Guido che sfidò le Brigate Rosse: Giuseppe Ferrara
Guido che sfidò le Brigate Rosse (2005) non l'avevo mai visto, ma non solo io; è stato distribuito solo nel 2007 e nonostante la RAI lo avesse coprodotto l'ha mandato in onda una sola volta sulla terza rete nel giugno del 2009 (una domenica) alle 23.15. Quel che si chiama un grande esempio di coraggio civile.
Giuseppe Ferrara l'ha girato con rigore documentaristico e anche con qualche intento polemico nei confronti del terrorismo pietà e sentimento che a suo dire emergeva dal film di Bellocchio Buongiorno notte contrapposto al suo sul sequestro Moro.
Guido Rossa non era un normale operaio comunista impegnato sindacalmente. Era stato un grande alpinista, inquieto e alla ricerca del rapporto giusto con le cime e con la vita. Era anche impegnato sindacalmente (esecutivo del Consiglio di fabbrica dell'Italsider di Cornigliano): arte, montahna, famiglia, partito, la fabbrica.
“Ha ancora un senso raggiungere vette pulite e scintillanti dove, solo per un attimo, possiamo dimenticare di essere gli abitanti di questo mondo dove si muore di fame, dove ci sono le guerre e le ingiustizie? Ma probabilmente queste prediche le rivolgo a me stesso, perché anche se fin dall’età della ragione l’amore per la giustizia sociale e per i diritti dell’uomo sono stati in me il motivo dominante, sinora ho speso pochissimo delle mie forze per attuare qualcosa di buono in questo senso".
Negli anni 70, nel dibattito sindacale, si discuteva e si operava sulle ristrutturazioni. Cambiava il modo di fare impresa e ci si confrontava sul se e quanto fosse necessario che il Sindacato si facesse parte di quei processi e le BR individuarono la lotta alle ristrutturazioni come il terreno con cui cercare la penetrazione nelle fabbriche.
Nel film ci sono tre piani narrativi:
- la vita in famiglia di Guido (Massimo Ghini) con Anna Galliena che interpreta una moglie apprensiva e umana
- la vita in fabbrica di Guido, personaggio popolare tra i lavoratori e preso ad interlocutore per la gestione delle grane da parte della direzione aziendale.
- il costituirsi, il crescere e le azioni di finanziamento, le gambizzazioni e gli omicidi della colonna genovese delle BR: omicidio Coco, rapimento Costa, omicidio del commissario Esposito, omicidio Rossa
Sul fronte brigatista ci sono tre personaggi:
- il vecchio (Mattia Sbragia) che da capo colonna (esecutore dell'omicidio del giudice Coco) passa poi al comitato esecutivo e che da molti dettagli rappresenterebbe Mario Moretti
- Roberto (Gianmarco Tognazzi) che impersona Riccardo Dura, l'assassino di Guido Rossa
- Nora (Elvira Giannini) che impersona Fulvia Miglietta, addetta alla logistica, proveniente dal mondo cattolico e che ad esso ritornerà dopo l'uscita dalle BR e la morte di Riccardo Dura nel 1980 durante una irruzione dei carabinieri – è lei a trovare l'appartamento dove sarà tenuto il giovane Costa grazie alla raccomandazione del parroco
Riccardo Dura arrivava dal fronte militarista di Lotta Continua e in tutto il film gioca la parte dell'eccessivo e del duro (secondo le testimonianze di alcuni pentiti, era soprannominato Pol Pot). Si prende con la forza la Miglietta, minaccia di morte un clandestino che, per ragioni personali, chiede di uscire dalla organizzazione, nei due omicidi Esposito e Rossa, inizialmente pensati come gambizzazioni , torna indietro e spara alla testa e al cuore.
L'attenzione verso Guido Rossa, da parte della colonna genovese, monta progressivamente. Guido è in prima linea nello stoppare ogni tentativo di avvicinamento alla fabbrica; fa vigilanza di notte per impedire la esposizione e diffusione di striscioni e materiali clandestini, fino ad individuare un operaio drop-out agganciato dalle BR per diffondere materiale all'interno Francesco Berardi. In mezzo c'è anche l'affaire Moro e la sua esecuzione che getta scompiglio dentro l'Italsider ed è il PCI a fare barriera.
Rossa è deciso ad andare sino in fondo e si scontra con altri sindacalisti di FIM e UILM orientati a gestire la cosa in famiglia, con quelli della sicurezza aziendale (orientati a mantenere la cosa in Italsider) e con i suoi stessi compagni che, quando si tratta di firmare la denuncia dai carabinieri, hanno paura e lo lasciano solo.
Ai funerali Luciano Lama ha detto: “Se il gesto civile di Rossa non fosse stato troppo isolato; se attorno a lui si fosse formato un cemento per sorreggerlo; se tutta la fabbrica si fosse levata come un solo grande testimone, forse una vita non sarebbe stata spezzata”. Nel film questa solitudine, e la caparbietà dell'alpinista, emergono bene così come il dibattito interno alle BR sul da farsi dopo che Berardi viene condannata a 4 anni grazie alla testimonianza di Rossa. La spia (!?!), cosa fare alle spie, gambizzare od annientare? E' Il 24 gennaio 1979, Riccardo Dura, Lorenzo Carpi e Vincenzo Guagliardo passano la nortte in un furgoncino a fianco della 850 di Rossa. Quando alle 6.45 Guido scende per andare a lavorare, butta la spazzatura nel cassonetto e poi nota qualcosa che non va. Corre alla macchina si chiude dentro e i tre assassini fanno quel che volevano (i finestrini, le gambe, il torace).
“Un nucleo armato della BR ha giustiziato Guido Rossa, spia e delatore all’interno dello stabilimento Italsider di Cornigliano. Il suo tradimento di classe è ancora più squallido e ottuso in considerazione del fatto che il potere i servi prima li usa, ne incoraggia l’opera e poi li scarica. Compagni, da quando la guerriglia ha cominciato a radicarsi dentro la fabbrica, la direzione Italsider, con la preziosa collaborazione dei berlingueriani, si è posta il problema di ricostruire una rete di spionaggio, utilizzando insieme delatori vecchi e nuovi. L’obiettivo che il potere vuol raggiungere attraverso questa rete di spionaggio è quello di individuare e annientare all’interno delle fabbriche qualsiasi espressione di antagonismo di classe”.
La morte di Guido Rossa, i funerali con Pertini nella sua LIguria, sono un momento di svolta e segnano l'inizio della fine dell'esperienza brigatista. I berlingueriani, come li chiamano i brigatisti, vinceranno con la loro testardaggine sulla legalità. Nella camera ardente Pertini porta la medaglia d'oro al valore civile.
Il 26 febbraio 1983 la Corte d’Assise di Genova emise la sentenza contro 21 brigatisti imputati di sei omicidi (compreso quello di Rossa) compiuti nel capoluogo ligure tra il giugno 1978 e il gennaio 1980: furono comminate dieci condanne all’ergastolo e quattro condanne tra i 22 e i 26 anni di carcere, mentre sette imputati furono assolti.
Per quanto riguarda il commando genovese che uccise Rossa, Lorenzo Carpi è ancora latitante, Vincenzo Gagliardo, in carcere dal 1980, stava scontando la pena di 4 ergastoli nel carcere di Opera in regime di semilibertà ed ha ottenuto la libertà condizionale nel 2011, mentre Riccardo Dura è rimasto ucciso nel blitz condotto dalle teste di cuoio del generale Dalla Chiesa contro il covo BR di Via Fracchia, del 28 marzo 1980.
La figlia di Rossa, Sabina, che nel film appare come una giovane studentessa delle superiori, ha fatto la parlamentare nel 2006 (Ulivo) e nel 2008 (PD).
Il voto a Guido Rossa 10, allo Stato 5, al film 7