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Da 1 a 73: l’aurora — 6 commenti

  1. Caro amico, ho letto con estremo interesse la tua storia, anzi dovrei dire i capitoli che compongono la tua storia, dalla ditta di scarpe dei tuoi alla speranza che il corona virus ci faccia riflettere sul nostro passato.
    Una cosa devo dirti innanzi a tutto, ti ringrazio, ti ringrazio di avermi trasmesso quella strana felicità prodotta dalla nostalgia, ti ringrazio di avermi dato la possibilità, attraverso il tuo racconto, di ripercorrere con ordine cronologico il mio passato, la mia storia, che sfasata di qualche anno mostra molte analogie con la tua.
    Sono del cinquanta e la mia infanzia l'ho passata spesso a casa dei nonni, il mio era ciabattino e lavorava in casa, gli attrezzi, le forme gli odori di cui racconti me li sono visti ripassare davanti agli occhi della memoria che si sono riaperti alla lettura delle tue parole.
    Mi sono diplomato al Molinari, lì ho conosciuto molti amici che abbiamo in comune, e da lì è iniziata la mia adesione a quell’organizzazione di cui sei stato un dirigente di tutto rispetto. Io, invece sono sempre rimasto, per mia volontà,  un semplice militante di base.
    A ventidue anni avevo già una figlia e tra lo studio all’università e il lavoro non potevo  assumermi incarichi anche incarichi politici. Solo nel tuo racconto mi sono avvicinato alla comprensione della disintegrazione di AO e della sinistra rivoluzionaria in generale. Tu l’hai vissuta dall’interno e hai potuto cogliere quelle dinamiche di scontri politici e personali  che a noi militanti di base erano precluse alla conoscenza e lasciate solamente all’intuizione.
    Pensa, che nel  gennaio del ’76, dopo averlo rimandato il più possibile, sono partito per il servizio militare nonostante avessi una figlia di quasi quattro anni e per questo avrei potuto chiedere di essere esonerato. Mi dicevo che un militante rivoluzionario non poteva sottrarsi in un momento così delicato di fare lavoro politico e di controllo all’interno delle forze armate.
    All’epoca si viveva come se la rivoluzione potesse scoppiare da un giorno all’altro così pure come tentativi eversivi golpisti. Poi tutto ciò, per fortuna non si è avverato ed è andata come è andata.
    Senza alcun riferimento, senza indicazioni, nella mia solitudine mi sono lanciato nel lavoro e, lasciato l’insegnamento in una scuola professionale, mi sono lanciato nella libera imprenditoria. Producevo in un capannone a Rozzano componenti per altoparlanti, dai coni in cellulosa agli avvolgimenti da inserire nei magneti ai così detti centratori … è durata poco, solo cinque o sei anni.
    Nell’ 83 ho fondato con mio cugino un’agenzia di fotogiornalismo “Fotogramma” che lavora tutt’ora.
    Ma il tarlo del perché non mi ha mai abbandonato, perché era successo quello che era successo, quali le cause? L’errore era stato nella prassi, nell’interpretazione della realtà storica o conflitti personalistici?
    Avendo una cultura di base di tipo scientifico ho cercato nella storia della scienza del ‘900 le risposte e mi sono avvicinato a testi e ad autori che avevo solo sentito nominare. Il Circolo di Vienna, prima e il Circolo di Berlino dopo, con i suoi protagonisti, le loro storie, mi hanno disvelato un mondo, anzi un modo di guardare il mondo.
    Nel tuo racconto, in quello che ho percepito come un’ansia alla comprensione delle cose, mi ci sono ritrovato. Non al tuo livello, mi mancano le basi matematiche e scientifiche sufficienti, ma negli aspetti generali , diciamo più filosofici, di metodo più che di sostanza ho percorso la tua stessa strada.
    E così sono andato alla ricerca prevalentemente di vecchi testi di Carnap, come ‘I fondamenti filosofici della fisica’ o ‘La filosofia della scienza’, di Schlick come ‘L’essenza della verità secondo la logica moderna’, di Reichenbach come ‘La nascita della filosofia scientifica’.
    Poi, dato che da un autore si rimanda ad un altro fino ad arrivare, da una parte a Poicarè con ‘La scienza e l’ipotesi’ e ‘Il valore della scienza’ e dall’altra a Schrodinger con ‘L’immagine del mondo’ e Monod con il suo ‘Il caso e la necessità’ o Feynman con ‘Il senso delle cose’ e ‘Qed’ e molti altri come Geymonat e Preti.
    Queste letture fatte per passione e per non rimbambire davanti alla tv mi hanno aiutato a ripercorrere l’evoluzione del pensiero marxiano e marxista, storicizzarla  e considerare quanto poco scientifici siamo stati noi negli anni ’70, ma anche quanto poco scientifici lo furono, nell’elaborazione teorica, le generazioni che al pensiero di Marx si rifacevano e ci hanno preceduto sin dai primi del ‘900.
    Arrivo fino a pensare che dal punto di vista scientifico sia molto carente anche tutto l’elaborato teorico del pensiero marxiano. Mi sembra che un certo ripensamento, in questo senso, ti abbia percorso; l’ho notato in certe considerazioni che, ripensando alle vicende che politicamente ti hanno coinvolto, hai esplicitato citando alcuni passi critici tratti dai Quaderni di Gramsci.
    E’ questo che ti chiedo, essendo un uomo dalle notevoli capacità intellettuali: perché non hai approfondito le cause dirette, non solo le contingenze storiche, del fallimento della visione rivoluzionaria della nostra generazione? Non solo nella prassi, ma, a parer mio, nei limiti ideologici stava la miseria politica di quelli che come noi si chiamano sessantottini.
    Io non ho né le capacità culturali né linguistiche, ma tu, esperto giornalista e studioso, hai tutto per poterlo fare.
    Un saluto affettuoso, tra una cassoeula una frittata di zucchine, pensa a chi ha bisogno ancora della tua intelligenza.  Mi rendo conto che queste mie ultime parole potrebbero sembrare una presa per il culo, ma è esattamente quello che penso e non ho trovato altri termini per esprimerlo. Alvaro Ricotti

    • Caro Alvaro, non ci conosciamo direttamente, ma mi ha fatto un immenso piacere scoprire una persona che ha fatto un percorso, in particolare sul versante culturale, molto simile al mio.
      Tutti i libri che hai citato li ho studiati e molti li ho anche usati nell'insegnamento, in maniera sia diretta, sia indiretta.
      È difficile rispondere alla domanda che fai alla fine anche perché la mia formazione di partenza da ITIS fa sì che io sia una persona estremamente pratica e abituata a non farla tanto lunga sulle cose
      Quando, dopo le elezioni del 76, ho incominciato a interrogarmi sulle ragioni per cui era andata in quel modo mi sono accorto che, aldilà del grande volontarismo che ci animava eravamo portatori di una visione estremamente semplificata e rozza della realtà italiana e, per di più, in quel momento mi sono accorto di quanto i nostri gruppi dirigenti fossero schiavi di miserie personali e di ideologia
      Ho scelto di fare altro conservando la passione genuina per la politica nel senso nobile del termine, ma ho fatto altro, come ti renderai conto in questi giorni leggendo gli articoli che riguardano la scuola e che sono quattro. Il terzo e il quarto escono oggi e domani. 
      Ti ringrazio di nuovo

  2. carissimo… quando ho visto e tue pubblicazioni in progress ho deciso che avrei letto tutto di un fiato… è per questo motivo che non trovi commenti miei alle singole puntate…. ma non temere: troppa passione nel leggerti ….
     
    Franco De Anna

    • E’ un malloppo gigantesco da leggere tutto insieme; non dico seguire ogni giorno, ma andare per aree tematiche. Per esempio 11/12 oppure 14/15/16. Così è più facile cogliere l’evoluzione e anche intervenire. Se vai nella pagina con l’indice ci sono i riassun ti ed è semplice selezionare.

  3. Claudio, ero stato in pensiero perché scrivevi poco e mi mancavano le tue riflessioni. Adesso ho gli arretrati.
    Questa non te la risparmio: secondo anno di ragioneria, domanda "cos'é il principio di indeterminazione di H?" Scarafone mio non ha la minima idea, la prof lo rimbrotta "ma come, abbiamo il Pino Heisenberg a pochi metri da noi e tu non sai neanche chi è?" (sic). Una volta i ragionieri studiavano merceologia, adesso fanno un anno di chimica. E parlano di elettroni 1s, 2p e via discorrendo. La prof è una CTF, che è una laurea che esige più impegno di chimica, per esempio. 
    Per l'ennesima volta ti richiederei la email privata, così ti posso comunicare il rischio che ti volevamo far correre subito dopo il pensionamento. 
    A presto!
    valerio grassi (arcorese del '47, amico di Pepè figlio di poliziotto)

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