E se, sui vigili, avesse ragione Brunetta?
Il titolo è volutamente provocatorio, ma un po' di verità la contiene.
Dice Brunetta: "Caro presidente Renzi. Le regole per combattere fannulloni e assenteisti nel pubblico impiego ci sono già. E le leggi relative portano il mio nome. È stata la tua sinistra, è stata la Cgil a combatterle. Sono stati infine i governi Monti, Letta, e anche il tuo, da oltre 10 mesi, queste regole, a non applicarle. Altro che leggi da cambiare.Chiedi scusa agli italiani a nome della sinistra comunista e post comunista che il tuo Partito democratico ancora rappresenta. Chiedi scusa agli italiani per quello che non hai fatto in questi tuoi 10 mesi di governo. Non nasconderti dietro il disegno di legge Madia, perché la cosa è semplicemente ridicola. Vuoi cambiare verso veramente? Riconosci che le regole ci sono già e applicale da subito. Senza scuse, senza rinvii e senza chiacchiere opportunistiche. Io sar pronto a dartene atto. Cosa che tu, fin da quando eri presidente della Provincia di Firenze e poi sindaco di Firenze, non hai mai fatto. Questa è la differenza tra te e me".
La verita è che con il dlgs 150 del 2009 (riforma della disciplina del rapporto di lavoro alle dipendenze della Pubblica Amministrazione, più noto come decreto Brunetta) è stato ampiamente riorganizzato il dlgs 165 del 2001 dovuto all'azione di riforma della P.A. promossa da Bassanini. Somo state introdotte molte semplificazioni e decentramenti di potere sul fronte dell'azione disciplinare nel pubblico impiego ed è stato fatto molto anche per quanto riguarda il tema delle certificazioni per le assenze per malattia (tempi e trasmissione telematica).
Queste norme sono opeative e, per quanto riguarda la scuola (ambito che conosco), hanno determinato la possibilità di sanare quei comportamenti di malcostume nella gestione delle assenze che prima si fondavano sulla esistenza di una azione disciplinare praticamente inesistente a causa di interminabili rinvii nel tempo e della distanza dei luoghi di esercizio.
Del decreto Brunetta è invece rimasta totalmente inattuata perché eccessivamente complessa, già nella lettura del testo, tutta la parte sulle retribuzioni di risultato e della connessa misurazione e valutazione delle performance. Chi si è occupato di predisporre le norme attuative ha gettato la spugna e siamo in presenza di un decreto formalmente in vigore e praticamente disatteso.
Per quanto attiene l'esercizio della azione disciplinare nei confronti di tutto il personale, inclusi i dirigenti, se il potenziamento delle funzioni e dei poteri del dirigente ha rimediato alle situazioni più scandalose, perché i furbi hanno preso paura dopo aver visto che l'azione disciplinare diventava reale e che, dopo tre giorni di assenza ingiustificata (regolarmente acclarata e sanzionata), nel biennio scattava il licenziamento, lo stesso non si può dire per la valutazione degli illeciti più gravi (quelli che prevedono oltre i 10 giorni di sospensione) che vengono rinviati ad un organismo di tipo provinciale o regionale (l'ufficio disciplina).
In questi casi chi è chiamato a decidere è lontano dal contesto reale e a me è capitato che, anche di fronte a illeciti che riguardavano false attestazioni ben documentate e certificate, l'organismo superiore abbia deciso di farsi prendere per il naso senza neanche sentirsi in dovere di sentire il dirigente. Risultato in un procedimento che avrebbe comportato il licenziamento e che aveva assorbito una serie di violazioni minori, non si è avuta nemmeno la sospensione per pochi giorni.
Un'altra questione riguarda la mancata circolazione della informazione quando il dipendente cambia sede e così mi è accaduto che dopo aver icenziato per assenze ingiustificate ed intemperanze varie (legate a problemi di alcolismo e tossicodipendenza) un dipendente con contratto annuale l'ufficio scolastico provinciale (che era sto regolarmente informato con tutte le riservatezze richieste) lo abbia nominato nell'anno successivo in un circolo di scuola elementare e materna senza nemmeno informare il nuovo DS del problema che stava per ricevere.
Un terzo problema, legato alla tutela della privacy, riguarda il trattamento delle patologie psichiatriche che, nella scuola, come è documentato da numerose ricerche hanno una certa rilevanza: ho gestito un caso abbastanza grave trovandomi a dover forzare le norme perché il sistema viaggia a compartimenti stagni; nessuno ti informa (tranne, se ti va bene, il diretto interessato che però magari ha un disturbo bipolare) e, persino nel caso di Trattamento Sanitario Obbligatorio, alla scuola risulta solo un semplice ricovero ospedaliero. Poi se capita qualcosa di grave, qualcuno titolerà che la tragedia era annunciata.
La soluzione, e questo è un suggerimento per l'accoppiata Renzi-Madia, sta nell'avvicinare il più possibile lo svolgimento delle diverse azioni sia premiali sia sanzionatorie al punto in cui si svolge l'azione lavorativa; deve essere il dirigente, formalmente responsabile della gestione delle risorse umane, a poter intervenire e decidere, anche nei casi più gravi. In proposito ho sentito da dichiarazioni di Ichino che il problema starebbe nella pavidità della dirigenza che bisognerebbe superare attraverso incentivi economici. Mi permetto di osservare che non è così, o almeno il problema non è solo quello. Ciò che rende la Pubblica Amministrazione simile a un mostro senza testa è la complicazione dei processi, di qualunque tipo. Stare molto attenti a non lascaiare i problemi politici nelle mani dei consiglieri di stato di cui traboccano i ministeri. Vi scriveranno delle bellissime norme, giuridicamente inattacabili e praticamente inapplicabili.
Responsabilizzare, semplificare e decentrare, prevedere controlli a campione, far diventare le scuole più simili al mondo reale in cui si compete e il dirigente (non quello della PA) si può cercare sul mercato i collaboratori migliori. Un sogno? Ma se si vuole davvero cambiare verso le cose bisogna farle.
Ricordo con rammarico quelle stupide vignette che ironizzavano sui tornelli di Brunetta e sul fatto che, essendo un nano, tanto lui ci passava sotto. Quelli che ridevano allora sono gli stessi che si scandalizzano per l'83% di vigili in malattia il 31/12 o per il fatto che per far funzionare la metropolitana di Roma servivano 25 guidatori mentre in servizio ce ne erano solo 7 (e così passava un convoglio ogni mezzora invece che ogni 5 minuti).
Non serve la polemica contro i sindacati (che pure si dissociano, come fa la CGIL, ma potrebbero chiamare tentate truffe le finte malattie del 31/12 e non forme di lotta sbgliate e non condivisibili), bisogna che il segretario UIL Barbagallo rimuova quei dirigenti sindacali che hanno tentato di coprire l'assenteismo con una finta assemblea sindacale. Non serve la polemica sulla estensione del job act al pubblico impiego perché le differenze ci sono e sono grandi: serve una azione riformatrice seria che entri nel merito, che non parta dall'anno zero perché il decreto Brunetta esiste e che si basi, come ho detto sopra, sul principio del decetrare, semplificare e responsabilizzare.