Lo spazio bianco: Francesca Comencini
Mettici uno spazio bianco e poi ricomincia a scrivere quello che vuoi, dice Maria ad uno dei suoi alunni adulti che stanno sostenendo l'esame di III media. Ma si può fare? Lei ci ha sempre detto che non si può.
Lo Spazio bianco (2009) è un film di Francesca Comencini. Luigi Comencini ha avuto quattro figlie, due fanno le registe (Cristina e Francesca) mentre Paola fa la scenografa ed Eleonora il direttore di produzione. Dal grande cinema è nato un grande cinema.
Lo spazio bianco racconta l'attesa del diventare madre dopo che il parto c'è già stato. Maria (Margherita Buy) è una single quarantenne che insegna italiano in una scuola serale napoletana per il raggiungimento della licenza media. La scuola è costantemente in trasloco un po' come la vita di Maria che è indipendente ma sola (c'è un amico, il collega di matematica con cui si confida e ci sono gli alunni con i loro problemi cui Maria cerca di far fronte perché li vede come il suo modo di rapportarsi con il mondo).
Maria, ha avuto una storia passeggera con Pietro; è rimasta incinta ed è stata mollata; la sua vita ha una svolta quando partorisce prematuramente al sesto mese di gravidanza.
Tutto il film si svoge in un reparto di neonatologia tra giovanissime madri del sottoproletariato napoletano, la sala delle incubatrici e i medici che sanno solo registrare quel che accade e mandare il messaggio della attesa. Bisogna aspettare. Aspettare che la bimba cresca, aspettare che l'edema cerebrale si riassorbisca, aspettare che Irene impari a respirare.
Lo spazio bianco è quello della attesa, bisogna imparare ad aspettare, aprirsi anziché chiudersi e Maria impara pian piano a farlo.
Impara a rapportarsi con le altre giovani madri tra cui Mina (Antonia Truppo), impara a mangiare con loro, accetta di mettere le sue mani dentro la incubatrice e toccare quel corpo circondato di monitor, pompe e tubi, accetta l'idea che sia bene scegliere un nome e scriverlo fuori dalla incubatrice, accetta anche una relazione con un dottorino che ha 10 anni meno di lei e la convince ad accettare la musicoterapia.
Il tema è pesante, ma il film non lo è grazie al lavoro della regista e alla interpretazione di Margherita Buy sempre in primo piano con i suoi pensieri, la sua attesa e le sue introversioni e intorno la semplicità delle giovani madri (semplici ma sagge), quella degli studenti-adulti o quella della dirimpettaia magistrato, lontana dai figli, costantemente sotto scorta e alla ricerca di qualcuno con cui parlare (di come liberarsi dalle formiche ma anche del proprio lavoro e del senso di quella vita).
Irene ce la farà.
Il mio voto: 8,5 e 10 a Margherita Buy che mi è sempre piaciuta