Regalo di Natale – Pupi Avati
Regalo di Natale è del 1986, un secolo fa. Io per esempio avevo 40 anni e mi apprestavo a lasciare (per la seconda volta) la scuola e andare a lavorare nel privato. Il film non l'ho visto allora ma è tra quelli di Pupi Avati che mi sono visto in sequenza un anno fa.
L'ho lasciato lì a sedimentare insieme ad altri film del maestro ed è tra i 5 o 6 che avevo deciso di recensire. Il Natale mi è sembrato una buona occasione per farlo. Ci sono 4 amici bolognesi di lunga data che hanno preso strade diverse ma hanno conservato la passione per il poker come strumento-chimera per risolvere i problemi (economici) della propria vita.
Franco (Diego Abatantuono) è l'unico che, nel bene o nel male, si è fatto le ossa; gestisce una grossa sala cinematografica a Milano e vorrebbe qualche centinaio di milioni per ristrutturare la sala o, ancora meglio, acquistare l'immobile.
Ugo (Gianni Cavina) è uno spiantato che ha mollato moglie e figli e campa con le televendite sulle TV di serie B. Anche in questo film, il povero Cavina, che in realtà è uno dei collaboratori fissi di Pupi Avati, fa una parte ributtante e tradisce, tradisce, tradisce gli amici (lo si capirà però solo alla fine).
Gabriele è interpretato da Alessandro Haber, sempre bravissimo nei ruoli di comprimario; mi ha fatto venire in mente il fratello omosessuale nascosto di Parenti Serpenti. Fa il vice-critico cinematografico in un quotidiano; è introverso, si sente un fallito e partecipa alla stangata verso Franco senza nemmeno rendersene conto e pentendosene continuamente.
Lele si occupa della logistica e della organizzazione della serata ed è la figura di minor rilievo tra i protagonisti.
La serata è quella di Natale e Ugo, d'accordo con gli altri, ha organizzato una serata con un industriale di cui si sa poco o nulla (l'avvocato Santelia). Lo interpreta il bravissimo Carlo Delle Piane perfettamente calato nella parte dello sfigato che mangia solo patate lesse ma che è in realtà un giocatore professionista.
Nel finale delle 4 ore di partita, quando Franco sta ormai vincendo una settantina di milioni, la situazione si ribalta: prima l'avvocato gli porta via 200 milioni con un colore inatteso contrapposto ad un full d'assi e poi gli fa il regalo di Natale. Nel corso di un altro scontro da 250 milioni in cui Franco sta cercando di rifarsi, gli propone di condonare tutto a patto ce rimangano segrete le carte dell'ultima mano. Lui si accontenterà della soddisfazione di avere vinto. Il Regalo di Natale è costruito in maniera che il giocatore-sfidato decida di andare sino in fondo.
Il film è bello sia nella prima parte in cui conosciamo, uno alla volta, i diversi protagonisti con le loro storie personali e le loro manie, sia nella seconda parte, quando la tensione della partita fa emergere i diversi caratteri e, attraverso una serie di flash back si scoprono le ragioni del risentimento tra Franco ed Ugo. Ugo da vero uomo da televendite, da Giuda in carriera, gli ha anche portato via la moglie, solo per il gusto di farsela. A proposito, le donne non ci fanno delle grandi figure.
Tutti se ne vanno, Franco si rende conto di essere stato truffato mentre Ugo prende il suo assegno dall'avvocato e ci si sente pervadere da una grande tristezza. D'altra parte questo era il mondo degli anni 80 e Pupi Avati ce lo racconta con grande maestria.
Il mio voto 8,5 con un 9 a Gianni Cavina e Alessandro Haber. Per Carlo delle Piane il massimo 10.