Il segreto di Ortelia – Andrea Vitali
Il segreto di Ortelia è un romanzo breve ripubblicato da Garzanti nel 2007 dopo che era già uscito nella raccolta L'aria del Lago nel 2001 presso un editore minore. Il segreto lo scopriremo pian piano mentre due donne, considerate rachitiche ed insignificanti, si appropriano pian piano della scena e lasciano gli uomini, tanti uomini furbi, di stucco.
«Giovanotto, la dispareunia, altrimenti nota come coito doloroso o difficile nella donna, ha ragioni anatomiche che ho potuto chiaramente verificare nella vostra sposa. In altre parole la giovane che ho appena visitato non ha un apparato tale da sopportare senza dolore ciò che per le altre donne è fonte di piacere».
Da rosso che era il viso di Amleto si fece color del mosto. Una parola, sentita anni prima nella campagna bergamasca per bocca di un contadino che aveva raccontato di una donna combinata più o meno come sua moglie, gli sorse impetuosamente nella memoria: malchiavata, l'aveva definita in dialetto quel tale.
Il romanzo è ambientato nel primo novecento (si conclude nel 1940) e, come in una finestra vistalago, le vere protagoniste sono le donne: la madre Cirene (quella con la dispareunia), la figlia Ortelia e Betta Còdega, una servetta di Premana dal corpo bello e dalla mente lucida.
Amleto Selva è un macellaio come quelli di una volta. Ne ho conosciuto uno dalle parti di Colico, di quelli che, fosse stato per lui le bestie le avrebbero stese con un pugno. Amleto si fa dal niente e capisce che sposando Cirene può attaccare il cappello nella macelleria del vecchio Idreno Crippa. Lavora duro e rilancia l'attività facendo concorrenza all'altra macelleria storica di Bellano, quelle dei Bereni (anticipo dell'orario di apertura, il credito con il libretto, la consegna a domicilio).
Peccato per la malchiavata. Dopo 20 sere di assalti infruttuosi Amleto manda Cirene all'ospedale e il professor Sinovia dice che bisognerà rassegnarsi, ma che in compenso la signora è gravida. Lui però ci sta male e non si rassegna; ma Cirene era invincibile. «Mi duole», si schermiva. «L'ha detto anche il professore.» Va bene il lavoro, ma c'è anche il resto ed è così che l'amico Elia Durini, il medico condotto, prima lo fa sperare in un miglioramento per effetto del parto e alla fine:
«Avete…» cominciò a dire stringendo gli occhi, «avete mai pensato a delle alternative?» Amleto temporeggiò prima di rispondere: non gli era chiaro se il dottore lo stesse prendendo in giro o se parlasse sul serio. «Mi state dicendo che dovrei… insomma, andare a caccia nelle riserve altrui?» Con lenti cenni affermativi del capo, il dottor Durini confermò. …
«Sentite, Selva, adesso non venitemi a fare l'ingenuo. La vostra riserva di caccia l'avete già bell'e pronta. Non sta a me spiegarvi come fare ma nel commercio è antica regola il baratto. Io do una cosa a te e tu dai una cosa a me, capite? A buon intenditor poche parole, caro mio. Ricordate, a caccia e a letto non bisogna aver rispetto.»
Così entra in scena Betta che si dimostra interessata allo scambio ma in cambio della spesa. La cosa va avanti per un po'. Betta cambia padrone (dopo essere stata scoperta con un rappresentante di elettrodomestici di passaggio da casa) e va a servizio dal dottor Durini finché resta incinta. E' il dottore a sistemare la cosa con papà Còdega a Premana. Il Selva ci rimette 500 lire e rimasto senza la Betta si ributta nel lavoro.
Il libretto ha un grande successo e lui fa anche fronte ai rischi di impresa per mancato pagamento.
Aveva messo nel conto anche coloro che si illudevano di poter fare la spesa da lui all'infinito, continuando a far segnare sul famoso libricino. Di fronte a un debito che lievitava oltre misura le mani del macellaio due vanghe sapevano convincere il debitore. Quando invece si trattava di una morosa, e meglio se di carni sode e abbondanti, l'Amleto riscuoteva in natura. Infine, se né l'uno né l'altro dei due sistemi funzionava, il macellaio poneva in atto sequestri
Un colpo di culo consente anche di sistemare la concorrenza del Bereni, ma rimane il problema della Betta che non c'è e una botta ogni tanto non basta alle esigenze del Selva che dovrebbe farlo almeno tre volte la settimana per resistere. Entra così in scena il gruppo dei viveur di Bellano, il dottore, il notaio, il veterinario, la cui cugina gestisce il casino di Lecco, qualche commerciante. Ci sono i viaggi al casino e qualche avventura sull'alto lago finita con una manica di botte da parte dei parenti della fanciulla.
Ortelia intanto si è innamorata, ricambiata, di uno dei due figli del Bèreni, Ugolino, quello meno in carne e che si occupa, diremmo oggi, di marketing operativo. Sia il Selva sia Cirene sono contrari finché il vecchio macellaio incomincia a stare male e il notaio Anfuso, di sfroso, gli fa capire che c'è di mezzo una bella eredità; ad un figlio andrà la bottega, all'altro un capitale equivalente. E' così che Amleto si converte e dopo la morte, nel 38, del Bèreni si mette a pressare la figlia. Ad Ugolino toccherà il capitale.
Si arriva alle nozze e al termine del pranzo pantagruelico il gruppo dei viveur, guidati da Amleto, va al casino di Lecco. E' una sera di gran lavoro e solo due ragazze sono libere: Una, giunonica bellezza toscana, alta di gamba e con un seno da battaglia, enorme ma saldo, si avvicinò all'ingegner Cascanti e gli si sedette sulle ginocchia. «Vuoi fare nic nic con la bella Ortelia?». Amleto decide che, con lei o niente, gli sembra la degna conclusione del giorno del matrimonio della figlia e invece, dopo più di mezz'ora ricompare Ortelia sconvolta: il macellaio è sul letto rantolante – una trombosi.
Quando Amleto esce dall'ospedale di Lecco ha una emiparesi sinistra, un occhio fuori uso, ha perso la parola ed è incontinente. Nel frattempo la macelleria è stata venduta ad Ugolino mentre Cirene si dedica al marito che passa le giornate alla finestra finché, una notte, Amleto ha un crisi psicomotoria di quelle pesanti. Il dottor Durini diagnostica una epilessia indotta dall'ictus ma quando, nonostante i farmaci, le crisi diventano quotidiane ed è sul punto di cedere le armi si accorge che dalla finestra si vede il bagno della casa di fronte con una sfilza di indumenti intimi femminili in bella mostra.
Il dottore capisce tutto, lui stesso si è eccitato, fa una prova manuale dopo essersi ritirato con Amleto e avuta conferma spiega tutto a Cirene che resta incredula e si limita a spostare la poltrona. La cosa funziona per qualche giorno ma …
Improvvisamente, con un mugolio che sembrava opera del vento, il Selva interruppe il silenzio notturno. Si svegliò e svegliò la moglie che lo guardò spaventata: l'uomo cercava di mettersi a sedere sul letto, senza riuscirvi. La cosa lo mandava in bestia: stringeva il pugno valido e minacciava il buio. Il mugolio si fece rabbioso, mutandosi in una specie di grido: sembrava un gatto in amore. Cirene, terrorizzata, lo guardò per qualche minuto, angosciata. Cosa doveva fare? Svegliare per l'ennesima volta Ortelia e Ugolino? E a che pro? O mandare a chiamare nuovamente il dottor Durini che… che la sua idea, circa l'origine delle furie di suo marito, gliel'aveva confessata?
Quelle parole! Le parole, fin troppo chiare, del dottore ritornarono alla mente di Cirene. Ma era possibile, era… Amleto continuava a smaniare, infernale nel buio pesante della stanza e con il sottofondo del vento che sembrava concentrato tutto lì, intorno alla casa. Cirene avrebbe pagato qualunque cifra pur di placarlo, avrebbe fatto qualunque cosa. Appunto, qualunque cosa. Non accese il lume. In fondo, rifletté, non c'era nessun piacere, almeno non da parte sua, si trattava solo di un atto caritatevole, di una sorta di medicina. Mentre Amleto smaniava, la donna si infilò completamente sotto le coperte e poi lentamente, timorosamente allungò una mano verso il marito, sino a che l'ebbe saldamente in pugno. A quel contatto Amleto si placò istantaneamente. Emise versetti di soddisfazione, da maialetto. Gradì il massaggio. Quindi, a operazione finita, sorridente come un bambino, si addormentò.
Tutto procede tranquillo per un po'; Cirene interviene all'occorrenza e il dottor Durini si prende il merito della terapia (che nessuno conosce). Il fratello di Ugolino sposa una svampita che in pochi mesi gli fa fuori il patrimonio e quando la macelleria Bereni è ormai coperta di ipoteche, dopo un colloquio con il direttore della banca, va in negozio, licenzia i garzoni e si impicca ad un gancio della cella. Ugolino propone ad Ortelia di rilevare i debiti, la macelleria Bereni chiude e al suo posto apre, in affitto, un laboratorio di conceria.
Ma la tranquillità si interrompe quando Cirene si frattura il femore e muore per una conseguente embolia. In punto di morte Ortelia viene messa al corrente della terapia. Cirene non usò giri di parole, gliene mancava il tempo. Disse a Ortelia ciò che doveva e di lì a due ore esalò l'ultimo respiro.
Otelia non osa, si tiene il segreto per sè, e le crisi riprendono così come la tensione con il marito che la accusa di non saper curare il padre. Anche Ugolino, nel giro di un mese muore di tetano per un taglietto preso da una pelle di volpe nel nuovo laboratorio sorto al posto della macelleria.
Ortelia si rimbocca le maniche e quando ricominciano i problemi con i padre mette nuovamente di mezzo Premana e il dottore. La storia con la Betta non era mai finita e adesso Betta viene assunta per fare il servizietto al macellaio.
Poi, adagio, come se temesse di svegliarlo, scostò le lenzuola per prepararsi il campo all'azione. Al primo contatto il Selva non batté ciglio. Tutta quell'immobilità sembrò strana alla donna. Con il gomito diede un colpetto al macellaio. Niente. Allora controllò meglio, gli cercò il polso, sentì il freddo della pelle. Non bisognava essere scienziati per capire, mormorò la donna: Amleto Selva, il suo cliente, era morto.
Gli uomini si fanno avanti, come potrà una donna sola mandare avanti una macelleria; ma lei tiene duro. Ha i suoi segreti.
Ortelia sapeva che in quella vicenda aveva approfittato della buonafede altrui, da Betta al dottor Durini al parroco. Li aveva usati tutti e confessò i suoi dubbi allo stesso prevosto. Il sacerdote, da uomo avveduto, la assolse dai suoi peccati: in fondo, le disse, aveva agito costretta dalla necessità. Ma anziché darle qualche pateravegloria di pentimento, le suggerì una soluzione che, secondo lui, sarebbe stata molto più gradita al cielo. Il suggerimento del prete suscitò una grande meraviglia tra i bellanesi: perché due donne a condurre una macelleria non s'erano mai viste.
Ma assumere come aiuto la figlia della Betta Còdega, secondo quanto aveva consigliato il prete, si rivelò subito un vero e proprio affare e nell'arco di un mese Ortelia era pienamente soddisfatta di aver ubbidito al sacerdote. La clientela della macelleria esibì, nei primi mesi, una certa meraviglia. Molti si accontentavano di commentare sottovoce la stravaganza di Ortelia.
Altri, più sfacciati, non si ritenevano soddisfatti delle evasive spiegazioni della macellaia, volevano sapere perché la figlia della Còdega era stata preferita a un maschio. Ortelia allora, scambiando uno sguardo d'intesa con la giovane, rispondeva che degli uomini ne aveva abbastanza: che pensassero a fare quella guerra che doveva essere tanto breve e invece prometteva di durare in eterno. Lei, diceva ridendo, non ne avrebbe sentita la mancanza.
In fondo, erano sorelle.