Il biscione? No, l’anguilla
Come sanno tulle le casalinghe del centro sud che per la cena della vigilia preparano il capitone, prendere in mano una anguilla è difficilissimo, ammazzarla peggio ancora, perché sembra rinascere anche dopo il taglio della testa.
Berlusconi è un po' così: rapido nelle decisioni, disposto a smentire tutto anche se stesso pur di sopravvivere e di negare, apparentemente, le sconfitte. Nel fare ciò è polimorfico. Si trasforma anche fisicamente.
Sui quotidiani on line potete trovare una raccolta di immagini che evidenziano il polimorfismo: bolso e rincoglionito quando si presenta al Senato mentre Letta sta già parlando; durante l'intervento di Letta mostra difficoltà di concentrazione (un po' l'età, un po' la notte insonne); poi c'è la riunione dei gruppi del PDL di cui si sa poco tranne per la decisione (unanime tra i presenti) di votare no alla fiducia; dalla riunione esce scuro in volto, appesantito e preoccupato (gli hanno fatto vedere i nomi e i numeri degli assenti e oltre un terzo del gruppo sta per cambiare casacca); ed ecco il colpo di genio, dopo aver dichiarato che il PDL non darà la fiducia, dopo un passaggio da un truccatore che meriterebbe il Nobel (se esistesse), chiede la parola e annuncia che il PDL voterà a favore e lo fa con un discorso in cui non c'è nulla di quanto accaduto in questi giorni. I suoi fedelissimi non fanno una piega, e con l'eccezione di Bondi, ubbidiscono (solidarietà, governo istituzionale, senso del sacrificio da parte del PDL, sorrisi).
Il vero titolo di questo mio post, parafrasando il diversamente berlusconiani di Alfano, sarebbe diversamente antiberlusconiano ed è dedicato alla esposizione di come la vedo in termini di prospettiva.
Il 27 settembre, su FB ho messo queste poche righe perché dal punto di vista umano mi aveva colpito lo stato di Angelino Alfano (impegnato a fare da portaordini di Berlusconi nei confronti di Letta).
quando si condivide con qualcuno una esperienza impegnativa di governo/amministrazione/
C'erano già state le dimissioni dei parlamentari ma non ancora quelle dei ministri. Come sono andate le cose, dietro le quinte, non lo sapremo mai, ma certamente ci sono stati interventi al livello dei poteri che contano (l'Europa, le banche, i mercati, la presidenza della Repubblica, Confindustria, Assolombarda, la Chiesa, i Sindacati) perché non si aprisse una crisi di governo.
Così abbiamo assistito ad una serie di iniziative gestite direttamente da Berlusconi e a cui dall'altra parte si rispondeva con una linea di resistenza flessibile e si ostentava fiducia finché si è arrivati al delinearsi di una scissione con la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare di centro-destra (non di centro) in cui confluiscono liberali come Quagliariello, socialisti come Cicchitto e Sacconi, giovani donne cresciute in Forza Italia come Lorenzini e Di Girolamo, neo e vecchi democristiani come Alfano e Giovanardi, democristiani ciellini come Formigoni e Lupi.
Le ragioni individuali che stanno portando ad un tentativo di parricidio sono diverse: attenzione all'elettorato che non discute su Berlusconi padre-padrone ma è contrario alla crisi di governo, voglia di dare una prospettiva per il dopo (visto ciò che attende Berlusconi sul piano giudiziario e delle pene accessorie).
Quello che si è espresso per primo è stato Quagliariello che in una intervista a Stefano Folli, durante il festival del diritto, domenica a Piacenza, è stato il primo a far capire, anzi a dire esplicitamente, che nella vita non è obbligatorio fare il politico, che certe battaglie sono indispensabili e che lui ribadiva che non si dovesse andare alla crisi di governo. Chapeau ad uno strano liberale, ex radicale, che sulle questioni del fine vita assunse posizioni da fondamentalista cristiano (e le difende ancora).
Quello che volevo sottolineare con il mio post è che quando si lavora in una coalizione, e lo si fa dentro una prospettiva di governo, è normale che persone con storie e sensibilità diverse si appassionino talmente a ciò che stanno facendo, da far pesare molto meno le posizioni dovute alla propria appartenenza politica. Da questo punto di vista Enrico Letta è stato un vero leader e lo ha dimostrato anche in questa occasione.
Alcuni giornali parlano di farsa con riferimento alla votazione del Senato. Non è così: c'è stata una battaglia politica e Berlusconi ha perso, anche se ha poi tentato la carta della farsa. Per questa ragione mi auguro che la spaccatura nel PDL prosegua anche se Alfano, formalmente, aveva chiesto da segretario che tutto il PDL votasse la fiducia e apparentemente l'ha ottenuta. Dico apparentemente perché oggi abbiamo visto che nel PDL ci sono persone con la schiena dritta e personaggi che sono disposti ad obbedire strumentalmente ai diktat del capo anche a costo di smentire se stessi. Il primo passo è la costituzione, già in atto, di gruppi parlamentari autonomi alla Camera e al Senato.
La possibilità per Letta di ottenere la fiducia era legata all'offrire ai transfughi del PDL una prospettiva non da governo di scopo e questo Letta lo ha fatto prospettando, come dice da tempo, una durata sino a tutto il 2014. Il vero problema rimane quello del fare e non rinviare le scelte su legge elettorale e legge di stabilità, sapendo che per campare nel 2014, oltre agli impegni europei, c'i sono le partite della riforma istituzionale e quella dello sviluppo che devono vedere progressi veri. Il chiarimento di oggi, con i gruppi separati, dovrebbe agevolare le cose.
E' troppo presto per dire se una altenativa di centro destra avrà le gambe e le leadership per marciare ma alcuni auspici da eretico di centro sinistra li voglio buttare lì:
- qualche convergenza in più sui temi etici lasciando al palo i fondamentalisti e i razzisti
- una visione moderna dello sviluppo che, come dice Renzi, sappia parlare ai giovani e non confonda lavoro e posto di lavoro, stipendio e assistenza
- una attenzione al sistema Italia che faccia attenzione al manifatturiero e agli investimenti su turismo-beni culturali
- capacità di ricostruire una presenza nazionale sui terreni delle infrastrutture, dell'energia e delle tecnologie
- capacità di rinnovare in profondità la pubblica amministrazione: merito, responsabilità, autonomia
- accettare e condividere l'idea che lo stato sociale funziona e si mantiene se il sistema fiscale funziona e si contiene (cioè se le tasse e i servizi li pagano tutti e se si applica il principio costituzionale della progressività)
Ma come, non parli della disoccupazione e del Sud? Non me ne sono dimenticato. La disoccupazione si risolve se si creano lavoro (ribadisco lavoro non posti di lavoro) e sviluppo economico. Lo stesso vale per il Sud (sono passati 150 anni dall'Unità e oggi l'unico problema da affrontare è quello di evitare che nelle regioni del sud valgano regole di spesa e regole di comportamentoi diverse dal resto del paese).
Centro destra e centro sinistra, al termine di questa legislatura, dovranno sfidarsi e competere; ognuno con le sue proposte, ma entrambi accettando un quadro condiviso su istituzioni, laicità, socialità, diritti individuali.
ore 20:30
Ho ascoltato in larga misura la discussione alla Camera. Osservo che:
- Letta è stato più tosto che al Senato e ha insistito molto sul fatto che la legge elettorale è di competenza del Parlamento
- Brunetta ha fatto un bellissimo intervento da capogruppo della opposizione e l'ha terminato dicendo che quindi (????) noi votiamo sì alla fiducia
- Migliore (S&L) ha fatto il classico intervento che fa la sinistra in queste occasioni: "ma quelli lì …"
- Il capogruppo di 5 stelle ha letto con enfasi sbagliata una serie di messaggini della rete
- Epifani ha colto la situazione ma ha sbagliato a leggere l'intervento, per altro letto con l'enfasi da sindacalista
- Cicchitto è stato costretto ad intervenire a titolo personale perché non c'è ancora il gruppo e gli è finito il tempo alla fine delle premesse
- Causa impegni concomitanti non ho sentito la Lega e Fratelli d'Italia.
E' acclarato che Berlusconi ha cambiato idea nel quarto d'ora finale dopo che le valenti segretarie e Verdini gli hanno rifatto i conti e gli hanno dimostrato che sarebbe rimasto con il cerino in mano.
Il gruppo dei diversamente berlusconiani si riunisce stasera e secondo me non bisogna mettergli fretta. Schifani ha detto che al Senato i dissidenti non possono fare gruppo perché il gruppo del PDL ha votato compatto (e qui siamo al ridicolo per uno che ha fatto il presidente del Senato). Della serie "ricominciano" e non oso pensare a domani quando si riapre la ferita sulla decdenza di Berlusconi.
Letta ha già chiarito che una cosa è la maggioranza numerica (che gli interessa relativamente) e un'altra quella politica e che non intende soggiacere a ricatti; vedremo