Prima che io dimentichi – Mauro Cresti
“se il mio figliolo fa tutti questi viaggi significa che lo pagano e se lo pagano vuol dire che è bravo e fa qualcosa di buono e utile per tutti”.
E' il babbo di Mauro Cresti che parla del figlio con i vicini di casa negli anni 70. Mauro Cresti, classe 1945, professore fuori ruolo di Botanica all'Università di Siena è uno iesattolo d'adozione e ha fatto il sindaco di Monticiano dal 2002 al 2006. In questi giorni è uscita la sua autobiografia pensata per lasciare un segno ai nipoti che non fosse la miriade di libri e pubblicazioni scientifiche che trovate in appendice al volume.
E' nato in una borgata del comune di Radda in Chianti, Selvole, e nella prima parte del libro ci racconta della vita misera, ma avventurosa dei ragazzini figli di contadini nelle campagne del Chianti: lavoro nel bosco e nelle carbonaie, poco da mangiare, la scuola elementare in pluriclasse, tanta strada da fare a piedi tutti i giorni, l'isolamento delle campagne rotto dalle visite di chi si occupava di interscambio (vendita e baratto), l'arrivo della televisione al circolo autogestito dalle famiglie di Selvole,
La vendita dei rottami di metallo è stata una costante dei ragazzini degli anni 50 dal nord al sud (noi si andava a cercare il ferro lungo i binari del treno alla ricerca di bulloni e serratraversine abbandonati). C'era l'avventura e c'erano le regole: ci pensavano i genitori a richiamarle (il babbo Brunetto era impegnato politicamente e faceva il consigliere comunale per il PSI).
Tutti avevano un orto e soprattutto allevavano gli animali da cortile, polli, piccioni, conigli, anatre e anche il maiale. Il sovrappiù, soprattutto polli e conigli, veniva venduto ai “treccoloni”; dei piccoli commercianti che facevano, con un ciuco e calesse, il giro delle frazioni e dei contadini acquistando pollame, uova, conigli e le loro pelli.
Ricordo che almeno una volta al mese passava Gesuino, un uomo mingherlino e anche trasandato che acquistava, per poche lire, ferro, allumino, stracci, uova, pelli etc. . Per farvi capire quanto noi ragazzi eravamo discoli, una volta andammo nei vari pollai del paese e rubammo tutti i contenitori di alluminio che servivano da abbeveratoi per i polli per venderli, a peso, a Gesuino. Per aumentare di peso i contenitori e anche per non farli riconoscere ai proprietari, li riempimmo di sassi ripiegandoli con il martello. Il peso aumentò di molto e Gesuino se ne accorse solo quando ritornò a casa. Il mese dopo al suo passaggio noi ragazzi ci nascondemmo, ma lui si lamentò con le donne raccontando il fatto. Quanto accadde fu riportato al mio babbo che mi fece una bella lavata di testa e mi obbligò a restituire tutto il denaro che ci aveva dato.
Mauro ci racconta del babbo che la domenica andava a Radda con la sua Bianchi e ritornava con l'Avanti (che negli anni 60 aveva una edizione domenicale particolarmente ricca e che ricordo anch'io), della festa della trebbiatura, dell'uccisione del maiale, e dell'utilizzo di tutte le sue parti, della coltivazione della vite e della vendemmia:
A quei tempi non esistevano ancora le moderne e pratiche bottiglie bordolesi oggi in uso, mentre sono praticamente scomparsi i fiaschi rivestiti di schiancia, una pianta spontanea che cresce lungo i corsi d’acqua. Questa pratica di rivestire i fiaschi era eseguita principalmente da donne ed era praticata in Val d’Elsa dove esistevano piccole imprese familiari.
Il vino buono si vendeva nei fiaschi, ma poi le vinacce si spremevano di nuovo con apposite presse e si otteneva un vino di qualità inferiore da filtrare; ma non finiva lì; le vinacce pressate venivano bagnate e nuovamente pressate per ottenere il vinello che consumavano i contadini poveri.
Con il detto “non si butta via niente” tutto veniva utilizzato: la paglia per fare il giaciglio ai buoi, pecore, capre, conigli, maiali, gli altri scarti compresi i semi non buoni venivano usati come mangimi per i polli e piccioni. La parte più minuta della paglia che si chiamava “lolla” veniva usata, durante l’inverno, per riparare dal freddo e dalla neve l’insalata e altre verdure dell’orto.
Mauro ha un fratello minore che non ha fatto l'intellettuale; è rimasto legato alla sua terra, non ha voluto studiare ed è rimasto a Radda a fare l'operaio del comune: Il suo tempo libero lo dedica alla caccia, pesca ma è anche un eccellente cercatore di funghi e un provetto ortolano. Così è lui che, dopo la morte del babbo, si occupa della mamma.
I ricordi proseguono con il ricordo del passaggio dei seggiolai, la materassaia, la moda dei mobili di formica che portò alla perdita di tanto mobilio povero ma autentico, alcuni personaggi come i fratelli Soldani: Cesare, coltivatore diretto, sapeva fare di tutto: panieri di vimini, cesti fatti con stecche di castagno, scale grandi e piccole per cogliere le olive e battere le castagne, costruire capanni per ricovero di animali da cortile etc. In altre parole era un bravissimo artigiano al quale si rivolgevano tutti. Cesare mi insegnò per primo a conoscere le ore dell’orologio e mi diceva sempre di leggere tanto “se leggi conoscerai tante cose meglio e prima degli altri e vedrai che non ti troverai mai male”.
I ricordi sono quelli di chi è stato ragazzo negli anni 50: la fatica dell'andare alle medie a Radda, che distava 6 km da fare a piedi, l'esperienza delle colonie marine estive (a Follonica, Livorno e Pesaro). Iniziate durante il fascismo sono state potenziate nel dopoguerra ed erano l'occasione per far conoscere il mare alla gente del popolo in tutta Italia: comunali, aziendali, religiose. Oggi queste strutture semiabbandonate o diroccate fanno tristezza a vedersi.
L'infanzia termina con la fine della scuola media; studiare voleva dire trasferirsi e Mauro, iscritto al tecnico agrario, si trasferisce a Siena e vive presso alcuni conoscenti. Mi viene in mente per confronto la vita di Alda Martinelli, in collegio dalle suore per fare le magistrali, una quindicina d'anni prima. Si parla degli amici, della conoscenza con Paola che nel 1970 diventerà sua moglie, dei futuri suoceri che lo aiutano nell'acquisto dei libri più costosi, del viaggio di nozze in Sicilia con un maggiolino (e così si scopre quanto è grande e lunga l'Italia).
Le scuole superiori non saranno solo a Siena perché il Tecnico Agrario chiude e bisogna andare a Cortona in convitto: ottima scuola, il pulman per le visite aziendali; la vita in convitto è vita di collegio, scherzi tra compagni, scherzi agli istitutori come l'intervento sulla 600 multipla di Puzzetta a cui invertono i fili delle candele.
Dopo la maturità chiesi ai miei genitori se potevo continuare gli studi anche se sapevo benissimo che ci volevano soldi e soprattutto era costoso stare fuori casa. Ricevuto l’assenso della mia famiglia decisi di iscrivermi al corso di laurea in Scienze Biologiche, da poco attivato all’università di Siena. La biologia in quegli anni era molto di moda, si iniziava a parlare di biotecnologie: questo era un campo che mi affascinava soprattutto se riferito al settore agrario.
Così Mauro torna a Siena e per arrotondare riesce ad entrare al Pendola, l'istituto per sordomuti, come educatore; sono 18'000 lire al mese; poi passerà al Park Hotel a fare il cameriere e così diventa autonomo dalla famiglia, come si usava allora quando l'autonomia e l'uscita di casa erano parte integrante del diventare adulti. Fa amicizia con Tullio Conti con il quale preparerà molti esami:
Nella casa di Tullio c’era una bella soffitta una parte della quale noi utilizzavamo per fare un po’ di esercitazioni pratiche delle nostre materie di studio. Ricordo che per l’esame di Anatomia Comparata, fra le altre cose, si dovevano studiare i pesci: Tullio si fece comprare dalla mamma un grosso pesce che mettemmo a macerare nella soda in modo che rimanessero solo le ossa e le cartilagini; riassemblammo vertebra dopo vertebra tutta la colonna vertebrale
capendo perfettamente come era fatta quella struttura. L’esame andò benissimo non prendemmo la lode perché il professore voleva fare un’ ulteriore domanda ma non ce ne fu il tempo
Dal secondo anno inizia il rapporto con il professor Sarfatti, a cui dopo la morte sarà dedicato il dipartimento, e la scelta di orientarsi sulla botanica. Sono gli anni del 68 ma Mauro, al di là di un generico appoggio non ha nolto tempo da dedicare alle lotte.
Si laurea nel febbraio del 69 e la passione è quella di fare della sperimentazione scientifica: Preparai la tesi sotto la supervisione dell’assistente di Sarfatti, Paolo Gori, che mi insegnò le tecniche di preparazione e osservazione dei campioni biologici per la microscopia elettronica. La mia tesi trattava della presenza di strutture proteiche nella nucella di una pianta spontanea, famiglia Euphorbiaceae, e come tali sostanze venivano utilizzate durante la fecondazione e successiva formazione del seme. Lo studio venne fatto con l’ausilio del microscopio ottico ed elettronico che da poco era in dotazione all’istituto. Questo argomento fu la base di quasi tutto il mio lavoro futuro.
Dopo la laurea prende una borsa di studio (125 mila lire al mese che per il 69 è una bella cifra se si pensa che il contratto storico dei metalmeccanici dell'autunno caldo portò il salario a 90 mila al mese). Inizia così la carriera universitaria, all'inizio come tecnico e poi con i primi corsi. Come si usava allora, in attesa della stabilizzazione c'è anche una esperienza di insegnamento al Sarrocchi (l'ITIS di Siena):
Questo mi servì molto per capire meglio quanto è difficile il mestiere dell’insegnante di scuola media superiore, con tutti i problemi legati all’età dei ragazzi, le loro difficoltà nelle prospettive di lavoro e anche all’aspetto di colloquiare con i genitori. In ogni caso in questa breve esperienza di insegnamento ho cercato di trasmettere ai ragazzi l’amore per le piante tenendo fede ad un principio insegnatomi da un vecchio professore dell’Istituto Agrario: “non si può amare una qualsiasi cosa se prima non la si conosce nella sua profondità”.
Inizia la carriera universitaria e con essa le permanenze all'estero, un elemento costante nella storia di Cresti (Olanda, Germania, Inghilterra, USA, Svezia, Polonia, Cina, Giappone, Egitto, Marocco, Belgio). Il fatto di poter offrire interscambi culturali in una città e una provincia note in tutto il mondo per il patrimonio culturale e ambientale, agevola; si fa scienza e si gustano le bellezze dell'Italia. E tra i progetti ci sono, ovviamente, quelli che riguardano la vite e l'ulivo.
La mia attività didattica iniziata nell’ormai lontano 1972 è proseguita fino ad oggi tranne il periodo per il mio anno sabbatico o per una malattia. Durante questo periodo ho insegnato la biologia vegetale agli studenti del Corso di Laurea in Scienze Naturali e Ambientali e per qualche anno anche al Corso di Laurea in Biotecnologie … Durante questi anni la didattica è gradualmente cambiata sopratutto nei contenuti e nella quantità di ore di insegnamento. In ogni caso ho cercato sempre di mettere alla base delle mie lezioni il fatto che le piante sono indispensabili per la nostra vita quindi vanno conosciute nella loro composizione e soprattutto amate.
Ma Cresti non ha fatto solo il professore universitario. La sua storia politica inizia a Radda come consigliere comunale in una lista di sinistra; poi comunità montana del Chianti, consorzio trasporti pubblici di Siena, sindacato CGIL università, comitato tecnico scientifico dell'agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura, e poi dal 2001 Sindaco a Monticiano su proposta del partito democratico.
La mia lista conquistò un successo insperato con il 75% dei consensi. Il comune veniva da una crisi profonda e lacerante che era culminata con le dimissioni del sindaco e con la conseguente nomina, da parte del prefetto di Siena, di un commissario che rimase in carica per più di otto mesi. La gestione commissariale, soprattutto per un piccolo comune, è veramente un disastro in quanto il commissario si occupa solo di ordinaria amministrazione niente di più. La situazione che mi si prospettava era quindi grave anche per le divisioni che si erano create fra le forze politiche e sopratutto nella popolazione, prevalentemente composta da pensionati, extra comunitari, lavoratori del bosco e pochissimi imprenditori.
Il tessuto sociale era molto difficile e degradato per divisioni risalenti all’ultima guerra e per la presenza di un buon 25% di extra comunitari, non sempre ben
accettati. D’altra parte la componente extra comunitaria aveva un peso notevole in quanto certi lavori, come il taglio del bosco, non erano più ritenuti congrui per i lavoratori locali. Inoltre, se la scuola poteva essere ancora attiva era grazie alla presenza dei bambini figli di extra comunitari che si integravano benissimo, in tempi rapidi, con i bambini del luogo. Il compito che mi at tendeva era quindi molto difficile anche per la presenza di una minoranza in consiglio molto agguerrita e talvolta anche irresponsabile.
La mia proposta elettorale partiva dalla pacificazione del paese e da una serie di lavori che dovevano rimodernare il capoluogo e le frazioni. Io ero un po’ dubbioso, anche dopo una così netta vittoria, sulle mie capacità a gestire una situazione così difficile e anche per il fatto che conoscevo molto poco
i miei collaboratori e soprattutto non conoscevo per nulla la “macchina” comunale. In ogni modo mi armai di tanta buona volontà e iniziai a cercare dei consulenti esterni al Comune che mi dovevano, il più possibile, garantire la legalità degli atti.
Le cose fatte sono: la piazza S. Agostino, la rete fognaria e quella di illuminazione, l'acquedotto, la pavimentazione del paese vecchio, l'acquisizione del chiostro di S. Agostino, la piscina, l'impianto di teleriscaldamento a biomasse, l'isola ecologica (che poi ha lungamente non funzionato sino alla recente riapertura), la riqualificazione degli edifici in località La Pineta, il piano regolatore cui, sottolinea Cresti è poi mancato il regolamento urbanistico, l'illuminazione a Iesa, la rete del gas a Cerbaia e Palazzo, la pavimentazione di S. Lorenzo, l'attivazione dell'impianto (privato) a biomasse per il riscaldamento di Scalvaia, la casa di riposo a Iesa.
Poi Cresti ricorda le azioni con i cittadini e le associazioni: gita nel Chianti, gita a Ravenna, mostra egli uccelli canterini, iniziative di condivisione con la comunità albanese, il tentativo rimasto a metà per un museo della cultura contadina, restauro dei drappelloni del palio (questo lavoro fu terminato ma attualmente non ho idea dove tutto questo materiale sia stato collocato).
In chiusura Cresti ricorda la collaborazione con Ernesto Horvat per la filatelia, quella con Zingaretti (che avrebbe dovuto trasferirsi qui, ma poi i lavori del podere acquistato sono fermi nei boschi di San Lorenzo), le iniziative teatrali di Alda Martinelli, la Misericordia. il rammarico per la situazione di Petriolo, la medaglia d'oro a Monticiano conferita da Ciampi,
Certamente quando si fa politica soprattutto in contesti marginali e difficili è sempre impossibile accontentare tutti o meglio fare tutto bene: personalmente io misi tutto l’impegno e l’onestà che la situazione meritava ottenendo la completa assistenza della segreteria provinciale del mio partito alla quale va il mio più sincero ringraziamento. Avrei senz’altro potuto fare di più e meglio ma le giustificazioni sono tante comprese quelle di una “cultura critica distruttiva” tipica di quella popolazione.
Un ringraziamento particolare lo devo ai miei collaboratori e allo staff amministrativo che con grande dedizione al servizio seguirono sempre le mie indicazioni accompagnate dalla loro conoscenza della situazione del luogo. …
Ho avuto vari rimpianti dopo cinque anni di lavoro ma i principali sono stati quello di non aver inciso positivamente nella informatizzazione della zona, banda larga, e soprattutto di non aver messo a punto una strategia con i comuni limitrofi che cercasse di portare avanti una integrazione che ormai la politica e la situazione economica richiede.