava tagliare da un’altra parte (le province, le comunità montane, gli sprechi, …).
So di attirarmi critiche a non finire. Ma se si vuole ridurre il peso del deficit pubblico senza distruggere lo stato sociale, la soluzione è una sola. Bisogna tagliare entro ogni comparto e bisogna affidare la responsabilità dei tagli ai dirigenti chiamandoli ad una assunzione di responsabilità in cui si uniscano responsabilità e poteri. Non si può continuare ad avere settori come la scuola dove la stragrande parte dei soldi viene spesa in stipendi e in cui, poiché la coperta è corta, non si investe in attrezzature e modernità.
Quando si parla di efficacia ed efficienza sono sempre tutti d’accordo. Quando si parla di autonomia anche. Ma quando bisogna prendere i provvedimenti, tutti mettono i puntini sulle i: ma come si fa? ma è difficile? ma il problema è un altro. No: avere uno stato sociale meno costoso e più efficiente è possibile ma occorre che alcune regole nella gestione del personale e delle risorse che sono la norma nel settore privato diventino la norma anche in quello pubblico.