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1972-1974: AO Monza e Brianza e vacanze — 5 commenti

  1. Salve Cereda, navigando in internet ai tempi del contagio con al timone la memoria sono finito su questa pagina. Io, finito il militare da poco, ero entrato con amici di un vita in Ao di Saronno e ci sono rimasto fino almeno il 76. Leggere questo articolo è stato come inzuppare le madeleine nella tisana, atmosfere che tornano: ciclostili notturni, volantinaggi spavaldi, dedizione totale, sigarette, ragazze dalle gonne lunghe, senso di onnipotenza quando i nostri cortei (siamo in tanti, siamo a migliaia, ect ct) scorrevano gagliardi per le vie di Milano. Mi ricordo di te ( anche per me vale la speranza che la memoria non mi inganni) come ospite e relatore nella nostra ampia sede di Saronno, mi ricordo che a differenza di tanti tra noi, tu portavi il loden, non avevi baffi e barba,  e non adottavi pose severe e linguaggio impostato sull'esempio dell'oratoria di Lenin e Trotsky; a tanti nostri dirigenti apparire così un po' forse piaceva, ma è una cosa che dico con simpatia, per noi giovanissimi militanti del Milanese Campi, Gorla, il Cip della Borletti, la (bellissima, si potrà dire') Sorlini, ed altri, erano avvolti da un'aura speciale.  Nessuna caduta nella nostalgia ovviamente (sentimento peraltro del tutto umano che, assunto in modica quantità, non nuoce al cuore) se non il pensiero di una giovinezza piena vissuta in un'epoca speciale. Curioso di leggerla sul periodo post-1974. Un cordiale saluto 

    • La barba direi proprio di sì, a pizzetto, sin da quando avevo 16 anni come puoi controllare nella pagina io dove c’è una immagine con tutte le facce della mia vita. Il Loden invece direi che è possibile, ne ho avuti tanti sia verdi sia blu. Gli anni dopo li trovi nella autobiografia

  2. Ciao, Claudio.
    Ho letto con interesse il tuo capitolo intitolato "1972-1974: la sezione Monza e Brianza di AO (e non solo)" e ti faccio i complimenti per la puntuale e obiettiva ricostruzione di quel particolare momento.
    Qui, desidererei concorrere con una piccola precisazione: Mauro Rostagno ha avuto modo di avere a che fare con noi di AO anche per via di una manifestazione organizzata (unitamente a Lotta Continua) una decina di giorni dopo la tragica morte di Giangiacomo Feltrinelli (14 marzo 1972).
    Il commissariato di Monza ci aveva concesso un comizio davanti al Municipio; niente cortei, niente caschi, niente slogan antimperialisti (insomma, dovevamo tenere il tutto sottotono). E’ in questa occasione che Mauro aveva preso la parola.
    Alla fine del suo intervento (previsto come ultimo), ci fu un attimo di smarrimento, perché non si sapeva come concludere la manifestazione. E’ in quel momento che decisi di avvicinarmi al microfono: “siamo stati invitati ad evitare di parlar male di Nixon, ma voi come lo definireste?”; “booooia!!!” fu l’inevitabile risposta di tutti i presenti (qualche centinaio).
    A quel punto i poliziotti in assetto anti guerriglia cercarono di raggiungere la scalinata. Ma c’era une d’accordo tra me e il carissimo amico Carlo Vittone (che avevo incaricato di sostituirmi nel guidare il servizio d’ordine degli studenti): nell’eventualità fosse successo qualche imprevisto, si doveva fare una compatta barriera (senza ricorrere a bandiere o ad altro); cosa che lui prontamente mise in pratica, permettendo a me e a Mauro di farci largo e sgaiattolare verso piazza Carducci.
    Da lì seguitammo a correre insieme (anche perché lui non conosceva Monza), dileguandoci, poi, in alcune viuzze; finché, ansimanti, ci salutammo con la promessa di rivederci (cosa che, purtroppo, non avvenne). Ecco, vedi tu se questo appunto può essere utile.
    Ciao, Antonio

  3. Franco non ho capito il secondo commento (ma non l'ho già fatto, che hai mandato). Ricambio i saluti affettuosi; oggi sto scrivendo il pezzo sul quotidiano dal 74 al 76.

     

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