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1999-2008: ultimo decennio di insegnamento al Frisi — 1 commento

  1. Bello poter dire con nostalgia “Io c’ero”, proprio in quel 1999 in cui, appena ritornato, divenne il nostro insegnante di 4°G.
    Fu il nostro quarto e ultimo insegnante di matematica, fino alla maturità appena riformata, e con un metodo di lavoro completamente opposto a quello dell’insegnante tradizionale.
    Aveva anche litigato con i colleghi che le chiedevano il rigore di un certo numero di interrogazioni durante l’anno; a lei piaceva molto di più darci i voti sulle domande, piuttosto che sulle risposte, nella giusta ottica di vedere la matematica e la fisica come curiosità piuttosto che banale nozionismo.
    Ricordo con piacere l’impronta fortemente universitaria che aveva nell’insegnare e nell’incuriosire noi studenti. Ricordo le sue bellissime dispense, rielaborate dallo Yavorskij, che ancora conservo su un vecchio cd-rom e che ho riscaricato in versione aggiornata negli anni successivi direttamente dal suo sito.
    Ricordo che fu il primo a farci scoprire dell’esistenza di un laboratorio di fisica del Frisi, pieno zeppo di oggetti interessanti, alcuni rotti e alcuni più attuali, che ci aiutarono a capire il senso pratico delle formule (e per me che poi sono diventato ingegnere, quel metodo di lavoro si è rivelato fondamentale negli anni post liceo).
    Ricordo anche il curioso aneddoto di un compito in classe annullato a pochi minuti dall’inizio perchè, cito a memoria le sue parole, “mi sono accorto che avete un libro di m***a” (era il Caforio-Ferilli, e bruttino lo era davvero); ce lo fece cambiare, quel libro, con una sorta di referendum popolare: vinse l’Amaldi (figlio), un libro che conservo ancora e che apprezzavo per la sua scorrevolezza.
    In generale conservo, a distanza di ormai quasi vent’anni (e sembra ieri!) un bellissimo ricordo degli anni del liceo; e questo è dovuto anche agli insegnanti che ho avuto, al loro modo di approcciarsi a noi studenti, al bagaglio culturale che si portavano appresso e che ci hanno trasmesso; penso sia la parte più bella dell’essere insegnante, e la passione con cui dopo tanto tempo racconta la sua vita è la dimostrazione che tutto quello che ha fatto lo ha fatto sospinto dal piacere e dall’euforia, e non dalla semplice necessità lavorativa.
    Il suo spirito combattivo non è sparito; l’entusiasmo che aveva nel cercare di cambiare le cose traspare ancora dal suo articolo.
    Complimenti prof!
    Andrea Palla

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