Underground (Podzemlje): Emir Kusturica
Undergroud (1995) è considerato il capolavoro di Kustorica, ha vinto la Palma d'oro a Cannes bissando quella ottenuta nell'85 con Papà è in viaggio e io non l'avevo mai visto. Per altro, avendo un rapporto ballerino con la produzione cinematografica, non avevo visto nenanche un film del regista bosniaco-serbo e faccio pubblicamente ammenda.
C'è chi ha parlato di capolavoro assoluto; io non ho una adeguata cultura cinematografica per buttarmi sulle forme retoriche. Mi limito a dire che mi ha ricordato i film migliori di Fellini e contemporaneamente mi ha aiutato a capire alcuni aspetti del popolo serbo, come alcuni film di Fellini ci aiutano a capire gli Italiani. Alla sua uscita Morandini lo ha sintetizzato così: “Alice nel paese delle meraviglie riscritto da Kafka, con Hyeronimus Bosch come scenografo e Francis Bacon direttore della fotografia”. Condivido.
Il titolo va inteso in senso letterale: il film si svolge largamente nei sotterranei di Belgrado ma forse meritava di essere distribuito con il titolo originale serbo Podzemlje (sotto terra), senza richiami alla cultura di lingua anglosassone che rischia di mandare un messaggio fuorviante rispetto al tema. Uno si aspetta qualcosa legato alla cultura alternativa e si ritrova invece il corrispondente di 900 di Bertolucci per la Jugoslavia.
E' diviso in tre parti e ripercorre la storia della Jugoslavia moderna dal 1941 al disfacimento degli anni 90 terminato nella guerra civile e nella pulizia etnica. Tutto il film è accompagnato da una banda di ottoni che compare nei momenti cruciali con canzoni popolari e musiche tzigane un po' come avviene con le musiche da circo nei film di Fellini.
La storia è quella di due amici, partigiani comunisti, che si dedicano alla borsa nera, alle rapine, alla produzione e al commercio di armi (almeno all'inizio):
- Marko è l'intellettuale affarista che diventerà uno stretto collaboratore di Tito fino a riemergere, negli anni 90, nel ruolo di commerciante internazionale di armi, baffetti neri, aria elegante, finirà male. Nel film tutto finisce male ma tutto ricomincia.
- Petar (detto "il Nero") faceva l'elettrotecnico: è corpulento e sanguigno, sempre allegro e indistruttibile (sopravvive alle bombe a mano e alla tortura); fascisti, figli di troie, è la sua ossessione e il suo slogan prediletto
Il film inizia con il bombardamento di Belgrado da parte dei tedeschi e, invece di mostrarci la popolazione, Kusturica ci mostra la distruzione dello zoo. Ci accompagna Ivan il fratello di Marko che fa il guardiano allo zoo, un po' ritardato, un po' animalista, ma capace di distinguere il bene dal male: gli animali inquieti che sentono l'arrivo degli aerei, le bombe, le belve ferite con una tigre che lecca un'oca, la morte (piena di sangue e di sguardi quasi umani) della madre del piccolo scimpanzè (Soni) che compare poi nell'intero film e la cui immagine sta addirittura sulle casse della fabbrica clandestina di armi gestita da Marko,
Contrapposte alle scene dello zoo troviamo i due protagonisti:
- Marko sta scopando infischiandosene delle bombe sul cui ritmo scandisce i suoi mugolii e quando la donna fugge impaurita, dopo aver tentato di trattenerla, si rifugia in un angolo a masturbarsi furiosamente
- Petar sta mangiando e bevendo mentre la moglie impaurita cerca di farlo smettere; e lui smette solo quando un elefante disperso si affaccia alla finestra e gli ruba le scarpe. Decide che è ora di agire: Vado a dare il benvenuto a quei porci criminali che bombardano la mia città. Per strada incontra Ivan, lo consola, ritrova le sue scarpe e se le pulisce strusciandoci sopra un gatto nero acchiappato al volo. Questo è Petar, sanguigno, spontaneo, sbruffone, eccessivo in tutto.
Marko e Petar sono entrambi innamorati di una attrice di teatro (Natalija) costantemente rincorsa da un patetico generale nazista. A questo punto siamo a 20 mimuti di un film che dura 2 ore e 40 e di cui esiste una versione per la TV di 7 ore. Inutile tentare di raccontarlo; servirebbero molte pagine. Pubblico qui il riassunto di Wikipedia con la precisazione che, tutti i riassunti che ho visionato, risultano parziali e differiscono nella interpretazione di singole parti.
Da Wikipedia
Ambientato nella Jugoslavia immersa nella seconda guerra mondiale, il film ripercorre la storia di questa nazione attraverso gli occhi di Marko e Petar (detto "Il Nero"), gli "eroi" di questo film, entrambi innamorati della bella attrice Natalija. Il Nero, imprigionato dai tedeschi durante il conflitto e liberato da Marko, trova rifugio in una cantina assieme ad altri resistenti, tra cui sua moglie Vera che morirà di parto dando alla luce Jovan e col fratello di Marko, Ivan. L'amico Marko lo terrà nascosto per venti anni facendogli credere del persistere della guerra e sfruttandolo nella produzione e nel commercio delle armi sotto il governo di Tito, mentre lui si arricchirà e diventerà un esponente di spicco del regime. Nel 1961, in occasione del matrimonio di Jovan, Petar scopre la relazione di Natalija con Marko,e per questo Petar, innamorato di lei, rompe l'amicizia che lo lega con Marko dandogli una pistola per sucididarsi, ma quest'ultimo inscena un simbolico suicidio, sparandosi alle gambe. Poi un'esplosione causata dal carro armato costruito nel rifugio apre nello scantinato uno squarcio verso l'esterno.
Quando Petar, appena terminato il matrimonio di suo figlio Jovan, decide finalmente di uscire a combattere assieme a quest'ultimo, si scontra con una nuova realtà che non sa riconoscere; persa la concezione del tempo, attacca un set di riprese di un film (ispirato alle memorie dello stesso Marko) di propaganda scambiando le comparse per nazisti veri. Intanto Marko e Natalija fuggono attraverso il dedalo di tunnel che collegano le capitali d'Europa. Jovan invece annega nel Danubio inseguendo il miraggio di sua moglie Jelena. Anni dopo, e dopo la morte di Tito, scoppia la guerra civile, e la Jugoslavia va in frantumi, invasa anche dalle truppe dell'ONU. Nello stesso periodo, dopo un lungo internamento in un ospedale psichiatrico, Ivan viene a sapere della macchinazione del fratello e del nuovo dramma della Jugoslavia. Servendosi della vecchia rete di tunnel torna nel suo paese dove il "Nero" dirige un commando militare. In un villaggio distrutto, Ivan si imbatte nel fratello, sempre coinvolto in discutibili traffici. Accecato dalla rabbia, Ivan lo picchia col bastone e poi, convinto di averlo ucciso, si impicca nel campanile di una chiesa. Marko (oramai in fin di vita sulla sedia a rotelle) e Natalija, ricercati internazionalmente come trafficanti d'armi, vengono riconosciuti come tali da truppe di Petar e giustiziati: a dare l'ordine è (via radio) lo stesso Petar, che vivendo ancora sconnesso dalla realtà e senza sapere delle malefatte dei due, si pente di ciò che ha commesso.
In un finale onirico/surreale, tutti i personaggi si ritroveranno al matrimonio di Jovan su un'ansa del Danubio con il profilo della Jugoslavia che, staccatasi dalla terraferma, andrà alla deriva mentre il fratello di Marko, Ivan, comincerà a raccontare la storia: "C'era una volta un paese…"
Vi segnalo invece le scene che meritano di essere viste e riviste:
- l'arrivo dei tedeschi nelle città jugoslave con il sottofondo di Lilì Marlen
- i tentativi di impiccagione di Ivan sino a quello reale quando, alla fine del film, pensa di aver ucciso il fratello trafficante d'armi
- la moto Guzzi rossa con il sidecar che compare più volte nel film
- le diverse scene in cui Marko fa il doppio gioco per non pagare il dazio: con Petar, con Natalija. Marko è un essere abietto ma Petar crede in lui sino alla fine.
- la resistenza di Petar alla corrente elettrica durante la tortura ma anche quando taglia i fili di un lampadario con la bocca
- le scene in cui vengono sovrapposti filmati d'epoca e azioni dei protagonisti (in particolare Marko diventato esponente di punta del regime titino)
- la inaugurazione, da parte di Marko, del monumento all'eroe Petar con tanto di statua in stile realismo socialista, mentre Petar è in una cantina a gozzovigliare e a fabbricare armi convinto che la guerra contro i nazisti è ancora in corso (bellissimo lo stacco tra la cerimonia e la vita nel sotterraneo dove si continua a vivere pensando ai porci fascisti figli di troia).
- la lunga sequenza del matrimonio di Jovan occasione per nuovi canti e musiche, il chiarimento reciproco tra i tre agevolato dall'alcol, la rappresentazione della vita nel sotterraneo con le ingegnose soluzioni di meccanizzazione, il carroarmato costruito nel bunker che, manovrato da Soni, apre la strada verso il tunnel che porta al Danubio dove Petar incontra la lavorazione del film sulla sua vita ed ammazza attori e comparse scambiate per nazisti veri
- i funerali di Tito che consentono di rivedere i capi di stato dei primi anni 80 da Pertini, a Schroder, a Breznev, ad Arafat, alla Tatcher, a Ceausescu, a Feisal di Giordania, ad Assad (padre)
- tutte le scene finali in cui il quadro precita e si arriva alla resa dei conti: i protagonisti muoiono quasi tutti dentro il dramma della guerra civile. Ivan è a Berlino in ospedale psichiatrico, entra in un tunnel immaginario e riemerge in Bosnia in piena guerra civile. Ritrova Soni, ma ritrova anche Marko, che fa il suo lavoro di trafficante d'armi, lo schiaffeggia, lo accusa di tradimento e poi, pensando di averlo ucciso, si impicca. Dice Marko, mentre Ivan lo bastona: Nessuna guerra è guerra, finché il fratello non alza il braccio sul fratello. C'è anche Petar che comanda una banda di serbi assassini, ed è lui a dare inconsapevolmente l'ordine di ammazzare i due trafficanti d'armi. Marko è su una carrozzina e la carrozzina in fiamme gira all'infinito intorno ad una croce con un Cristo a testa in giù che domina tutti i drammi del finale. Solo gli animali sembrano salvarsi dalla tragedia della umanità: un maiale grufola tra i cadaveri, Soni piange disperato davanti a Ivan impiccato, un'oca selvatica lascia il paese in fiamme.
- il finale surreale con Petar che ritorna al sotterraneo insieme a Soni e si sente chiamare dalla voce di Jovan che esce dal pozzo: nuotano tutti e riemergono su un'ansa del Danubio dove c'è finalmente il matrimonio di Jovan, con gli ottoni, riprendono le scene di gelosia della moglie di Petar (morta nel dare alla luce Joavan), ci sono Marko e Natalija, le vacche al pascolo, i bambini, il ballo; il lembbo di terra con la tavolata si stacca e si forma un'isola. La vita ricomincia e, pensa Kustorica, può rivivere anche la Jugoslavia. Forse?
Marko chiede perdono e Petar risponde: Posso perdonare, ma non posso dimenticare.
Dice Ivan: In questo posto abbiamo costruito nuove case con i tetti rossi e i comignoli su cui faranno il nido le cicogne, E con le porte sempre aperte agli ospiti. Saremo grati alla nuova terra che ci nutre e al sole che ci riscalda, ai campi fioriti che ricordano i cilim colorati della nostra patria. Con dolore, con tristezza e con gioia ricorderemo la nostra terra, quando racconteremo ai nostri figli storie che cominciano come le fiabe. C'era una volta un Paese… QUESTA STORIA NON HA FINE…
Un consiglio: guardarlo dopo essersi procurati i sottotitoli (in rete basta usare un motore di ricerca e questa informazione vale per tutti i film). Infatti non sono doppiate nè le canzoni, nè i colloqui in tedesco e nemmeno i titoli delle diverse parti (in cirillico) fondamentali per l'inquadramento cronologico.
Il mio giudizio sul film: 10 perché non si può dare di più
Particolarmente bravi i 4 attori principali presenti in molti film di Kustorica: Miki Manojlović (Marko) multiforme e abile nelle trasformazioni di ruolo, Lazar Ristovski (Petar 'Il Nero") che domina con la sua fisicità, Mirjana Joković (Natalija) che nel film appare poliedrica, Slavko Štimac (Ivan, fratello di Marko) l'handicappato che è anche il più sano di tutti.