Gli occhiali d’oro: Giuliano Montaldo
Gli occhiali d'oro (1987) è la traduzione cinematografica di un romanzo importante di Giorgio Bassani e si avvale dunque di un ottimo soggetto cui si sovrappongono la mano di Giuliano Montaldo, la musica di Ennio Morricone e un cast di attori decisamente bravi: Philippe Noiret (il dr. Fatigati), Rupert Everett (Davide Lattes), Valeria Golino (Nora Treves), Stefania Sandrelli (signora Lavezzoli). Davvero Bravissimo Philippe Noiret.
Il film si apre con il ripescaggio di un cadavere dal Po e con la inquadratura sul greto degli occhiali d'oro. Si conclude con l'accenno del suicidio: il protagonista entra piano piano in acqua all'altezza di Pontelagoscuro mentre un treno che passa sul ponte lancia il suo fischio lacerante.
Siamo a Ferrara alla fine degli anni 30 e iniziano a farsi sentire gli effetti delle leggi razziali; il dottor Athos Fatigati è uno stimato otorinolaringoiatra, omosessuale non dichiarato, dolce, compassato, raffinato, colto, esperto d'arte. In università, dove studia lettere Davide Lattes, vengono malamente scacciati i docenti ebrei e la situazione si fa pesante anche per gli studenti.
Il mondo che viene descritto è quello della borghesia ricca in cui sono ben presenti a Ferrara gli ebrei (i temi e le ambientazioni sono le stesse del Giardino dei Finzi Contini).
Il dottor Fatigati entra in contatto con il gruppo degli universitari che si recano in treno a Bologna e conosce, oltre che Davide, un giovane squattrinato di bella presenza (Eraldo), pugile dilettante, di cui si innamora. Lo riempie di regali ed infrange la legge della riservatezza. Esplicita il rapporto accettando di andare in vacanza con lui al mare nello stesso albergo in cui si ritrova la borghesia ferrarese. Eraldo si fa riempire di regali e si fa gli affari suoi sino a mollare malamente il dottore, verso cui il perbenismo della città decreta l'ostracismo.
Anche Davide viene mollato dalla sensuale Nora che reagisce al rischio delle persecuzioni razziali facendosi battezzare e mettendosi con un gerarca e viene diffidato dal padre a frequentare il dottore (ci manca solo che un ebreo diventi amico di un pederasta). Valeria Golino sembra fatta per il ruolo che interpreta: bella, sensuale, esitante e tormentata, ma fredda nelle decisioni.
Il dottor Fatigati vive tutte le cattiverie dell'essere ghettizzato. Stefania Sandrelli interpreta magistralmente la parte della borghese stronza (quel che si dice "torinese falso e cortese"), ruolo che le riesce molto meglio di quello della svampita interpretato in altri film. Perde i clienti, perde la casa e conquista solo l'amicizia di una cagnolina bastarda incontrata per strada.
Anche la cagnolina se ne va quando reincontra il padrone e c'è una telefonata finale in cui il dottore preannuncia indirettamente il suicidio che è un capolavoro di bravura, per quel che si dice e per come Noiret lo dice.
Nei titoli di coda Bassani ci dice che Davide è lui stesso, che più di 100 ebrei saranno deportati da Ferrara, che Eraldo fallisce nell'impresa di fare il pugile e che Nora muore di parto.
Il mio voto: 10