Colpire al cuore: Gianni Amelio
Colpire al cuore (1982) è il primo film di Gianni Amelio ed era l'unico che non avessi mai visto. L'ho cercato, insieme a Segreti segreti (1985) di Giuseppe Bertolucci, perché tratta del terrorismo senza fare riferimento alla ricostruzione di episodi reali di terrorismo, ma vuole invece indagare le tematiche del terrorismo dal punto di vista delle dinamiche psicologiche dei protagonisti.
La voglia me l'ha messa Buongiorno notte di Bellocchio e la figura della protagonista, Chiara.
I due film trattano rispettivamente di dinamiche femminili (Segreti segreti) e di dinamiche padre-figlio (Colpire al cuore).
Il film di Bertolucci ha un cast femminile di tutto rispetto. Lina Sastri (Laura) interpreta la terrorista protagonista del film ma ci sono anche Alida Valli (la vecchia governante di famiglia), Lea Massari (madre borghese e un po' svampita di Laura), Stefania Sandrelli (amica della madre e che fa semplicemente la Sandrelli, più svampita di Lea Massari), Mariangela Melato (giudice alle prese con una questione di corna scoperte dalla figlia bambina) e ciascuna di loro interpreta un personaggio significativo. Ma mi pare che il film abbia messo troppa carne al fuoco e risenta di una sceneggiatura poco efficace.
Laura è poco credibile nel suo ruolo di terrorista dura, che uccide un giudice e un suo compagno esitante nel corso della azione. Lascia trasparire qualche elemento di umanità e quando crolla sembra un fiume in piena (la fine del film). In mezzo le comprimarie sembrano dirci che la realtà è complessa e il mondo non è o bianco o nero. Probabilmente ci stavano 3 film e invece se ne è fatto uno solo: brutto.
Il mio voto: 5
Decisamente migliore il film di Gianni Amelio. Qui il terrorismo è un pretesto per parlare di un rapporto padre figlio e di conflitti generazionali.
Dario (Jean Louis Trintignant) è un docente universitario della Statale di Milano, si occupa di letteratura e mantiene rapporti permanenti con i suoi ex alunni. Ha un figlio quindicenne (Emilio) un po' introverso, ma molto sveglio ed autonomo. La madre di Emilio è la sua madre vera (impressionante la somiglianza). C'è poi Laura Morante (giovanissima) che interpreta la parte della donna braccata (Giulia) compagna di un terrorista ex alunno di Dario. La Morante, alle prime armi, è eccessivamente statica.
I rapporti di Dario con il terrorismo e con Giulia sono appena accennati (il suo ruolo in entrambi i casi non è chiaro). E' un cattivo maestro? E' innamorato di Laura? Non si sa perché è del rapporto tra Dario ed Emilio che si ccupa il film con una interessante inversione di ruoli perché, più volte, è il figlio a fare il padre e viceversa.
Emilio ha intravisto Laura e il suo compagno (Sandro Ferrari) nel contesto della casa di famiglia e se lo ritrova morto in un conflitto a fuoco, nel centro di Milano, dopo un attentato. Gli viene di dire tutto e di comportarsi da cittadino rispettoso della legge. Il padre è esitante, minimizza e frena e sono questi comportamenti a scatenare le curiosità e la voglia di indagare da parte di Emilio.
Emilio segue di nascosto Laura che ha incontrato per caso sul metro mentre la polizia la cerca. Armato di una Nikon documenta e documenta sempre meno fiducioso di questo padre così colto ma così insicuro. Alla fine, quando scopre che sta aiutando Laura a fuggire chiama i carabinieri e li fa arrestare.
La scena finale è in uno squallido condominio semiabbandonato della periferia ed Emilio dà un calcio al pallone (il padre) mentre i carabinieri caricano il padre su una gazzella.
Il film si svolge tra Bergamo (il casello del dazio e l'inizio del sentierone) e Milano (la Statale, Brera, il centro , i tram e il metrò, la periferia) e dentro ci sono la intellettualità di sinistra, la buona borghesia, i figli inquieti. Tante cose su cui riflettere. Chissa se Amelio aveva in mente anche le vicende di prima linea?
Il mio voto: 9