Levi, la complessità e il centro-sinistra
Tendiamo a semplificare anche la storia; ma non sempre lo schema entro cui si ordinano i fatti è individuabile in modo univoco, e può dunque accadere che storici diversi comprendano e costruiscano la storia in modi fra loro incompatibili; tuttavia, è talmente forte in noi, forse per ragioni che risalgono alle nostre origini di animali sociali, l'esigenza di dividere il campo fra «noi» e «loro», che questo schema, la bipartizione amico-nemico, prevale su tutti gli altri. La storia popolare, ed anche la storia quale viene tradizionalmente insegnata nelle scuole, risente di questa tendenza manichea che rifugge dalle mezze tinte e dalle complessità: è incline a ridurre il fiume degli accadimenti umani ai conflitti, e i conflitti a duelli, noi e loro, gli ateniesi e gli spartani, i romani e i cartaginesi. Certo è questo il motivo dell'enorme popolarità degli sport spettacolari, come il calcio, il baseball e il pugilato, in cui i contendenti sono due squadre o due individui, ben distinti e identificabili, e alla fine della partita ci saranno gli sconfitti e i vincitori.
Se il risultato è di parità, lo spettatore si sente defraudato e deluso: a livello più o meno inconscio, voleva i vincitori ed i perdenti, e li identificava rispettivamente con i buoni e i cattivi, poiché sono i buoni che devono avere la meglio, se no il mondo sarebbe sovvertito.
Questo desiderio di semplificazione è giustificato, la semplificazione non sempre lo è. È un'ipotesi di lavoro, utile in quanto sia riconosciuta come tale e non scambiata per la realtà; la maggior parte dei fenomeni storici e naturali non sono semplici, o non semplici della semplicità che piacerebbe a noi. (Primo Levi: i sommersi e i salvati – incipit del capitolo in titolato la zona grigia).
Lo dicono tutti: Vincere in Lombardia vuol dire vincere a Roma e all'inizio in molti hanno pensato, con un po' di furbizia, che bastasse stare zitti e la vittoria sarebbe venuta da sè.
Il progetto Monti è certamente più vicino al PD di Bersani che al PDL di Berlusconi ma, fatta la scelta di andare al voto con la attuale legge elettorale, occorre che tutti siano coscenti del fatto che le alleanze non si stringono sulle parole.
Bersani si appella al fatto che la lista Albertini e la lista Ambrosoli si richiamano entrambe alla società civile (termine quanto mai ambiguo) e dunque chiede voti a Monti.
Mi sia permessa una breve digressione. Etimologicamente società civile rimanda nientemeno che alla contrapposizione con società militare e tale contrapposizione è stata poi traslata a società politica individuando tutto il male nella società politica e tutto il bene in quella civile; anzi giocando sui nomi qualcuno ha fatto passare la tesi che fuori della società civile ci sia solo la società incivile. Il sistema dei partiti è andato irrimediabilmente in crisi perché è andata in crisi l'idea che ci si possa mettere insieme per progettare il bene comune e non creda il PD che ne siamo usciti perché si sono fatti i circoli e perché sulla lista non ci si mette il nome Bersani. Abbiamo partecipato/subìto un grande rivolgimento di costume che non è ancora finito. Di solito si sintetizza dicendo che sono finiti i movimenti, le ideologie e le organizzazioni del novecento. Come se ne uscirà non è chiaro a nessuno ma la soluzione non potrà essere la riproposizione del deja vu.
In altri tempi l'acquisto di Balotelli da parte del Milan non sarebbe stato oggetto di sondaggi sulla incidenza elettorale. Ora le cose vanno così, compri Balotelli e guadagni il 2%.
Sembra che in politica ci siano solo due alternative: i tecnici o gli esponenti della società civile. Se poi uno ha entrambe le medaglie è il massimo.
E' falso che i santi vadano ricercati tra coloro che, nella vita, si sono fatti i cazzi propri sino a ieri. E' vero che la politica ha preso una deriva per cui esistono i politici di mestiere; quelli che un mestiere non ce l'hanno e allora si dedicano al mestiere della politica. Sono pericolosi non tanto e non solo perché si fanno prendere dal raptus di scaricare dalle spese politiche i barattoli di Nutella, quanto perché se uno non ha provato a lavorare sa poco del mondo e finisce per improvvisare affidandosi magari a dei tecnici che altro non sono se non i primi che capitano.
Il buon Gramsci, ben consapevole sia del primato della politica sia della importanza della società civile, si pose il problema della egemonia, cioè della capacità di conquistare un consenso che andasse al di là del dato immediato legato al consenso politico. Per questo pensò ad un partito come Moderno Principe, intellettuale collettivo e si pose il problema di conquistare le casematte della società lavorando sulla società civile, sul consenso, sul costume, sugli stili di vita come aveva dimostrato di saper fare la Chiesa Cattolica.
Le liste sono state presentate e dunque non si può chiedere di ritirarle. Si può chiedere all'elettorato montiano di pensarci mentre vota per il Senato in Lombardia e di praticare il voto disgiunto ma in nome di cosa? Cosa si dà in cambio?
A suo tempo il PD (linea Bersani) ha scelto di essere ambiguo nel rapporto con la sinistra e con l'agenda Monti. Ora si rende conto del fatto che qualche problema esiste. E' inutile girarci intorno: la società del nord non vede di buon occhio i progetti di tipo assistenzialistco e la concezione del welfare e della economia di S&L e di CGIL; esse rappresentano proposte politiche in antitesi rispetto al riformismo del moderato Monti.
La carta vincente, per fare qualsiasi cosa di durevole, è quella dello sviluppo: parola magica che pronunciano tutti. Senza lo sviluppo non c'è occupazione, senza lo sviluppo non si abbassa la pressione fiscale, senza lo sviluppo non si migliora l'IMU, …
La seconda parola magica è quella della occupazione giovanile. Tutti ne parlano e gli indicatori statistici vanno in senso contrario. Colpa della riforma del mercato del lavoro non sufficientemente coraggiosa? Colpa dell'aver reso più costosi i contratti di tipo precario senza rendere più appetibili quelli a tempo indeterminato?
Colpa di cosa è abbastanza chiaro. Colpa di chi lo è di meno perché bisogna fare dei nomi e dare la colpa alla prof. Fornero appare poco credibile e serve solo a consolare chi ha bisogno di essere rassicurato sulla stabilità del proprio fortino di certezze.
Domani Bersani e Renzi si ritrovano insieme in un teatro di Firenze. Sono curioso su due cose: emergerà qualche contenuto? Le preoccupazioni sulla necessità di avere un governo stabile si trasformeranno in una proposta di alleanze per il dopo voto?