2 novembre, 25 luglio, 25 aprile
La situazione è di sfascio e sarebbe facile fare l’ironia; lo fa Jena sulla Stampa con una fiondata “2 novembre – il governo si autocommemora“.
Mi viene in mente un titolo ad effetto: fare il 25 luglio per non finire con il 25 aprile. La metafora è chiara ma servirebbero 2’000 precisazioni e distinguo. E allora rimaniamo sulla sostanza accettandone solo le suggestioni.
- c’è una situazione di sfascio e le notizie giornalistiche si inseguano e autoalimentano (altre minorenni, inchieste sulla mafia, …)
- il premier le autoalimenta come ha fatto oggi con la infelicissima battuta sui gay “meglio essere appassionato di belle ragazze che gay” come se essere implicato in corruzione di minori o intervenire per impedire che lo Stato tuteli i minori abbia a che fare con il dilemma (etero-) od (omo-) sessualità. Gli hanno già risposto le associazioni di omosessuali del PDL annunciando che se ne vanno. E ora manca solo una battuta di Calderoli (quello dei fighetta) del tipo era ora
- le forze sociali di contorno al centro destra non sanno più come dire che così non si può andare avanti e citano una serie di scadenze in ambito europeo così come gli indicatori strutturali non esaltanti del sistema paese
- c’è un diffuso senso di incertezza e di sfascio come accade nei contesti che anticipano i crolli e rientrano nella stessa categoria i comunicati rassicuranti dell’entourage più stretto (Cicchitto, La Russa, Gasparri, …)
- Manca la formalizzazione della crisi ed essa può avvenire in due soli modi:
– si va avanti navigando a vista sino al primo incidente utile (agguato parlamentare, rottura clamorosa con Fini) e a quel punto sarà il ribaltone o il ribaltino ma avremo comunque una sconfitta della politica e della capacità di governo
– qualcuno dei massimi dirigenti del PDL prende il pallino in mano, fa aprire una crisi pilotata dallo stesso Berlusconi, e si va alla formazione di un governo (con un nuovo premier) con la stessa maggioranza (se la Lega ci sta) o con un allargamento al centro se la Lega non ci sta (in ogni caso anche la Lega dovrà ben dire cosa vuole e con chi).
Ieri sera a 8 e mezzo ho visto il professor Monti molto critico ma indisponibile ad una esplicita avance fatta da Paolo Mieli. Anche Emma Marcegaglia è molto critica ma indisponibile.
Non ne restano molti; anzi l’unico nome spendibile in Europa mi pare essere quello di Tremonti ma con lui può operare il gruppo di ministri che in questo anno e mezzo ha prodotto risultati (Letta, Maroni, Alfano, Brunetta, Sacconi, Gelmini, …)
Si decida perché il governo del fare sta facendo acqua da tutti i buchi a partire dalla vicenda dei rifiuti di Napoli. Dopo il terremoto dell’Aquila passarono molti mesi prima che emergesse che molte cose erano state fatte (quelle urgenti) ma molte restavano da fare. Ora Berlusconi fa un accordo oggi e glielo fanno saltare domani.
Siamo alla frutta e se il ceto politico vuole rivelarsi all’altezza del ruolo istituzionale deve prendere coraggio:
- il centro destra deve riconoscere di avere sbagliato a costringere Fini alla rottura perché ora si trova a dover pescare gli elementi sui cui fondare l’uscita dalla sua crisi tra i valori della rottura con Fini (senso dello stato, laicità, no alle leggi ad personam). Mi pare questa la condizione per ricostruire un minimo di identità culturale
- il centro sinistra deve essere coerente nel riconoscere alla maggioranza uscita dalle urne il diritto a governare e a ricercare soluzioni transitorie ed alternative solo dopo che il centro destra dovesse risultare incapace di rimettere in piedi un governo; ma di ciò si farà certamente interprete e garante il Presidente Napolitano.